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Italia Oggi Rassegna Stampa
03.02.2021 'Fascisti d'America': un libro racconta la galassia nera nel Grande Paese
Commento di Diego Gabutti

Testata: Italia Oggi
Data: 03 febbraio 2021
Pagina: 10
Autore: Diego Gabutti
Titolo: «Chi sono i fascisti di America»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 03/02/2021, a pag.10 con il titolo "Chi sono i fascisti di America", il commento di Diego Gabutti.

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Diego Gabutti

Fascisti d'America. I suprematisti bianchi, i complottisti di QAnon, le milizie  armate, la destra radicale. Ecco gli orfani di Trump che vogliono la  rivoluzione - Federico Leoni - Libro - Mondadori Store
Federico Leoni, Fascisti d'America. I suprematisti bianchi, i complottisti di QAnon, le milizie armate, la destra. Ecco gli orfani di Trump che vogliono la rivoluzione, Paesi edizioni 2021, pp. 176.

Prima che Internet la sdoganasse, prima che Donald Trump rinunciasse al grottesco proposito di renderla rispettabile e la lanciasse all'assalto delle istituzioni, quando soltanto a uno sceneggiatore hollywoodiano di film di serie B poteva venire l'idea d'un assalto a Capitol Hill da parte di milizie ariane, complottisti, neonazisti, sciamani e sciamannati, idea che sarebbe stata prontamente respinta dalle mayor perché troppo inverosimile... ecco, prima di tutto questo, la destra radicale americana, era un po' come il Michigan secondo Iosif Brodsky: uno Stato che «mette un po' di claustrofobia» perché «è troppo all'interno del continente, tipo una virgola in Guerra e pace, pagine e pagine da entrambe le parti». Pericolosa, armata fino ai denti, responsabile d'omicidi e d'attentati che hanno fatto anche centinaia di morti, come a Oklahoma City nel 1995, quando un reduce del Golfo fece saltare un edificio federale, la destra rivoluzionaria americana era non di meno l'ultima ruota del carro politico. Contava zero, come i terrapiattisti, o gli ufologi, o da noi gli evoliani (seguaci di Julius Evola, nazitradizionalista de noantri). Barzelletta ideologica, la destra radicale americana era un grosso problema d'ordine pubblico, ma non ancora una questione politica di crescente e minacciosa grandezza, come dopo l'elezione di Barak Obama alla presidenza degli Stati Uniti, quando una buona parte dei repubblicani fu presa dal panico e saltò sul carro del radicalismo, prima sostenendo le proteste e anche un po' le mattane del Nella dottrina degli estremisti di QAnon, pericolosi perché molto ben organizzati, quasi nulla è come appare. Per loro Michelle Obama è in realtà un uomo, Angela Merkel è la nipote di Adolf Hitler e la morte di John John. Kennedy è stata soltanto una messinscena Tea Party, che raccoglieva conservatori dell'ala dura ma non estrema e ancora rispettabile, e poi dando spazio alla destra rivoluzionaria, ai suprematisti bianchi, ai survivalisti, alle bandiere naziste, alle tre K del Ku Klux Klan. «Era un bacino elettorale nuovo e pieno d'energie, facilmente reclutabile, molto attivo, radicale e fidelizzato», scrive Federico Leoni, giornalista a Sky Tg24, in Fascisti d'America, dove traccia la storia (e tiene aggiornato il repertorio) del radicalismo americano nell'era Trump. «In tanti, fra i repubblicani mainstream, iniziarono a corteggiare questo elettorato utilizzando una retorica sempre più populista e violenta, ma concedendosi il lusso di prendere le distanze, al momento opportuno, da chiunque passasse dalla metafora alla lettera». Prendere le distanze, naturalmente, non era sempre così facile. Se in politica, com'è noto, capita spesso di svegliarsi, al mattino, accanto a strani compagni di letto, nel letto di «Donnie» capitava gente molto peggio che strana. Gente, per capirci, come Andrew Anglin, un ex «vegano liberal con tanto di treccine nei capelli» passato «alle svastiche tatuate sul petto», il quale - scrive sempre Leoni - «fornisce un breve e non esaustivo elenco di epiteti utilizzabili quando si vuole offendere un afroamericano, un ispanico, un musulmano, un asiatico, o una donna», dopo di che «chiarisce il primo comandamento» del suo sito, The Daily Stormer: «Dai la colpa agli ebrei per qualsiasi cosa».

