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L'Opinione Rassegna Stampa
16.12.2009 Guerra di spie tra Iran e occidente
Analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 16 dicembre 2009
Pagina: 8
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Guerra di spie tra Iran e occidente. Ipotesi inquietante sulla reale natura del carico sequestrato»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 16/12/2009, a pag. 8-9, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Guerra di spie tra Iran e occidente. Ipotesi inquietante sulla reale natura del carico sequestrato ".

Le autorità thailandesi hanno sequestrato, all'aeroporto di Bangkok un aereo cargo di fabbricazione russa proveniente dalla Corea del nord. I membri dell'equipaggio, quattro kazaki e un bielorusso, sono stati tratti in arresto e rinviati a giudizio; dovranno rispondere di traffico illegale di armi. Questa notizia, del 14 dicembre ultimo scorso, è di quelle che, nonostante la delicatezza e l'importanza dell'argomento, è stata trattata con estrema sufficienza, quasi a nasconderla, dai media internazionali. In Italia, poi, è stata riportata solo in alcuni trafiletti di poche righe e senza alcun approfondimento. Noi crediamo invece, e le nostre fonti l’hanno in parte confermato, che dietro di questo come ad altri fatti del recente passato, si nascondano degli scenari inquietanti che tengono le cancellerie occidentali costantemente e in preallarme e, considerando che si tratta del destino di tutti noi, dovrebbero far seriamente riflettere su quello che ci aspetta nel prossimo futuro. Considerando i venti di guerra, le costanti minacce di attentati, è lecito pensare che quello che è successo nei cieli thailandesi sia solo l'ennesimo atto di una guerra sotterranea che si sta combattendo fra i servizi segreti di alcune nazioni occidentali e quelli della Repubblica islamica dell'Iran. Guerra che corre parallela alla farsa delle trattative di Vienna e che, per quanto si cerchi di nasconderla e si tenti di farle tenere un basso profilo, non si riesce né a nascondere completamente né a mantenere riservate tutte le notizie più eclatanti che la riguardano. Quando qualcuna di esse, come quelle che andremo a elencare e ad analizzare di seguito sale, come in questo caso, agli onori della cronaca, si tende a minimizzarle e a farle passare, nel minor tempo possibile, nel dimenticatoio generale. La prima di queste notizie, forse la più famosa, fu la sparizione per qualche giorno, nell'agosto scorso, dell cargo "Arctic Sea". Una nave che, oltre al legname caricato sul ponte e destinato in Algeria, trasportava nelle stive sistemi missilistici del tipo X-55 che dovevano essere scaricati in Iran. Si trattava della fornitura di un sistema missilistico antiaereo di ultima generazione che gli iraniani avrebbero voluto installare a difesa dei siti nucleari più sensibili. In quei giorni, in un clima da "Caccia a ottobre rosso" diverse unità della marina militare russa cercarono febbrilmente la nave in pieno oceano Atlantico. Nave che fu ritrovata, con le stive vuote, al largo delle isole di Capo Verde. Si ipotizzò, senza averne le prove, un intervento del Mossad israeliano; intervento che certamente fu alla base del dirottamento, all'inizio del novembre scorso da parte della marina israeliana nel porto di Ashdod, del cargo "Francop". Questa seconda nave cargo, nel momento in cui fu intercettata dalle truppe d'assalto della marina israeliana al largo di Cipro trasportava, in diversi containers e all'insaputa del comandante e dell'equipaggio, un’imponente fornitura bellica che comprendeva, fra l’altro, tremila missili terra - terra a media e a lunga gittata, di fabbricazione iraniana. Missili che dopo essere sbarcati in Siria avrebbero raggiunto, via terra, il Libano del sud per finire nelle mani della milizia sciita filo iraniana Hetzbollah. Tornando all'aereo sequestrato all'aeroporto di Bangkok il segreto che i sospetti s'infittiscono con il passare delle ore. Stando alle poche e scarne notizie che sono state divulgate dalle autorità thailandesi, sappiamo che a bordo dell'aeromobile sono state trovate 35 tonnellate di materiale bellico fra cui: lanciamissili, lanciagranate, mine di tutti i tipi (anticarro e antiuomo ) e tubi che potrebbero essere componenti di non meglio specificati missili. Abbiamo forti dubbi sulla veridicità di queste affermazioni o di parti di esse. Secondo le nostre fonti, infatti, il carico e la destinazione sono diversi da ciò che è stato dichiarato alla stampa, e ci sono diverse lacune nella dinamica dei fatti, mancanze che ancora non sono state spiegate e che difficilmente lo saranno in futuro. Innanzitutto non è chiaro perché l'aereo abbia fatto scalo proprio all'aeroporto della capitale thailandese e quale fosse il motivo di questo scalo non programmato. Anche se in questo caso il condizionale è assolutamente d'obbligo, pensiamo che l'ipotesi più