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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.02.2023 Iran: la sfida di Panahi
Commento di Monica Ricci Sargentini

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 febbraio 2023
Pagina: 13
Autore: Monica Ricci Sargentini
Titolo: «La sfida di Panahi: 'Uscirò dal carcere, vivo o morto'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/02/2023, a pag.13, con il titolo "La sfida di Panahi: 'Uscirò dal carcere, vivo o morto' " l'analisi di Monica Ricci Sargentini.

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Monica Ricci Sargentini

Bif&st, il regista iraniano Panahi presidente onorario della giuria. Lui  non sarà a Bari: è in carcere da luglio - la Repubblica
Il regista iraniano Jafar Panahi

«Ho utilizzato tutti i mezzi legali per ottenere il rispetto dei miei diritti. Oggi, come molte persone intrappolate in Iran, non ho altra scelta che protestare contro questi comportamenti disumani con ciò che ho di più caro, che è la mia vita». Con queste parole, contenute in una lettera diffusa dalla famiglia su Instagram, il regista iraniano Jafar Panahi ha annunciato al mondo la sua drammatica decisione: «Sono in sciopero della fame dalla mattina del primo febbraio 2023 e mi rifiuto di mangiare e bere fino al momento del mio rilascio. Continuerò anche se sarà il mio corpo senza vita a uscire dalla prigione. Con l’amore per l’Iran e la gente del mio Paese ». Panahi era stato arrestato lo scorso 20 luglio quando si era recato, insieme ad altri rappresentanti del mondo del cinema, nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, per protestare contro la detenzione di due colleghi, Mohammad Rassulof e Mostafa Al-Ahmad. Quello che è successo dopo potrebbe essere la sceneggiatura di un film di denuncia contro le violazioni dei diritti umani. L’autore de Il Cerchio, uno dei suoi film premiati, ha deciso poi di recarsi, insieme con gli avvocati dei due cineasti, presso l’ufficio del procuratore distrettuale di Evin per discutere delle indagini a loro carico ma proprio in quel momento, a sorpresa, è stato arrestato. Sul suo capo, infatti, pendeva una condanna del 2011 a sei anni di carcere per aver prodotto propaganda antigovernativa. La sentenza, però, non era mai stata eseguita. «La legge in base alla quale sono stato arrestato nel 2010 — scrive nella lettera — prevede che, dopo dieci anni di non esecuzione, la pena detentiva diventa inapplicabile. Di conseguenza, questo arresto era più simile a un rapimento che all’esecuzione di una sentenza giudiziaria». Panahi descrive tutti i suoi tentativi falliti, di ottenere giustizia. Di qui la decisione di rifiutare cibo e acqua. Il regista, 62 anni, dal 2011 realizza film in clandestinità. La sua condanna, infatti, prevedeva anche il divieto, per 20 anni, sia di dirigere film o di scrivere sceneggiature che di lasciare il Paese se non per cure mediche o per partecipare al pellegrinaggio a La Mecca. Lui però ha continuato a lavorare. Nel 2018 ha vinto il premio per la sceneggiatura a Cannes per Tre volti, tre anni dopo aver vinto l’Orso d’Oro a Berlino per Taxi Teheran. La sua ultima opera, Gli orsi non esistono, nella quale interpreta una versione fittizia di se stesso mentre gira un film lungo il confine tra Iran e Turchia, è stata presentata in anteprima al Festival di Venezia a settembre, una settimana prima dell’inizio delle proteste in Iran.

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