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L'Opinione Rassegna Stampa
26.07.2007 Sì, l'islam moderato è quello che sta con Israele
un articolo di Shaykh Abdul Hadi Palazzi sul caso Allam

Testata: L'Opinione
Data: 26 luglio 2007
Pagina: 0
Autore: Shaykh Abdul Hadi Palazzi
Titolo: «I musulmani moderati con Magdi Allam»

Dall'OPINIONE del 26 luglio 2007: 

Il giornalista Magdi Allam, ha recentemente pubblicato un libro dall’eloquente titolo “Viva Israele. Dall'ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia”. In esso Allam esprime una tesi di fondo in cui i musulmani moderati d’Italia non possono non riconoscersi appieno: quella secondo cui chi per un musulmano realmente moderato non può fare a meno di stare dalla parte d’Israele, senza se e senza ma, perché la lotta quotidiana d’Israele contro il terrorismo integralista è la nostra stessa lotta, perché chi milita contro Israele allo stesso tempo milita per l’imbarbarimento e la chiusura degli spazi di democrazia nel mondo islamico e perché chi vuole far scomparire Israele dalle carte geografiche intende allo stesso tempo cancellare l’esistenza dei musulmani liberali e consapevoli che hanno il coraggio di resistere all’avanzata dell’integralismo wahhabita. Che l’opzione filo-israeliana rappresenti una imprescindibile cartina di tornasole per distinguere i musulmani autenticamente moderati da quelli che si fingono tali è una tesi che l’Istituto culturale della comunità islamica italiana proclama in Italia e all’estero da oltre dieci anni, e non possiamo che rallegrarci del fatto che – dopo l’11 settembre – Allam l’abbia accolta senza riserve e diffusa fra molti nostri correligionari.

Se una vasta parte dell’opinione pubblica ha accolto con favore il libro di Allam, era da attendersi che esso destasse le ire delle organizzazioni estremiste ideologicamente fiancheggiatrici del terrorismo (Ucoii), degli antisemiti dichiarati d’estrema destra e d’estrema sinistra, nonché di tutti coloro che nei confronti d’Israele nutrono i pregiudizi più beceri. Nel libro però, Allam non si limita soltanto a denunciare il pericolo rappresentato dalla filiale italiana dell’organizzazione filo-terroristica dei “fratelli musulmani”, ma pone criticamente in risalto il ruolo deleterio svolto da quegli orientalisti di medio e piccolo calibro che perorano la causa dei “fratelli musulmani”, ed anzi sostengono che essi (pur senza rinunciare al terrorismo) si starebbero in qualche modo “aprendo alla democrazia”, e quindi andrebbero addirittura aiutati a radicarsi in seno alla società italiana col complice sostegno delle Istituzioni. Fra i fautori di questa tesi alquanto singolare, Allam ne cita in particolare due, cioè Paolo Branca e Massimo Campanini.
Circa quest’ultimo scrive: “Il caso del professor Campanini non è l’unico. L’Università italiana pullula di professori cresciuti all’ombra delle moschee dell’Ucoii, simpatizzanti coi Fratelli Musulmani, inconsapevolmente o irresponsabilmente collusi con la loro ideologia di morte". Se Campanini ha annunciato la sua intenzione di querelare Allam… per aver fornito una sintesi calzante ed accurata delle sue posizioni, Branca ha fatto di peggio.

Invece di controbattere le accuse, ha firmato una incredibile petizione contro il libro di Allam, cui ha aderito un centinaio di coloro che – paradossalmente – ritengono che dire “Viva Israele” rappresenti “un preoccupante imbarbarimento dell’informazione”.
Invece di criticare le tesi espresse da Allam nel libro, i firmatari sono ricorsi ad una sorta di “fatwa laica”, ad una scomunica collettiva mirante a fare “terra bruciata” attorno all’autore. La petizione non contiene infatti repliche o confutazioni ragionate, ma solo un attacco mirato alla persona dell’Autore. A ragione Pierluigi Battista parla in proposito di un atteggiamento “che ha il sapore dell’intimazione al silenzio, o comunque di un trattamento speciale che genera allarme sociale attorno a un libro e un effetto di intimidazione su un autore e sul suo editore chiamati, per così dire, a una maggiore prudenza nel futuro.”

Non stupisce pertanto, di trovare - nell’elenco dei firmatari del documento-anatema - le firme di esponenti dell’integralismo cattolico filo-comunista e pregiudizievolmente anti-israeliano, a fianco di quelle del leader della sezione giovanile dell’Ucoii, Khaled Chaouki, del ceramista italo-afgano Gabriele Mandel, noto per le sue dissacranti parodie del Sufismo e anche lui aderente all’Ucoii, o del vetero-comunista Angelo D'Orsi, che oltre al libro di Allam vorrebbe mandare “al rogo” anche quelli di Giampaolo Pansa.
Di fronte a simile triviale tentativo di “messa al bando” di un giornalista e di uno scrittore, i musulmani moderati non possono che ribadire la loro solidarietà con Magdi Allam, e dirgli “Siamo ancora una volta con te, al tuo fianco nel denunciare le organizzazioni integraliste, e al tuo fianco nel dire – per l’ennesima volta – Viva Israele!, e per dirlo proprio a coloro che non vogliono sentirlo.”

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