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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.12.2022 'Giusto che Biden lo accolga da eroe. I Patriot andavano mandati prima'
Viviana Mazza intervista Michael Walzer

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 dicembre 2022
Pagina: 5
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «'Giusto che Biden lo accolga da eroe. I Patriot andavano mandati prima'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/12/2022, a pag.5, con il titolo 'Giusto che Biden lo accolga da eroe. I Patriot andavano mandati prima' l'intervista di Viviana Mazza.

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Viviana Mazza

Michael Walzer - Scholars | Institute for Advanced Study
Michael Walzer

«Man mano che ci addentriamo nell’inverno, noi e l’Europa, ci saranno probabilmente mormorii di scontento — se non aperta opposizione poiché la lotta ucraina è popolare qui — e ci sarà chi darà la colpa alla guerra per i prezzi della benzina e per l’inflazione. Perciò quello di Zelensky è anche un appello a tutti gli americani e forse specialmente a noi che abbiamo antenati in quella parte del mondo. I miei vengono da quella che oggi è la Bielorussia e ai loro tempi era l’impero dello zar. A questo proposito credo sia importante un avvertimento degli Stati Uniti alla Bielorussia perché resti fuori dalla guerra e non appoggi un nuovo attacco russo: è una cosa che andrebbe fatta senza proclami ma in modo molto deciso».

Discutiamo con Michael Walzer, politologo di Princeton e autore di Guerre giuste e ingiuste, di come si possa arrivare a quella «pace giusta» di cui Volodymyr Zelensky e Joe Biden hanno discusso nel loro incontro alla Casa Bianca. È una visita importante da un punto di vista simbolico ma anche politico. Perché? «Il leader di un Paese alleato sotto assedio viene a parlare al presidente e ai parlamentari in un momento in cui sta per insediarsi un nuovo Congresso e molti membri della maggioranza repubblicana alla Camera sono contrari agli aiuti all’Ucraina. Che venga ad affrontarli direttamente, a spiegare la sua posizione, è di grande importanza. E penso che sia significativo — sia da un punto di vista simbolico che politico — il fatto che Biden lo accolga come un grande alleato e una figura eroica nella difesa dell’indipendenza nazionale e della sovranità. È un grande momento».

Alcuni dicono che avrebbe dovuto visitare Bruxelles prima di Washington. «Sulla via del ritorno dovrebbe fermarsi a Bruxelles. L’appoggio europeo è forte, ma ha bisogno di essere riaffermato. E ovviamente dovrebbe essere pronto ad andare a Mosca, se ci fosse un impegno da parte di Putin».

Spesso si giunge alla pace attraverso un cessate il fuoco. Ma in questo caso gli americani sono preoccupati che un cessate il fuoco possa essere usato da Putin per ricostituire le sue forze e riprendere l’attacco. Come si può raggiungere davvero una pace duratura e giusta? «È la domanda più difficile. Un cessate il fuoco in questo momento darebbe a Putin l’opportunità di fare quello che avrebbe dovuto fare dal suo punto di vista prima dell’inizio della guerra: creare un esercito efficiente. E non è quello che vogliamo vedere. È molto difficile, bisognerebbe definire un cessate il fuoco che includa garanzie contro la ripresa dei combattimenti. Un cessate il fuoco che sia più di un cessate il fuoco».

 I Patriot forniti a Kiev sono importanti, gli Usa in passato avevano esitato a inviarli, ma Zelensky vuole di più: armi a lungo raggio. «La difesa aerea avrebbe dovuto essere inviata in Ucraina mesi fa. Siamo stati molto lenti nel riconoscerlo, eravamo così concentrati sul rischio di escalation nucleare che abbiamo ignorato il rischio di bombardamenti aerei su ampia scala contro le infrastrutture ucraine. Non sono uno stratega, non ci avevo pensato, ma i nostri strateghi avrebbero dovuto farlo e fornire all’Ucraina le maggiori difese possibili. L’inverno sarà durissimo per i civili e non doveva essere così».

In un’intervista con David Letterman, Zelensky, che è ebreo, ha raccontato una barzelletta citando l’umorismo tipico di Odessa: «Due ebrei di Odessa discutono: “Come sta andando la guerra tra Russia e Nato?”. “I russi hanno perso 70 mila soldati”. “E la Nato?”, chiede il primo. “La Nato non è ancora arrivata”, risponde l’altro». «Sono favorevole all’idea che la Nato appoggi l’Ucraina a distanza, al livello massimo, ma a distanza, non da partecipante al conflitto. È una linea difficile da tracciare, anche moralmente difficile, come suggerisce la barzelletta. Ma un’escalation che porti la Nato in guerra non sarebbe una buona cosa per l’Europa. Perciò spero che ulteriori vittorie ucraine possano incoraggiare la Russia ad accettare magari i confini del 24 febbraio come linea temporanea e fissare alcune garanzie per la loro sicurezza, non necessarie ma simboliche per i russi, e alcune forti garanzie per la sovranità ucraina. Forse una soluzione temporanea, forse un referendum dell’Onu in Crimea: bisognerà pensare lungo queste linee, ma non finché l’Ucraina non si sentirà sicura nella propria sovranità».

Molto è cambiato dopo questa guerra: potrà Kiev accettare che la Crimea non torni parte della nazione? «La loro ambizione è cresciuta, man mano che dimostravano la loro solidarietà. La grande conquista dal punto di vista di Kiev è che l’attacco russo ha prodotto un enorme consolidamento dell’identità ucraina, anche tra gli ucraini di lingua russa».

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