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Italia Oggi Rassegna Stampa
24.08.2017 Germania: la grande rapina che non ha fine
Articolo di Roberto Giardina

Testata: Italia Oggi
Data: 24 agosto 2017
Pagina: 12
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Una villa nazista imbarazzante»

Riprendiamo da ITALIA OGGI del 24/08/2017, a pag.12, con il titolo "Una villa nazista imbarazzante" l'articolo di Roberto Giardina

Non è mail il giornalista a titolare il pezzo, per cui ci sono svarioni spesso incredibili, come quello sul pezzo che riportiamo. E' difficile immaginare che una villa possa essere nazista, ma al titolista non è venuto in mente.
Il pezzo è interessante perchè ci ricorda come ancora oggi quella che è stata la "grande rapina" del Terzo Reich sia un argomento ancora aperto, dando origine a situazioni tuttora non risolte che mescolano furti a orrendi crimini, che il pezzo di Giardina ci ricorda.

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Roberto Giardina        la villa in Pücklerstrasse 14

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un esempio di 'pietra d'inciampo'

Sarà posta una Stolperstein (pietra d'inciampo)alla residenza del presidente della repubblica? Una pietra d'inciampo per segnalare che il proprietario o l'inquilino di una casa finirono vittime dei nazisti? La villa nel quartiere di Dahlem a Berlino appartenne a un ebreo che fu costretta a venderla pochi giorni dopo l'arrivo al potere di Adolf Hitler, nel 1933, ed è rimasta a disposizione dello Stato tedesco dopo la guerra e la nascita della Repubblica Federale. Un passato oscuro e poco onorevole per la dimora del presidente, ma come sempre in questi casi qualcuno obietta che la compravendita avvenne secondo le regole, al prezzo del tempo. Difficile provare il contrario perché le vittime non possono far valere le loro ragioni, ma il nuovo inquilino Frank-Walter Steinmeier, eletto a marzo, non vuole attendere il parere dei giuristi. «Se tutto non sarà chiaro non ci andrò mai ad abitare», dichiara. Per il momento la villa, nella Pücklerstrasse 14, circondata da un giardino di oltre 1.600 metri quadrati, 150 mq per l'alloggio privato del presidente, e 215 mq. destinati alla rappresentanza, viene restaurata. Si può attendere la fine dell'anno per prendere una decisione. La residenza non va confusa con il Palazzo Bellevue, sede uffidale del presidente, vicina alla Siegessäule, la colonna della Vittoria, comunque insieme molto modeste a paragone del Quirinale. I nazisti bussarono subito alla porta di Hugo Heymann, ricco fabbricante di perle. Fu costretto a vendere la villa a un prezzo lontano dal valore reale. Heymann non riuscì a fuggire all'estero, arrestato dalla Gestapo, morì sotto le torture il 5 giugno del 1938. Abbia venduto perché ricattato o meno, la Stolperstein andrebbe comunque posta innanzi alla residenza del presidente. «Heymann va ricordato, con la Stolperstein o no, comunque in modo adeguato», assicura Steinmeier. Il suo predecessore Joachim Gauck si oppose. Il caso risale al 2014. Lo storico Julian Reitzenstein presentò le sue ricerche ai funzionari della Presidenza che sostennero di ignorare la storia della villa. Non ci furono reazioni fino al giugno dell'anno scorso, quando l'ufficio di presidenza avviò altre ricerche per chiarire la storia della residenza, costruita nel 1912. Il primo proprietario, l'imprenditore Julius Wurmbach, si uccise nel 1926 rovinato dalla grande inflazione. Heymann, 45 anni, comprò la villa dagli eredi per 150 mila marchi, un operaio avrebbe dovuto lavorare 90 anni per guadagnare una simile somma. Altri 20 mila marchi furono investiti nel restauro. Già prima dell'arrivo di Hitler, Heymann e sua moglie Maria, di religione luterana, guardavano al futuro con inquietudine, e decisero di lasciare la Germania. Nel '32 misero in vendita la villa, ma il sette febbraio del '33, raccontò Frau Maria dopo la guerra, «mio marito fu costretto a vendere all'editore nazista Waldemar Gerber. Gerber... e il notaio imposto non era sopra le parti, da anni era il consigliere dell'acquirente». Il prezzo chiesto da Heymann fu ritenuto troppo alto, e abbassato secondo i desideri di Gerber, a 86 mila marchi, pari a 56 anni di paga per un operaio, neanche la metà del prezzo di mercato. Il notaio dopo la caduta del III Reich preferì emigrare in Argentina. Heymann dovette in seguito vendere anche le sue proprietà a Mannheim e Colonia, e infine la fabbrica di perle. Dopo la guerra, la villa non venne restituita alla vedova, e passò allo Stato. Aveva un valore relativo quando la metropoli era divisa dal Muro. Dal 1999 al 2001, vi abitò provvisoriamente il cancelliere Gerhard Schröder, in attesa che fosse completata la nuova Cancelleria. Quindi, tre presidenti, Horst Höhler, Christian Wulff, e Joachim Gauck. La commissione di storici incaricata dalla Presidenza solleva dei dubbi. Alle dichiarazioni della vedova, ad esempio, secondo cui il marito fu sottoposto a pesanti pressioni per vendere la villa, si contrappongono quelle del compratore, l'editore Gerber, secondo cui non avrebbe nemmeno partecipato alle trattative, affidate a un suo rappresentante, perché in quei giorni si trovava a Davos. E come provare che fosse un nazista? Infine, la situazione del mercato immobiliare non era tra le più favorevoli nel 1933. Per Die Welt si tratta di pretesti, i soliti quando si tratta di restituire beni immobili o opere d'arte sottratte agli ebrei. Già nel 2015, lo storico Reitzenstein ha versato i 120 euro per il costo della Stolperstein con il nome di Hugo Heymann da porre innanzi al cancello nella Pücklerstrasse al numero 14. Chi sia l'attuale inquilino non dovrebbe contare. Un gesto simbolico, non ci sono più eredi in vita che pretendono la restituzione della villa, che oggi dovrebbe valere sui sei milioni di euro. Riproduzione riservata La villa dove dovrebbe andare ad abitare il neopresidente della Repubblica tedesca, FrankWalter Steinmeier, che prima vuole sapere se l'ex proprietario fu vittima dei nazisti

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