accreditata sia che l'aereo, probabilmente un Ilushin 76, un aereo da carico di fabbricazione russa che durante la guerra fredda era considerato dalla NATO "strategico" cioè adatto a trasporti per lunghe distanze, dopo essere partito dall'aeroporto di Pyongyang nella Corea del Nord, abbia seguito una rotta che lo portava verso l'Iran. Durante il suo tragitto, ed inaspettatamente, è stato intercettato da aerei caccia occidentali, presumibilmente della marina statunitense decollati da una delle portaerei che incrociano a largo del golfo di Thailandia, e costretto ad atterrare nell'aeroporto della capitale thailandese. I poliziotti thailandesi, preventivamente avvertiti, hanno vissuto il loro momento di gloria sapendo perfettamente e preventivamente cosa e dove andare a cercare. Erano talmente sicuri dell'informazione ricevuta che l'equipaggio del cargo è stato fermato prima ancora che fosse effettuata l’ispezione a bordo dell'aereo. I dubbi sulla reale natura del carico trasportato scaturiscono anche dal fatto che non si capisce perché ai pochi giornalisti presenti al terminal non sia stato permesso, come si fa in genere in questi casi, di fotografare il carico sequestrato, e che non siano state divulgate le immagini girate dalla stessa polizia durante la perquisizione nella stiva dell'aereo. E poi, cosa di particolare importanza, si è volutamente evitato di dire quale fosse la reale destinazione del volo. Difficile credere a ciò che è stato dichiarato dal pilota durante l'interrogatorio, e cioè che il piano di volo prevedeva l'arrivo nello Sri Lanka. Il canale due della televisione israeliana, sia durante l'edizione pomeridiana del 14 dicembre sia sul suo sito Internet, ipotizzava che il carico fosse destinato ad Hetzbollah. Secondo una loro ricostruzione il materiale, una volta arrivato a Port Sudan avrebbe proseguito via mare seguendo le rotte commerciali dal porto sudanese di Al Bahar al Ahmar a quelli siriani di Tartus o Latakia, per poi arrivare via terra nel sud del Libano. Hetzbollah riceveva la merce e chi avrebbe pagato il conto sarebbe stata Teheran. Ad un attento osservatore però anche questa ricostruzione risulta stonata perché l’Iran, che ha l'esclusiva delle forniture militari alla milizia sciita, fabbrica in casa mine, razzi a corta e a media gittata ed ogni tipo di arma leggera che serve ad Hezbollah negli scontri confine con Israele. Non c'è quindi necessità di importare dalla Corea del Nord armi di questo tipo. Da qui scaturisce il dubbio che il carico trasportato fosse di ben altra natura. I tubi che facevano parte della lista pubblicata dalle autorità thailandesi e sulla cui natura non c'erano specifiche, con molte probabilità, erano parti di missili a lunga gittata pronte all'assemblaggio. Vettori già ampiamente testati dalle forze armate nordcoreane e destinati all’esercito della Repubblica islamica dell’Iran. Questa ipotesi prende forza se si considerano due fattori oggettivamente importanti: il primo è che i numerosi i insuccessi fin qui ottenuti dai guardiani della rivoluzione iraniani nella progettazione e costruzione di questo tipo di arma, possono aver convinto lo stato maggiore dell'esercito iraniano della necessità di procurarsi missili di questo tipo importandoli da paesi amici come la Corea del nord. Il secondo, e non meno importante fattore, è la fretta che ha consigliato questa scelta. Fretta che fa anche capire quanto sia vicino il momento in cui ci sarà da scegliere se accettare un Iran nucleare con tutte le conseguenze del caso, o costringere Teheran con la forza a rinunciare hai suoi propositi e a scendere a patti con l'Occidente. I missili a lunga gittata nordcoreani che possono essere armati con ogni tipo di testata da quella chimica a quella nucleare, e che possono colpire obiettivi che si trovano a migliaia di kilometri di distanza dai confini dell'Iran, potrebbero mettere sotto scacco non solo Israele ma tutto il medio oriente con conseguenze politiche e sociali disastrose non solo per la regione ma per il mondo intero. L'ultima cosa, quella che potrebbe far gelare il sangue nelle vene, è l'ipotesi che del carico potrebbe aver fatto parte anche qualche plico contenente uranio arricchito nelle centrifughe nordcoreane. Uranio che aggiunto a quello già in possesso dalle autorità iraniane avrebbe permesso al governo di Teheran di dotarsi della bomba atomica nel giro di poche settimane. A dare un certo credito a questa ipotesi è stata la notizia, riportata fra l'altro anche dal Times di Londra, che in Iran negli scorsi giorni sono state effettuate delle prove chiave di montaggio di testata nucleare. A questo punto, c'è da chiedersi cosa e quanto bisogna aspettare prima che le potenze occidentali prendano le giuste contromisure verso questo pericolo che giorno dopo giorno sta portando il Medio Oriente e il mondo intero verso la catastrofe nucleare.

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