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Italia Oggi Rassegna Stampa
07.06.2018 Svizzera: gli attacchi antisemiti non esistono perchè vengono considerati 'generici'
Commento di Roberto Giardina

Testata: Italia Oggi
Data: 07 giugno 2018
Pagina: 12
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Niente antisemitismo in Svizzera»
Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 12, con il titolo "Niente antisemitismo in Svizzera", il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

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In Germania e in Francia aumentano gli atti di antisemitismo a causa degli immigrati arabi. A Berlino si consiglia agli ebrei di non farsi riconoscere per strada. La Svizzera ha risolto il problema, almeno statisticamente: le violenze antisemite non vengono registrate come tali, denuncia la Neue Zürcher Zeitung (Nzz), benché siano aumentate in modo drammatico specialmente nei cantoni tedeschi. Anche in Germania, il numero reale è di molto superiore ai dati ufficiali. La polizia spesso preferisce trascurare l'aspetto razzistico e registra l' «incidente» come un normale atto di violenza, oppure si parla vagamente di «mobbing religioso». Un paradosso: nel timore di venire accusati di razzismo, se si denunciano gli immigrati musulmani, si finisce per non proteggere gli ebrei tedeschi. Ma in Svizzera, scrive il quotidiano di Zurigo, semplicemente «nessuno sa quante violenze antisemite siano state compiute l'anno scorso... gli ebrei svizzeri dovranno un domani come in Germania riflettere se esibire la kippa in pubblico?» La Nzz si è rivolta direttamente all'Ufficio federale della polizia: sapete quanti atti di antisemitismo sono avvenuti l'anno scorso? La risposta è stata un secco e sincero: nein. La Fedpol, la polizia federale, si è dichiarata «non competente al riguardo». Se ne dovrebbe occupare la polizia dei diversi cantoni. Il quotidiano quindi ha cercato informazioni presso il BfS, il Bundesamt für Statistik, l'ufficio federale di statistica, che registra tutti i dati della vita sociale nella Confederazione. Ma i funzionari del BfS hanno ammesso: come possiamo registrare quel che non ci viene comunicato? I poliziotti svizzeri non sono obbligati a comunicare se un atto criminoso abbia motivi razzistici o religiosi. Se un immigrato islamico (sono il 5% della popolazione, quasi come in Germania, in Italia ufficialmente il 3,7) ha aggredito e ferito un ebreo, nella pratica si scrive solo: «lesioni fisiche», gravi o meno. Nel Pks, il registro di statistica criminale, si evita di parlare dei motivi di un reato. Tuttavia nel codice penale svizzero, l'articolo 261bis, parla esplicitamente di atti razzistici. Il legislatore si è preoccupato di evitare ogni forma di discriminazione contro minoranze e stranieri. Due anni fa, è stata presentata un'interpellanza in parlamento per chiedere come mai in Svizzera non vengono registrate le violenze motivate da «odio contro omosessuali... o contro minoranze religiose». Ma in un gioco a scarica barile, i parlamentari hanno rimandato la palla all'ufficio di statistica della polizia. «La situazione non è accettabile, ha dichiarato alla Nzz la deputata Rosmarie Quadranti, «abbiamo bisogno di dati completi sui motivi di atti criminali Come possiamo svolgere un'attivitá preventiva se ignoriamo il problema, e quanto sia grave». E la collega Nadien Masshardt ha aggiunto: «Perché la Svizzera non può agire come la Francia o la Germania?» Gli unici dati, ovviamente parziali, vengono forniti dalla Comunità israelitica svizzera: in Romandia sono avvenute 39 aggressioni a cittadini ebrei, nella Svizzera Occidentale, sono state 150. Ma queste cifre servono a poco. La Romandia non è più antisemita del resto della Confederazione, semplicemente la Comunità può tenere conto solo dei fatti che le vengono ufficialmente comunicati, a volte dalle stesse vittime. Non ci sono confronti con altri paesi, o con altre regioni svizzere. Meglio continuare a non sapere.

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