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L'Opinione Rassegna Stampa
10.02.2009 Le amnesie dell'Europa alle radici dell'odio per Israele
L'analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 10 febbraio 2009
Pagina: 3
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «L'Europa scorda la storia di Israele»
Da L'OPINIONE di oggi, 10/02/2009, riportiamo l'articolo di Michael Sfaradi,  "L'Europa scorda la storia di Israele":

In Europa siamo testimoni, inutile nascondersi dietro frasi fatte e i luoghi comuni, di continui attacchi rivolti verso tutto ciò che ha qualche cosa in comune con Israele, con l'ebraismo o con il sionismo. Inutile illudersi, l'operazione militare a Gaza è stata solo una scusa cui aggrapparsi per far tornare a galla l'odio che c'è nella società europea nei confronti del popolo ebraico e di ciò che rappresenta. Il lavoro di demolizione dell'immagine di Israele non ha nulla a che fare con la crisi mediorientale ma ha origini più profonde e lontane nel tempo. Per quello che riguarda il dialogo con la Santa Sede abbiamo avuto esempi di quanto sia costantemente a rischio. La preghiera in latino con annessa la speranza della conversione al cristianesimo, la beatificazione di Papa Pacelli nonostante i dubbi storici che accompagnano la sua figura e la riammissione di alcuni prelati negazionisti in seno alla Chiesa di Roma hanno creato delle profonde ferite. Sicuramente si troveranno degli accomodamenti ed il dialogo fra lo Stato di Israele, organizzazioni religiose ebraiche e la Santa sede non sarà interrotto perché non è interesse di nessuna delle parti. Questi strappi potranno essere sanati soltanto con il tempo e con il dialogo. Per quello che riguarda la politica di esempi ne abbiamo diversi. Il più inflazionato, è il bruciare sistematicamente le bandiere con la stella di David, simboleggiando la costante messa in dubbio della legittimità dell'esistenza dello Stato di Israele. Si spiega così perché da un lato si amplificano le ragioni degli arabi e le responsabilità israeliane e dall'altro si dimenticano le responsabilità arabe e le ragioni di Israele. A questo vanno aggiunte le amnesie al riguardo della storia mediorientale dalla fine del 1800 ad oggi cancellando la costante presenza ebraica in Palestina sia durante l'impero Ottomano sia durante il mandato britannico. Una volta rimosso tutto questo è facile dire che Israele è nata sulle ceneri dell'Olocausto e che gli arabi palestinesi hanno pagato il prezzo di colpe non loro. Stando a queste teorie il popolo ebraico avrebbe diritto a una sua nazione soltanto perché vittima dell'unico "genocidio industriale" della storia dell'umanità. Importantissima poi è la ripetizione fino alla noia di una frase che più idiota non potrebbe essere e cioè che gli israeliani stiano perpetrando un olocausto nei confronti dei palestinesi. Questo serve per scaricare la coscienza di alcuni, che se si sentono colpevoli un motivo pure ci sarà, e nel frattempo accusare le vittime di essere diventati carnefici. "Se lo fanno anche loro allora..." in modo da risciacquarsi la coscienza dopo il lavaggio. C'è anche una corrente di pensiero che ammette l'esistenza di Israele ma non lì dove è ora, ipotizzando uno spostamento degli ebrei in un'altra parte del mondo. Ma come può dimenticare il profondo legame che il popolo di Israele ha con la sua terra? Ma come si può ipotizzare uno Stato di Israele posizionato magari in Europa, in Africa o in nord America e non in Medio - oriente ? E poi: il popolo ebraico non ha diritto ad un suo stato come tutti gli altri popoli compreso quello palestinese senza condizionare questo diritto alla realtà storica dell'Olocausto? Se non ci fosse stato l'Olocausto il popolo ebraico non avrebbe avuto diritto alla sua nazione nella sua terra o in parte di essa? Crediamo che soltanto rispondendo in tutta coscienza a queste domande ed aprendo gli occhi sulle notizie e i commenti, spesso in malafede, che riempiono giornali e telegiornali di tutto il mondo si possa capire quali e quanti siano gli attacchi ai quali è sottoposta la popolazione ebraica sia in Israele che nella diaspora. Attacchi troppo frequenti, troppo violenti e che escono sempre fuori dalla linea di una giusta critica.

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