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L'Opinione Rassegna Stampa
15.09.2009 Vietato ridere in pubblico se sei una donna
Lo stabilisce Hamas. Cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 15 settembre 2009
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Hamas ordina: le donne non ridano in pubblico»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 15/09/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Hamas ordina: le donne non ridano in pubblico ".

 Donne ideali per Hamas: hanno il velo e non ridono, ma piangono

Vietato ridere in pubblico se sei una donna. Hamas sta trasformando la striscia di Gaza in una specie di Afghanistan con vista sul mare, e molti coniano il nick name di Hamastan, ma i no global di casa nostra sono ancora convinti che il problema per la gente sia sempre il solito e cattivo Israele. L’unica fortuna, chiamiamola così, per i palestinesi è che le recenti restrizioni in materia di morale pubblica devono ancora essere approvate dall’assemblea parlamentare. Ma difficilmente il “libero parlamento” di Gaza si opporrà al volere dei religiosi. D’altronde già esistono da tempo le “moral units”, cioè le unità di polizia che ormai sono diventate come le famigerate squadre saudite per la repressione del vizio e la promozione della virtù. L’unica differenza è che nell’Hamastan se una donna andasse in giro da sola, vestita come una ragazza occidentale, se qualcuno le si accostasse o se fosse vista ridere in un locale pubblico per giunta senza nessuno, maschio con barba, che l’accompagnasse, sarebbe fatta fuori all’istante, senza neanche il processo farsa che le farebbero i sauditi prima della lapidazione. Così si vive all’ombra dell’Islam dei Fratelli mussulmani da quelle parti e gli italiani devono sapere che questa gente ha per referenti politici e spirituali gli stessi sceicchi pazzi alla Yusuf Al Qaradawi cui fanno riferimento anche gli estremisti dell’Ucoii a casa nostra. Ma questo agli opinionisti del “manifesto” sembra non interessare affatto, visto che già nell’estate del 2007, il 29 giugno più precisamente, difendevano implicitamente il diritto dei “preti” islamici di dettare legge a Gaza. Leggendario quell’articolo di Michele Giorgio da Gerusalemme. Giorgio fra l’altro è quello che ha preso il testimone di agit prop delle piazze anti israeliane in Italia al posto del defunto Stefano Chiarini. A due settimane dal “golpe” di Hamas a Gaza, Giorgio sosteneva che “lo scontro violento tra Fatah e Hamas a Gaza, conclusosi il 15 giugno con la presa del potere da parte del movimento islamico, ha riaperto, tra l'altro, il dibattito sull'islamizzazione della società palestinese e qualcuno è arrivato addirittura a parlare di “escalation teocratica” nei Territori occupati..” E invece come andava definito il tutto? Per Giorgio chi la pensa così “tralascia il dato che la sharia è già fonte di legge in tutti i paesi a maggioranza islamica e così anche in Cisgiordania e Gaza.” Se è per questo anche in Inghilterra, purtroppo, gli si potrebbe ribattere. Ma secondo l’”intellettuale del “manifesto”, “.. questo, per quanto non ci piaccia, è accettato dalla stragrande maggioranza delle popolazioni (uomini e donne) di quei paesi, pur non mancando forze politiche (minoritarie) o individui che vorrebbero una legislazione laica.” Come a dire che siccome i tedeschi avevano accetatto Hitler democraticamente si poteva lasciarli fare nello sterminio degli ebrei, degli omosessuali e di quelle che la Germania dell’epoca considerava razze inferiori. Quello che ieri ci sembrava assurdo per le ideologie d’odio naziste e comuniste oggi ci sembra logico per i fanatismi religiosi della galassia dell’Islam.

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