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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.12.2022 Missili di Mosca sull'Ucraina
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 dicembre 2022
Pagina: 23
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Via da Kherson: sparano su noi civili. Colpita la base Wagner nel Lugansk»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/12/2022, a pag.23, con il titolo "Via da Kherson: sparano su noi civili. Colpita la base Wagner nel Lugansk" la cronaca di Lorenzo Cremonesi.

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C’è rabbia e frustrazione tra gli ucraini in fila alla biglietteria della stazione. Non hanno molte scelte: un solo treno che parte ogni giorno alle 15.27 per Kiev. «Speravamo di non dover abbandonare la nostra casa. Però ormai i russi bombardano troppo e sembra che stiano intensificando. Non resta che partire. Ma sappiamo che stanno sprecando le munizioni. Ci sparano contro per vendetta: credevano che li avremmo accolti come liberatori, ma ormai sanno che non li vogliamo, devono andarsene. Così sparano a casaccio contro ospedali e case», ci dicevano ieri Olena (35 anni) e il marito Pavlo (36), arrivati alla stazione con vistose borse sotto gli occhi, la stanchezza accumulata nelle notti insonni, nel rombo delle cannonate e nel terrore costante di essere le prossime vittime. Ieri mattina alle 7 l’intera area urbana di Kherson è stata scossa per l’ennesima volta in 48 ore da una fitta serie di esplosioni. Il giorno prima i missili avevano colpito anche il più importante ospedale, sembra sia morto un bambino, e una zona residenziale. Per tanti è stata l’ultima goccia e hanno deciso di andarsene. «Il treno sarà pieno», confermano alla biglietteria. Ancora stiamo intervistandoli quando giunge la notizia di attacchi ucraini in grande stile contro la città di Melitopol. Le autorità russe parlano di raid condotti da droni, che avrebbero ucciso almeno 2 persone e ferite 10. Non è escluso stiano operando anche unità terrestri. «Per una volta Zaluzhny non ci ha sorpresi», commenta a caldo un ufficiale della riserva, a sua volta in coda per il treno del pomeriggio con la famiglia. Si riferisce a Valerij Zaluzhny, il capo di Stato maggiore, che gode di una popolarità incontrastata tra gli ucraini. È stato lui l’autore del «miracolo» della difesa di Kiev in marzo, quando i russi furono costretti ad abbandonare il piano di occupare la capitale per imporre un governo fantoccio asservito a Mosca. Ma, soprattutto, Zaluzhny è riuscito tra la fine della primavera e l’inizio autunno a cambiare radicalmente le sorti del conflitto, riconquistando la regione di Kharkiv, parte del Donbass e il Kherson occidentale, grazie a offensive lampo che i russi non avevano previsto. Adesso, invece, sono almeno due mesi che si ventilava di un’avanzata verso Melitopol con l’intenzione di arrivare al porto di Berdiansk, tagliare a metà la zona occupata dai russi e quindi posizionarsi per attaccare la Crimea. Forse se ne è parlato talmente tanto che anche i russi non vi credevano più. Le loro unità migliori si dissanguano attorno a Bakhmut, nel Donbass. Nulla lascia credere che, anche riuscissero a prenderla, ci sarebbe una svolta nel conflitto: gli ucraini si ritirerebbero di un pugno di chilometri per poi contrattaccare. Resta che l’iniziativa è nelle mani degli ucraini, sono loro che dettano i luoghi e i tempi dello scontro militare: i russi sono sulla difensiva, cercano con difficoltà di non perdere le conquiste territoriali dei primi mesi di guerra. E di ieri pomeriggio sono le «esplosioni», riportate dal governatore Sergei Gaidai, al quartier generale del gruppo paramilitare russo Wagner a Kadiivka, nella zona di Lugansk, occupata dai russi. La risposta russa s’incaponisce sulla distruzione delle infrastrutture civili. Le ultime in ordine di tempo sono state quelle di Odessa. I raid di droni russi sabato hanno messo in ginocchio il porto commerciale, da cui tra l’altro partono le navi cariche di grano grazie all’accordo mediato da Turchia e Onu a fine luglio. Ieri sera Odessa era al buio e il brusio dei generatori dominava.

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