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L'Opinione Rassegna Stampa
20.11.2008 L'Egitto si divide sull'embargo a Israele
l'analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 20 novembre 2008
Pagina: 3
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Embargo a Israele? L’Egitto si divide fra giudici e governo»
Da L' OPINIONE del 20 novembre 2008, l'articolo di Michael Sfaradi
"Embargo a Israele? L’Egitto si divide fra giudici e governo":

L’ultima novità, che dimostra quanto sia tesa l’atmosfera che si vive in Medio Oriente arriva dall’Egitto. Il 17 novembre il tribunale del Cairo ha emesso una sentenza che vuole attuare il fermo totale dell’esportazione di gas naturale verso Israele e la chiusura del gasdotto che collega El Arish con Ashdod. Il Ministero degli affari nazionali del governo egiziano il giorno dopo ha fatto ricorso presso l’alta corte per non renderla immediatamente operativa, ma nonostante questo è sempre più netta la sensazione che l’Egitto stia tenendo un comportamento ambiguo. Anche se alcuni osservatori fanno notare che dopo il ricorso si dovrà attendere il tempo tecnico necessario, questa sentenza, che giunge alla fine di una causa promossa da un gruppo di avvocati legati alle organizzazioni islamiche, è un altro scossone ad un equilibrio sempre più precario che non solo mette in discussione il potere del Presidente Moubarak ma che, alla lunga, rovinerà i rapporti con Gerusalemme e i trattati di pace di Camp David. Dopo la vittoria di Barack Obama alle elezioni americane, e il cambiamento annunciato della politica estera statunitense, si attendono solo le elezioni in Israele per sapere chi saranno coloro che si dovranno confrontare sul terreno della ricerca della pace o della guerra annunciata. Israele è alla vigilia di drammatiche elezioni politiche generali anticipate che, è opinione di tutti gli osservatori politici, sconvolgeranno gli attuali equilibri in Parlamento con un netto spostamento dell’elettorato verso l’ala conservatrice.

Netanyahu, leader del Likud (e secondo i sondaggi prossimo Primo Ministro israeliano), ha già fatto sapere che non verranno più tollerati lanci di razzi, colpi di mortaio, rapimento di militari da parte di Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano. La popolazione israeliana, stremata da anni di razzi Qassam e di attentati, non ha intenzione di continuare a sopportare e chiede a gran voce un intervento militare che metta fine ad uno stato di cose che da tempo ha superato la linea della sopportazione. Se Hamas ed Hezbollah saranno così miopi da non capire un messaggio così chiaro, si aprirà uno scenario che come un domino potrebbe evolversi verso uno scontro armato che alla lunga potrebbe coinvolgere, direttamente ed indirettamente, anche diverse altre nazioni della regione, come ad esempio Siria ed Iran. Il governo egiziano da parte sua fa ancora grandi sforzi per essere un ponte aperto fra Israele ed il resto del mondo arabo, ma è sempre più schiacciato dall’opposizione interna dei Fratelli Musulmani e da quelle correnti dell’estremismo islamico che si stanno rafforzando sia nelle fasce dei meno abbienti che nella media ed alta borghesia, cerca, come un funambolo, di mantenersi in un equilibrio. La sentenza del tribunale, se dovesse essere accolta e messa in atto creerebbe una spaccatura insanabile che aprirebbe scenari a dir poco inquietanti. L’Egitto, che da sempre ambisce ad un ruolo guida nel mondo arabo, vive un momento di grande incertezza politica dovute alle forti opposizioni che vogliano un netto spostamento verso l’intransigenza anti-israeliana. Anche se per il momento tiene una posizione che gli consente il mantenimento dello status quo, lascia però aperta quella porta che, in caso di bisogno e a seconda di come spiri il vento, gli permetterebbe un repentino cambiamento di rotta per poter allineare le sue linee politiche a quelle di Ahmadinejad, Hezbollah, Siria e Hamas che, negli ultimi anni, hanno costantemente soffiato sul fuoco della destabilizzazione.

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