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Italia Oggi Rassegna Stampa
28.06.2018 Golan: Israele cura i bimbi siriani che vivono in zone controllate dai ribelli
Cronaca di Simonetta Scarane

Testata: Italia Oggi
Data: 28 giugno 2018
Pagina: 14
Autore: Simonetta Scarane
Titolo: «Golan: Israele cura i bimbi siriani che vivono in zone controllate dai ribelli»

Riprendiamo da ITALIA OGGI, del 28/06/2018, a pag.14, con il titolo " Golan: Israele cura i bimbi siriani che vivono in zone controllate dai ribelli ", l'articolo di Simonetta Scarane

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Opportuno il pezzo sull'assistenza di Israele a bambini siriani che vengono a farsi curare oltre confine, evidentemente ad Assad intressa poco la sopravvivenza dei suoi sudditi. Peccato però che la cronista scriva " sul versante delle alture del Golan occupate dallo Stato ebraico", il Golan, infatti, non è occupato, fa parte integrante di Israele, un giornalista informato dovrebbe saperlo. Anche la frase finale " Azioni, comunque, non disinteressate" poteva essere evitata, Israele è conosciuta in tutto il mondo civile/informato per gli interventi umanitari versi quei paesi che vengono colpiti da terremoti o disastri naturali.

Ecco il pezzo:

Le madri siriane che vivono nei villaggi della zona frontaliera ontrollata dai gruppi ribelli, che si oppongono al regime di Bashar al-Assad, si fanno chilometri a piedi, di notte, per accompagnare i propri bambini dai medici israeliani sul versante delle alture del Golan occupate dallo Stato ebraico. E' dall'agosto 2016 che Israele offre aiuto e cure ai bambini siriani. L'operazione denominata «Buoni vicini» risponde a obiettivi umanitari, ma anche politici. Le madri varcano la frontiera e arrivano a un prefabbricato vigilato dai soldati israeliani e si mettono in un angolo ad aspettare di poter salire su un bus, con destinazione la città di Safed, per fare curare i propri bambini negli ospedali israeliani. E' lì che i piccoli siriani vengono visitati dai pediatri. E' lì che vengono curati per patologie degli occhi, per l'epilessia e il diabete, ma anche problemi cardiaci e polmonari. Malattie croniche di fronte alle quali il sistema sanitario siriano, devastato da sette anni di guerra, non può più fare niente, ha spiegato a Le Figaro, Michael Harari, pediatra dell'ospedale de Safed. Fino ad oggi sono stati più di 1.250, circa, i bambini siriani, accompagnati dalle loro mamme, accolti in maniera discreta negli ospedali civili israeliani per sottoporsi alle cure. In genere non rimangono mai più di una giornata nel territorio nemico (Israele e la Siria rimangono teoricamente in guerra nonostante l'armistizio negoziato dopo il conflitto di ottobre 1973. Il loro soggiorno è organizzato dall'esercito in coordinamento con dei medici siriani giudicati degni di fiducia. Finita la visita medica, i piccoli pazienti, insieme alle mamme, aspettano che arrivi il buio della notte per ripartire per i propri villaggi con una scorta di medicine sufficienti per sei mesi di cura. L'anno scorso una cinquantina di bambini siriani è rimasta più a lungo per sottoporsi a interventi chirurgici, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Questo programma di cure pediatriche, un tempo tenuto segreto, fa parte della campagna umanitaria piotata dallo Stato ebraico in aiuto alle popolazioni siriane che vivono lungo la frontiera. Nel corso dei due anni passati, l'esercito ha dichiarato di aver trasportato 1.300 tonnellate di cibo, 27.340 scatole di latte artificiale, 230 tonnellate di abiti e 864.520 litri di benzina destinati alle località confinanti. L'anno scorso, l'esercito ha fornito il materiale necessario per aprire un ambulatorio gestito da una Ong americana oltre il confine. E più di recente, ha consegnato materiale medico per circa 2 milioni di dollari (1,7 min di euro) per attrezzare un reparto maternità nel villaggio di Bariqa. Azioni, comunque, non disinteressate. Politicamente dovrebbero servire a creare fra questi siriani non esattamente degli amici, perche sarebbe quasi impossibile, ma a stabilire con loro un legame tale che potrebbe essere d'aiuto a Israele a impedire che l'Iran, Hezbollah, o lo Stato islamico si impianti al confine.

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