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Italia Oggi Rassegna Stampa
08.06.2018 Karl Marx e i crimini del comunismo
Due recensioni di Diego Gabutti

Testata: Italia Oggi
Data: 08 giugno 2018
Pagina: 8
Autore: Diego Gabutti
Titolo: «Marx fondò una pseudoscienza da cui derivò una religione che non solo volle spiegare il mondo ma pretese anche, senza riuscirci, di cambiarlo»

Riprendiamo da ITALIA OGGI del 08/06/2018, a pag.8, con il titolo "Marx fondò una pseudoscienza da cui derivò una religione che non solo volle spiegare il mondo ma pretese anche, senza riuscirci, di cambiarlo" due recensioni di Diego Gabutti.

Ecco il ricordo del bicentenatio della nascita di K.Marx dedicatogli da IC

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Ilona Jerger, E Marx tacque nel giardino di Darwin. Neri Pozza 2018, pp. 238, 16,50 euro, eBook 9,99.

Storia d'un incontro immaginario tra il padre dell'evoluzionismo, l'inglese Charles Darwin, e il padre delle utopie socialiste, il crucco Karl Marx, E Marx tacque nel giardino di Darwin è un romanzo, ma è anche un po' un saggio, sulla natura delle idee che tentano di spiegare il mondo. Prima cosa da dire: alcune ci riescono, altre no. A differenza di Marx, il filosofo materialista che fondò una pseudoscienza da cui derivò una religione, e che non soltanto volle spiegarsi il mondo ma pretese anche (senza riuscirci) di cambiarlo, Darwin era un vero scienziato e il mondo, senza proporselo, lo spiegò e lo cambió davvero. Marx si produceva in ogni sua pagina «scientifica» (le «leggi» dell'economia, le «leggi» della storia) nel triplo salto mortale della dialettica hegeliana; Darwin ragionava di fatti, e rese più comprensibile la natura dell'universo di cui Marx oscurava invece la sostanza con i suoi sofismi (eleganti, fascinosi, ma sofismi). Darwin, invece di fondare una nuova religione, mise le vecchie religioni con le spalle al muro, tanto che persino i Papi, dopo di lui, dovettero degradare la Genesi ad allegoria. Nel romanzo d'Ilona Jerger, Darwin e Marx, che s'incontrano senza capirsi una sera a cena, sono curati dallo stesso medico, ed è costui a spiegare il padre dell'utopia al padre dell'evoluzione: ««Se la condizione degli ebrei in Germania non fosse stata così disperata»», dice il medico, ««costringendo la famiglia a convertirsi alla fede cristiana, Karl Marx sarebbe potuto diventare il rabbino di Treviri. Niente avrebbe reso più felice sua madre». La voce di Darwin era decisa: «Sì, è ciò che penso anch'io. L'intuito mi dice che un quasi-rabbino che annuncia un Paradiso in terra non può essere una coincidenza. Ha anche trovato il suo popolo eletto il popolo dei lavoratori. È infatti al proletariato che spetta il compito storico di liberare per sempre l'umanità dalle corvée». Dopo una breve ricerca nella Bibbia il medico trovò il brano della partenza degli ebrei dall'Egitto e lesse a voce alta: «Si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli di Israele. Per questo gli egiziani fecero lavorare i figli di Israele trattandoli duramente. Resero loro amara la vita costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta lavoro nei campi: e a tutti questi lavori li obbligavano con durezza». Alzò lo sguardo. «Somiglia molto alla moderna schiavitù nelle aree industriali, non trova? Oppure provi a pensare all'analogia tra Mosè e Marx. E non mi riferisco al loro biblico aspetto esteriore. II primo aveva il compito di guidare il suo popolo fuori dalla schiavitù egiziana. II secondo ha il compito di liberare il proletariato dal capitalismo»». Darwin mori il 19 aprile 1982, Marx meno d'un anno più tardi. Tranne che in questo romanzo, non s'incontrarono mai e, se Marx ammirava Darwin, al quale mandò una copia cum dedica del Capitale, questo sentimento non fu ricambiato.

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Uwe Wittstock, Karl Marx dal barbiere. La vita e l'ultimo viaggio d'un rivoluzionario tedesco. EDT 2018, pp. 305,18,00 euro

Poche settimane dopo la morte di Darwin, a pochi mesi dalla morte di sua moglie, Jenny von Westphalen, l'aristocratica che aveva condiviso la sua vita di stenti, Marx era malato, vicino alla fine. Squassato dalla tosse, tormentato dall'insonnia, depresso, l'autore del libro che (letto da ben pochi) avrebbe procurato sconquassi universali, cercò scampo in Algeria, contando sul clima caldo. Fu Friedrich Engels, che aveva sempre pagato tutte le sue spese, a pagargli anche questo viaggio. Era l'inverno del 1882. Senza che si sia mai capito perché, Marx partì per Algeri e si tagliò la barba iconica (oscurata ottant'anni più tardi soltanto dalla zazzera pop di Che Guevara). Forse cercava scampo, oltre che dalla tosse e dalla depressione, anche da una vita balorda trascorsa scroccando denaro in giro, bivaccando nelle biblioteche, polemizzando con amici e avversari, inseguendo chimere, scrivendo libri e manifesti esplosivi. Aveva detestato per tutta la vita i bohémiens, nel cui milieu si reclutavano i poeti, i cospiratori e i rivoluzionari comunisti, ma aveva vissuto da bohémien per tutta l'età adulta. Pubblicato vent'anni prima, nel 1867, il «primo volume» del Capitale non aveva mai avuto un seguito. Marx non era semplicemente venuto a capo delle sue aporie e difficoltà insormontabili. E alla fine eccolo li, in Algeria - il mare, il cielo azzurro e nitido, i cibi strani, le palme. Come un Tartarino di Tarascona che non cerca la gloire e un leone da abbattere ma la salute e un po' di pace. Ma anche la sua, come quella di Tartarino, fu una ricerca vana. Era lui stesso, senza più barba, il leone abbattuto. Grande libro, Karl Marx dal barbiere accompagna il filosofo materialista in questa sua ultima avventura, che di tutte fu la più esotica ma non la più bella, alternando il racconto dei suoi sconsolati giorni algerini a quello della sua vita di profeta, dai primi passi nell'arena dei filosofi tedeschi fino ai giorni tumultuosi ed esaltanti dell'Internazionale, della lotta di classe, degli splendori e delle miserie della socialdemocrazia tedesca.

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