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Italia Oggi Rassegna Stampa
30.12.2020 Germania: in crisi il partito dei nostalgici del nazismo
Commento di Roberto Giardina

Testata: Italia Oggi
Data: 30 dicembre 2020
Pagina: 17
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «I neonazi perdono dei consensi»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 30/12/2020, a pag.17 con il titolo "I neonazi perdono dei consensi" il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

Under surveillance: far-right AfD party's radical wing in Germany -  CSMonitor.com

Paradossalmente il Coronavirus ha salvato la Germania da un altro morbo, quello del populismo di estrema destra. Ma non è una guarigione: l'Afd, l'Alternative für Deutschland, non ha continuato a salire durante la quarantena, nonostante i tentativi dei suoi leader di sfruttare l'emergenza. In base agli ultimi sondaggi, al voto nazionale dell'anno venturo (26 settembre), l'estrema destra non dovrebbe ottenere un risultato tale da complicare la formazione di un nuovo governo, come è avvenuto nel 2017. L'Afd è scesa al 10%, dal 12,7% ottenuto tre anni fa, dopo essere diventato il secondo o il terzo partito nelle regioni orientali, ma rimane sempre a un livello preoccupante. I suoi deputati protestano con violenza al Bundestag contro le misure volute dalla Merkel per contenere l'epidemia, e aizzano i negazionisti, una manifestazione è prevista per il 31 dicembre a Berlino, nonostante il divieto. Che cosa potrebbe avvenire se il paese non uscisse rapidamente dalla crisi economica provocata dalla chiusura? Si ricorda l'estate di oltre mezzo secolo fa, durante la campagna elettorale che si concluse con la vittoria di Willy Brandt in settembre. Nel marzo del 1969, nell'Assemblea nazionale che doveva eleggere il presidente della Repubblica, 22 deputati regionali dell'Npd, il partito neonazista, divennero l'ago della bilancia. Con il loro appoggio avrebbero potuto far eleggere il cristiano democratico Gerhard Schröder (omonimo e neanche lontano parente del Gerhard che diventerà Cancelliere quasi trent'anni dopo, nel 1998). Se ce l'avessero fatta, la storia della Germania sarebbe cambiata, Willy Brandt avrebbe perduto, e non sarebbe iniziata la sua Ostpolitik, la normalizzazione dei rapporti con i paesi dell'Est. II primo passo che avrebbe portato alla caduta del Muro nel 1989, e alla riunificazione. La storia non si fa con i se, ma a volte è utile giocare con il passato per capire il presente. O, almeno, tentare. Il presidente della Repubblica in Germania viene eletto dal Bundestag, dai deputati dei parlamenti regionali, e da cittadini scelti dai partiti. Il cristiano democratico Heinrich Lübke, 74 anni, è presidente dal 1959, ma non si ripresenta per motivi di salute. A Bonn governa una Große Koalition, Cdu/Csu e Spd, esattamente come oggi. Il Cancelliere è Kurt Kiesinger e il vice Willy Brandt. L'Assemblea nazionale, 1023 delegati, si riunisce il 5 marzo alla fiera di Berlino Ovest. Una provocazione per la Ddr. Il settore occidentale non fa parte della Repubblica federale. In piena guerra fredda la metropoli divisa sarà circondata dall'Armata Rossa. Si candida il ministro della difesa Gerhard Schröder, 58 anni. Durante il nazismo era stato avvocato a Berlino, ma riuscì a dimostrare di aver difeso e salvato alcuni ebrei, e fu prosciolto nel processo di denazificazione. All'assemblea, la Cdu/Csu ha 482 rappresentanti, l'Spd 449, i liberali dell'Fdp 83. L'Npd non è nel Bundestag, il parlamento nazionale, ma è entrato nei parlamenti regionali, in Baden Württemberg, Baviera, Bassa Sassonia, Assia, Renania Palatinato e Schleswig-Holstein, sei su undici Länder, ed ha 22 delegati. Un'avanzata pericolosa a 24 anni dalla fine della guerra. Per essere eletto, Schröder deve ottenere la maggioranza assoluta, ed ha bisogno di 37 voti dall'Fdp, ma il partito liberale è diviso tra vecchi conservatori e giovani progressisti. Tra qualche mese passerà con i socialdemocratici portando alla Cancelleria, Willy Brandt. Alla prima votazione Gustav Heinemann, il candidato dei socialdemocratici, arriva a 511 voti, Schröder a 507, grazie all'appoggio dei 22 neonazisti. Per Willy Brandt sono «voti penosi che dovrebbe rifiutare». Schröder ribatte che l'Npd è un partito legale votato democraticamente. Non ha intenzione di cedere. Alla terza votazione basta la maggioranza semplice, Heinemann ottiene 512 voti, Schröder 506, e cinque sono gli astenuti. Si è giocato sul filo di pochi voti, sarebbe bastato conquistare tre o quattro liberali incerti, e Schröder avrebbe prevalso grazie all'appoggio dei neonazisti. Sei mesi dopo, alle elezioni nazionali l'Npd giungerà al 4,9%, a un soffio dall'ingresso al Bundestag (lo sbarramento è al 5%). Un paradosso della legge elettorale: Willy Brandt sarà il primo Cancelliere socialdemocratico dopo la Repubblica di Weimar, grazie al successo dell'estrema destra che portò via voti alla Cdu/ Csu. Uno 0,1% in più e Willy non ce l'avrebbe fatta. L'Npd comincerà a declinare, finirà quasi per sparire. Avverrà anche con l'AfD?

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