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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
04.04.2010 L'uso della parola Shoah: l'intervista del quotidiano arancione a Giorgio Israel
Ma il Riformista pubblica quella non approvata

Testata:
Autore: Edoardo Petti
Titolo: «Israel: 'Una moratoria sull'uso della parola Shoah'»

 IL RIFORMISTA di oggi, 04/04/2010, a pag.2, pubblica un'intervista con Giorgio Israel di Edoardo Petti, dal titolo " Israel: 'una moratoria sull'uso della parola Shoah".
In merito pubblichiamo questa nota di G. Israel per segnalare una scorrettezza del quotidiano diretto da Antonio Polito. Il testo dell'intervista era stato corretto da Israel, ma sul RIFORMISTA è uscito il testo non rivisto.
IC pubblica la versione autorizzata:

Ho rilasciato al Riformista un'intervista telefonica con la clausola di rivederne il testo.
Quando si fanno le sintesi di conversazioni a voce non si sa bene cosa ne esce fuori.
Il testo sottostante è quello da me autorizzato.
Quello pubblicato non è per me inaccettabile, ma contiene accentuazioni in cui non mi riconosco completamente.
Giorgio Israel

Edoardo Petti- " Israel: una moratoria sull'uso della parola Shoah "

“Sono convinto che il paragone con la Shoah per indicare ogni situazione efferata e odiosa sia molto pericoloso. E propongo una vera moratoria dell’abuso di un simile riferimento, perché tutte le menti si raffreddino e si ragioni seriamente”.
Giorgio Israel, storico della scienza di fama internazionale, rifiuta di accendere ulteriori polemiche dopo le parole pronunciate nella basilica di San Pietro, davanti a Benedetto XVI, dal predicatore pontificio Raniero Cantalamessa durante l’omelia della messa del venerdì santo. Espressioni che, stabilendo un parallelo fra la persecuzione antisemita e gli attacchi di questi giorni alla Chiesa cattolica per la vicenda degli abusi e delle violenze sui minori, hanno provocato durissime reazioni nel mondo ebraico e fra le associazioni delle vittime dei crimini di pedofilia.
Professore, quale è la sua opinione sull’intervento del padre cappuccino? Conosco personalmente padre Cantalamessa, e sono certo delle sue migliori intenzioni. Penso che questa vicenda costituisca l’ennesima prova di quanto sia sbagliato usare l’Olocausto come sinonimo di ogni efferatezza. Proprio la rappresentazione della Shoah come crimine senza paragoni incita a strumentalizzarlo come riferimento per qualsiasi cosa si voglia condannare, fino a strumentalizzazioni odiose. Penso a quel corteo di insegnanti che sfilarono per protestare contro la riforma Gelmini indossando sul petto una stella di David. Su questa strada si rischiano infortuni e si rischia di offendere pur senza cattivi intenti. Il nostro dovere ora è di raffreddare le menti – anche il mio primo istinto ripensando a tanta parte della mia famiglia sterminata nei lager è stato di sdegno - e di ragionare rigorosamente: pertanto propongo una moratoria sull’abuso della parola Shoah e del riferimento allo sterminio del popolo ebraico quando si vuole denunciare qualcosa che non aggrada.
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, si dice “incredulo da un paragone ripugnante e offensivo verso le vittime degli abusi e verso le vittime dell’Olocausto”. E, parafrasando la preghiera cattolica sulla conversione degli ebrei, “prega Dio affinché illumini i loro cuori”.
Guardi, non ritengo che si debbano accendere altre polemiche su temi su cui ve ne sono state abbastanza. Dopo quelle polemiche vi è stata la visita del Papa in cui non è stata riaperta né mi pare il caso di riaprirla. Piuttosto, il tema che solleverei è un altro: il silenzio sul diritto di Israele e del popolo ebraico al suo legame storico e spirituale con Gerusalemme. Vi è pieno diritto a criticare la politica israeliana, ma ciò non autorizza il mondo islamico a proclamare che Gerusalemme è la “pupilla del suo occhio” e che l’ebraismo non ha alcun diritto su di essa. Il silenzio generale, incluso quello della Chiesa, su questo scandalo è ciò che ha reso amara questa Pasqua ebraica.
L’Osservatore Romano denuncia “una propaganda grossolana contro il Papa e i fedeli, bersaglio di un’ignobile operazione diffamatoria e di un’offensiva mediatica destabilizzante”.
Su questo giudizio mi asterrei da giudizi affrettati e andrei coi piedi di piombo. Ovviamente nulla deve essere taciuto in merito alla vicenda degli abusi sui minori da parte di appartenenti al clero cattolico: ricordo sempre che le responsabilità sono individuali, e che è sempre necessaria un’estrema cautela. Mi colpisce il fatto che non si sia vista una campagna altrettanto aggressiva e indignata verso la pedofilia non “religiosa”, verso le lobbies che la sostengono apertamente come se fosse un diritto. Vedo invece che si inizia a parlare anche della pedofilia nelle scuole rabbiniche ortodosse. Mi auguro che non vi sia chi sta pensando di scatenare una propaganda contro la religione colpevole in quanto tale della pedofilia, magari coprendo quella che dilaga ovunque.

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redazione@ilriformista.it

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