Gente come Andrew Breitbart, che «quando morì il senatore Ted Kennedy gli diede del "cazzone bastardo doppiogiochista"». E gente come i seguaci di QAnon (in parte religione, in parte «terrificante gioco di ruolo», per l'Fbi una sigla alla quale fanno riferimento potenziali terroristi) dei quali Trump ha detto il 20 agosto dell'anno scorso: «Sono persone che amano il loro Paese. Combattono la pedofilia, è una brutta cosa?» Be', non sono più i tempi dei «nazisti dell'Illinois», i clown hitleriani che ruzzolavano giù dai ponti in The Blues Brothers come i poliziotti delle comiche finali. Non c'è più niente da ridere, e quella che segue è QAnon (a cui fa contorno il paese che i suoi adepti «amano») nel racconto iperrealista di Leoni: «Secondo QAnon, Trump è un agente segreto in missione per il Pentagono. Nell'ambiente lo chiamano "Q+". Ha accettato di diventare presidente per combattere una crociata segreta contro una lobby mondiale di pedofili, chiamata Cabal. La Cabal è formata dai poteri occulti che in America hanno preso il potere dopo l'uccisione di Kennedy nel 1963. Di questo deep state fanno parte un po' tutti, dai leader democratici alle star di Hollywood: Hillary Clinton (ovviamente) e Nancy Pelosi, ma anche Tom Hanks e Beyoncé. Inutile dire che tra i maggiorenti della Cabal ci sono Bill Gates e George Soros. Secondo gli «anons» (come i seguaci di QAnon chiamano se stessi) la Cabal ha creato nel sottosuolo basi militari segrete, le D.U.M.B. (Deep Underground Military Bases), in cui milioni di bambini, rapiti o addirittura fatti nascere in prigionia, vengono violentati e torturati. Dal sangue dei mole children («bambini talpa») si ottiene l'adrenocromo, una droga che è anche un elisir di lunga vita). Nella dottrina di QAnon quasi nulla è come appare: Michelle Obama in realtà è un uomo, Angela Merkel è la nipote di Adolf Hitler e la morte di John Kennedy è stata solo una messinscena. Proprio il figlio di JFK sarebbe anzi il fantomatico Q, colui che su Internet invia ai seguaci le Qdrops («gocce di Q»). L'obiettivo di questi messaggi criptici è quello di fornire ai sostenitori informazioni da interpretare per essere preparati alle prossime tappe del programma: il Grande Risveglio (The Great Awakening), durante il quale tutta la faccenda sarà portata alla luce rivelando chi sono i buoni (i white hats, cappelli bianchi) e chi i cattivi (black hats), e infine la Tempesta (The Storm), cioè l'arresto e l'esecuzione dei membri della Caba».

«The Donnie» è uscito di scena, ma QAnon, sotto osservazione da parte dell'FBI, è nel parlamento americano: «Nella tornata elettorale del novembre 2020 due sostenitori della teoria sono stati eletti al Congresso. Marjorie Taylor Greene, che si è imposta nel quattordicesimo distretto della Georgia, prima del voto aveva detto: «C'è la rara occasione di far fuori questa setta globale di pedofili adoratori di Satana, penso che abbiamo il presidente in grado di riuscirci». Ce ne stiamo dimenticando, o peggio, ce ne siamo proprio dimenticati, ma c'è stato un tempo in cui la follia, in politica, non era un vantaggio ma un handicap. La demenza non favoriva ma sabotava una carriera politica. Non c'era trippa per i mentecatti. Un maoista oppure un evoliano, un no-Vax o un No-Tav per non parlare d'un «anons», sarebbe rimasto non ai margini ma proprio fuori dall'arena pubblica, controllato a vista dai parenti, sotto tranquillanti, mentre oggi il mentecatto, o chi s'approfitta di lui, sale ai piani alti della politica, siede alla Casa Bianca, marca stretto il parlamento italiano, si fa beffe della competenza e inneggia alle ideologie deliranti.

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