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L'Opinione Rassegna Stampa
03.12.2006 Silenzio di Marini sulla censura, della maggioranza sul paragone tra Israele e il nazismo
dopo il convegno del 30 novembre

Testata: L'Opinione
Data: 03 dicembre 2006
Pagina: 2
Autore: Stefano Magni - Dimitri Buffa
Titolo: «Silenzio-assenso di Marini sull’informazione distorta - La sinistra aspetta la giornata della Memoria per tentare di ripulire la coscienza macchiata»
Da L'OPINIONE di sabato 2 dicembre 2006:

“La Palestina dei media, i media della Palestina. Da un’informazione reticente a un’informazione veritiera” era il titolo del convegno che si era tenuto il 30 novembre in un’aula del Senato (a Palazzo Bologna), dedicato ai media. La tesi principale del convegno: l’informazione è troppo filo-israeliana ed è bloccata da censure che impediscono al grande pubblico di farsi un’opinione completa sulla questione mediorientale. Tanto per dare l’esempio, gli organizzatori del convegno hanno incominciato a discriminare fra giornalisti amici e giornalisti non allineati. Dimitri Buffa de L’opinione (un non-allineato), si era accreditato per partecipare all’evento, ma il sito Internet “infopal.it” che gestiva gli accrediti, gli ha poi annullato la prenotazione, per motivi tecnici: “causa contrazione dei posti presso la Sala del Senato, da addebitarsi all’installazione di una cabina di traduzione e di un bancoregia, ci vediamo costretti ad annullare la vostra prenotazione per il Convegno”. Alla fine Dimitri Buffa è entrato, ma l’on. Marco Taradash, portavoce dei Riformatori Liberali, ci descrive come: “Sono entrato assieme a Dimitri Buffa presentandomi come ex parlamentare, ho chiamato il commesso, gli ho fatto notare che c’erano delle poltrone vuote, uno degli organizzatori continuava a ribadire che non c’era più posto, ma alla fine, non avendo più argomenti, lo hanno lasciato entrare”.
Difficoltà tecniche? Un caso? O una chiara volontà di censurare?
No, non è un caso. È chiaramente una censura, una censura gravissima, nei confronti di chi non ha diritto di cittadinanza nel mondo dell’informazione. Un qualcosa che non deve assolutamente essere accettato passivamente. Io sono intervenuto subito, chiedendo al presidente del Senato Marini, di fare in modo che la censura cadesse.
Il presidente del Senato è intervenuto?
Non è intervenuto e questo mi sembra molto scorretto. Perché l’incontro è avvenuto in un’aula del Senato. È chiaro che concedere gli accrediti alla stampa spetta all’organizzatore, ma la stampa ha diritto di accesso, tutta quanta. Non ci può essere una discriminazione ideologica. Oltre a tutto la parola d’ordine era contro la censura, ma si sono ben guardati loro stessi dal rispettarla.
Ci sono dei precedenti di censura di questo genere?
Che io sappia no. Credo che anche negli anni bui del Pci e del Msi, mai è stata applicata una censura preventiva di questo genere. Può darsi che queste cose accadessero solo nelle assemblee studentesche del ’68 e del ’77, non dove erano presenti figure istituzionali come quelle che hanno partecipato al convegno di ieri: c’erano parlamentari, direttori di giornale, organismi riconosciuti dallo Stato come l’Ucoii, che non possono permettersi di tollerare alcuna censura.
Ma è ammissibile che in Senato si tenga un convegno dove si giunge ad equiparare Israele al nazismo?
Sì, è ammissibile. Non si deve esercitare alcuna censura preventiva sui contenuti delle manifestazioni che si svolgono al Senato. Sono convinto che la libertà sia un valore forte in sé e che per questo si debba ammettere anche ogni offesa alla verità, anche all’interno delle aule del Senato e della Camera. Purché si osservi la regola universale di consentire la trasparenza e impedire ogni censura. Le censure, tutte le censure, devono essere rimosse.

Di seguito, un articolo di Dimitri Buffa:

C’è qualcuno che avrebbe dovuto dire una parola e ancora non l’ha detta dopo il convegno anti- israeliano, e in parte anche antisemita, tenutosi giovedì in un’aula di pertinenza del Senato a via di Santa Chiara in quello che prima si chiamava Hotel Bologna. Quel qualcuno è il presidente del Senato Franco Marini. Che evidentemente ha più a cuore il non turbare i sonni della maggioranza che lo ha eletto a seconda carica dello Stato che lavare un’onta, l’ennesima, che per la comunità ebraica romana è difficile davvero da digerire. Per ora la consegna politica della Comunità in questione è quella di tenere basso il profilo dello scontro. Con questo nuovo governo un problema esiste, lo dicono tutti, ma poi in camera caritatis spiegano ai cronisti che “in fondo di questi pazzi non importa niente a nessuno, quel che preoccupa caso mai è D’Alema e la sua politica estera”. Nessuno però ignora che le due cose si tengono: intanto c’è qualche Jacopo Venier che si sente autorizzato a fare l’ambasciatore di Diliberto presso gli hezbollah in quanto c’è un D’Alema che si fa fotografare a braccetto con uno dei loro ministri tra le macerie di Beirut. Il redde rationem, come al solito tutti gli anni di questi tempi, avverrà il 27 gennaio con la giornata della memoria. Dice il presidente della comunità ebraica romana Leone Paserman, non senza una punta di amarezza: “adesso vedrete che verranno tutti a piangere lacrime di coccodrillo in quell’occasione... e io comincio a credere che, così come è oggi, questa cerimonia vada ripensata”. E già perché anche ai cattivi discepoli dei vari Oliviero Diliberto, Jacopo Venier e Paolo Cento, che qualcuno indica come altrettanto cattivi maestri, spargere qualche lacrimuccia di circostanza sugli ebrei morti non costa mai fatica. Il problema nasce con quegli altri ebrei che si ostinano a rimanere vivi, e a difendersi dal terrorismo come fanno in Israele. Questi ultimi sono ebrei vivi e combattivi e sono considerati come dei nazisti, rispetto ai “poveri palestinesi”. Gli ebrei morti nella shoà invece vanno benissimo per commuoversi a gettone, salvo qualche lapsus negazionista che scappa di tanto in tanto a quelli che considerano gli hezbollah dei resistenti. Qualche giorno fa gli ebrei romani esprimevano stupore per le modalità con cui un sottosegretario di Stato come Paolo Cento aveva in pratica sponsorizzato un convegno in cui poi si è sentito quel che si è sentito, tra gli applausi dei partecipanti. Gli organizzatori avevano fatto di tutto perché la cosa rimanesse tra chi la pensava alla stessa maniera, cioè tutti loro, compreso chi li ha coperti con una foglia di fico. Solo la ostinazione dell’ex parlamentare Marco Taradash, di Forza Italia e attualmente leader dei Riformatori liberali, e la tigna di chi scrive ha ancora una volta rotto le uova nel paniere di questi ipocriti. Che ora useranno la giornata della memoria per ripulirsi la coscienza e la reputazione. Fa pensare che ieri, mentre all’ex hotel Bologna andava in onda quella schifezza, poco distante da lì si svolgeva un convegno sulla “sinistra e Israele”. I moderati e i riformisti di quello schieramento ora sanno dove sta il nemico. Tutto interno. Speriamo che non si voltino dall’altra parte, nascondendosi per l’ennesima volta dietro il dito dell’anti semitismo di destra ormai confinato a pochi naziskin da stadio sempre più rincoglioniti.

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