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L'Opinione Rassegna Stampa
21.02.2006 In Iran fatwa favorevole all'uso della bomba atomica
per ogni

Testata: L'Opinione
Data: 21 febbraio 2006
Pagina: 0
Autore: Stefano Magni
Titolo: «Nucleare, l’Iran non sospende il programma e cerca un interlocutore europeo o russo»
Da L'Opinione del 21 febbraio 2006:
 
 L’Iran sta mostrando il suo volto tenero. Ma solo ufficialmente. Il vice-capo del Consiglio per la Sicurezza Nazionale Javad Vaeidi dichiara, il 19 febbraio, che l’Iran non farà nulla per ostacolare il dialogo con gli Europei, ma, lo stesso giorno, dichiara anche che le garanzie chieste da Bruxelles non devono comprendere la sospensione del processo di arricchimento dell’uranio. Il 20 febbraio una delegazione diplomatica di Teheran si è recata a Mosca per valutare la proposta della Federazione Russa di trasferire in territorio russo il programma di arricchimento dell’uranio. Fino a qualche mese fa, l’Iran aveva respinto la sola idea di rendere a Mosca le barre di uranio usate come combustibile (così da non conservare materiale utile per l’arricchimento ad uso militare), però ora valuta come “ragionevole” l’idea di trasferire all’estero non solo il combustibile utilizzato, ma, per alcuni anni, anche tutto il processo di arricchimento. Fin dai tempi di Khomeini, infatti, l’interpretazione corrente della legge islamica vieta l’uso delle armi di distruzione di massa, perché il Corano proibisce l’avvelenamento e l’uccisione indiscriminata dei non combattenti. Nel 1979, quando Khomeini prese il potere, il programma nucleare avviato da Reza Palhevi, fu sospeso. Teheran cambiò dopo pochi mesi, in seguito allo scoppio della guerra con l’Iraq nel 1980, quando il regime di Saddam Hussein incominciò a impiegare armi chimiche contro l’esercito iraniano.

In quel caso lo sviluppo di un programma per dotare l’esercito di armi chimiche e la ripresa dei lavori per la costruzione di reattori nucleari, furono giustificate come una risposta commisurata all’aggressione esterna. Nella dottrina iraniana, da quel momento in poi, si è sempre seguito questo doppio standard, secondo cui le armi di distruzione di massa (e l’atomica in particolare) sono proibite dalla sharia, ma devono essere sviluppate (dall’Iran così come da qualsiasi altra nazione islamica) per necessità difensive. Dal 1991, dopo la Guerra del Golfo, l’Iraq non costituì più una minaccia concreta, ma il vice-presidente Mohajerani sostenne che: “Finché il nemico possiede capacità nucleari, i Paesi islamici devono essere dotati delle stesse armi”. Per “il nemico” non si intendeva più l’Iraq, che minacciava direttamente il territorio iraniano, ma Israele, dipinto ideologicamente come nemico di tutto il mondo musulmano. E non solo Israele: anche la presenza americana nel Golfo Persico è intesa come una minaccia e, dal 2003 in avanti, la presenza delle truppe della Coalizione in Iraq (soprattutto delle truppe britanniche al confine iraniano) viene additata dal regime come una inaccettabile provocazione e un pericolo per la sicurezza nazionale.

Il religioso Mohsen Gharavian, discepolo, come il presidente Ahmadinejad, dell’ayatollah Mesbah Yazdi, ha dichiarato che il possesso e l’uso di armi di distruzione di massa, compresa la bomba atomica, è perfettamente compatibile con la legge islamica. La sua dichiarazione è stata riferita dal quotidiano riformatore iraniano Rooz, lo scorso 17 febbraio. È un sintomo molto grave e preoccupante, perché è la prima volta che vengono usati degli argomenti religiosi per giustificare la bomba atomica: “Si può sostenere che quando il mondo intero è armato con le bombe atomiche” – ha dichiarato il religioso – “è naturale essere pronti a usarle come contro-misura. Comunque ciò che è realmente importante è il fine per il quale vengono usate”. Dunque cambia l’interpretazione del Corano: non importa se sono una contromisura o meno, se vengono impiegate solo come un’arma difensiva o in modo offensivo, perché le armi nucleari diventano legittime ogni qualvolta vengano utilizzate per raggiungere uno scopo legittimo. Nessun religioso iraniano ha ribattuto o semplicemente discusso le tesi esposte da Gharavian. Il commentatore iraniano riformatore Shahram Rafizadeh sostiene che Ahmadinejad miri a sostituire la popolarità di Bin Laden in tutto il mondo musulmano e ci stia riuscendo in pieno. Ma se non fosse solo propaganda? Se la distruzione di Israele viene considerata come un obiettivo legittimo anche dalle massime autorità morali della teocrazia di Teheran, chi può far desistere la leadership iraniana dalla costruzione e poi dall’uso delle armi nucleari, non come deterrente, ma come strumento di distruzione?

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