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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.12.2022 Iran: ancora esecuzioni
Cronaca di Irene Soave

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 dicembre 2022
Pagina: 18
Autore: Irene Soave
Titolo: «Altre due esecuzioni in Iran. La lista segreta dei 39 condannati»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/12/2022, a pag.18, con il titolo ''Altre due esecuzioni in Iran. La lista segreta dei 39 condannati" la cronaca di Irene Soave.

Iran, l'Europa censura l'esecuzione di Moshen Shekari
Moshen Shekari

Della «lentezza» dell’esecuzione di Moshen Shekari, 23 anni, giustiziato giovedì scorso per «inimicizia contro Dio» a un mese dal processo, si sarebbe lamentato (così riporta la Bbc) un deputato iraniano: nella sharia, diversamente che per il diritto internazionale, le esecuzioni sono «istantanee». E già ne se profilano altre due. Ieri la Corte Suprema ha approvato la sentenza di «esecuzione imminente» di Mohammad Broghani, un giovane di Paakdasht tra le migliaia che da tre mesi infiammano le strade iraniane, arrestato dopo che la polizia gli ha controllato il telefono. Poco prima di lui, è stato mandato al patibolo anche Mahan Sadrat Marni: il padre, Kazem Sadrat Marni, lo ha confermato al quotidiano indipendente Shargh Daily. Esecuzioni annunciate e rivendicate, cioè esemplari, in un Paese dove l’83% dei 333 condannati a morte nel 2021 è finito al patibolo senza annunci né pubblici né alle famiglie (Iran Rights Watch). Lunedì la magistratura ha annunciato che «le impiccagioni già disposte saranno eseguite»: il numero ufficiale è 11, ma Amnesty International stima che a rischiare siano 18 altri detenuti, e una lista che circola in rete è di 39. La diffonde l’osservatorio per i diritti umani Iran Human Rights Monitor, mentre più caute sono le due maggiori ong Iran Rights Watch e Hrana; ma in rete accanto al nome di ciascuno dei trentanove c’è già una storia da martire. Anche Amnesty, per esempio, cita tra i prossimi il giovane bodybuilder Sahand Nur Mohammadzadeh: 25 anni, accusato di aver smontato un guardrail e dato fuoco a un bidone dell’immondizia a un corteo a Teheran e quindi di moharebeh: inimicizia contro Dio. Tra i dissidenti circolano suoi messaggi vocali in cui nega tutto, e protesta di aver «solo dato un calcio a un bidone». E ricostruzioni della sua confessione forzata: per tre volte sottoposto a una falsa impiccagione, bendato, con una corda al collo, avrebbe poi firmato una dichiarazione mai resa. Prima di lui, nella lista dei 39, c’è il ventiduenne Mohammed Ghobadlou, affetto da disturbo bipolare, da settimane senza farmaci; è accusato dell’omicidio di un miliziano delle forze di sicurezza insieme a tre diciassettenni condannati anche loro, Hossein Mohammadi, Hamid Ghara Hasanlou e un altro. E al karateka Mohammad-Mehdi Karami, i dettagli delle cui torture sono l’oggetto di un lungo thread su Twitter. Stesse accuse per il radiologo Reza Aria, 43 anni, due figli. Akbar Ghaffari, arrestato a Teheran: nelle foto che circolano ha un sorriso da gigante buono e avrebbe firmato anche lui, pure analfabeta, una confessione mai resa. Il nuotatore professionista Parham Parvari. Il ventitreenne Mahan Sedarat Madani, folti capelli neri, tatuaggi su braccia e gambe, in isolamento da due mesi senza avvocati né visite. Hamid e Farzaneh Ghara-Hassanlou, marito e moglie di mezza età, lui medico: condannati a Karaj — dopo torture e confessioni estorte, così la ong tedesca Hawar — per aver commemorato in una manifestazione la concittadina Hajis Najafi. Lasciano a casa un figlio grande e una bambina. #saytheirname, «fate i loro nomi», è l’hashtag che sui social precede le loro storie, per incitare alla mobilitazione internazionale. Per alcuni si ipotizzano perfino date dell’esecuzione, e oggi sarebbe il turno del ventenne Ali Moazami Goudarzi, già in isolamento a Karaj, pronto per l’impiccagione. Ma non ci sono conferme ufficiali.

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