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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.10.2022 Putin bombarda
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 ottobre 2022
Pagina: 12
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Attacco con i droni alla flotta russa in Crimea, Mosca blocca il grano»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/10/2022, a pag.12, con il titolo "Attacco con i droni alla flotta russa in Crimea, Mosca blocca il grano" la cronaca di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Sono le sirene ripetute più volte a metà pomeriggio che costringono anche l’Opera di Kiev a interrompere «La Traviata» e invitare gli spettatori a scendere nei rifugi, a sottolineare che l’allarme è serio. «Si temono missili russi di rappresaglia», avvisano i responsabili alla sicurezza. La spiegazione arriva dai comunicati del ministero della Difesa di Mosca: almeno 9 droni ucraini (ma alcune fonti parlano di 16) alle quattro e mezza di mattina hanno attaccato la flotta russa del Mar Nero ancorata nella sua base principale a Sebastopoli, sulla costa occidentale della penisola di Crimea. La conseguenza è che il Cremlino blocca l’accordo per l’esportazione del grano ucraino, che era stato firmato a fine luglio grazie all’attiva mediazione del presidente turco Erdogan. In un primo tempo comunque i russi minimizzano, affermano che la loro contraerea a Sebastopoli ha abbattuto tutti i droni. Poche ore dopo, però, si correggono e ammettono che è stato danneggiato il dragamine Ivan Golubets, oltre ad alcune infrastrutture portuali. Nel pomeriggio dai circoli militari ucraini fanno trapelare che in realtà le navi danneggiate sarebbero quattro, tra loro anche la fregata Ammiraglio Makarov, che avrebbe perso il radar e buona parte delle attrezzature elettroniche sul ponte. Il ministero degli Esteri russo rilascia un comunicato in cui accusa «addestratori militari britannici» di avere preparato e contribuito al blitz. Londra nega ogni addebito. E da Kiev si mantiene la tradizionale politica dell’ambiguità nel caso di azioni militari al di fuori dei propri confini. «Potrebbe trattarsi di un incidente nel maneggiare munizioni», sostengono. Lo stesso era avvenuto nel caso dell’affondamento ai primi di aprile della Moskva, l’ammiraglia russa del Mar Nero (i marinai morti potrebbero essere centinaia). Già il giorno dopo, tuttavia, i massimi commentatori attribuivano l’attacco a due missili di fabbricazione ucraina Neptune. Da allora i blitz contro la Crimea si sono moltiplicati. A Kiev si sottolinea che la flotta del Mar Nero resta un obbiettivo legittimo, visto che dalle sue unità vengono sparati i missili a lunga gittata che colpiscono anche le città e infrastrutture civili ucraine, comprese quelle elettriche che stanno creando immensi problemi in vista dell’inverno. Da metà estate si sono intensificati i bombardamenti russi su tutta l’Ucraina. E in seguito all’attentato dell’8 ottobre contro il ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea, i missili e i droni russi hanno colpito direttamente il centro di Kiev. Adesso, però, il Cremlino sceglie di internazionalizzare la crisi. La mossa di bloccare l’export sul grano torna a puntare i riflettori sulla fame nel mondo, già aggravata dal riscaldamento globale. «Resta vitale che nessuna delle parti in causa si astenga da qualsiasi azione che possa danneggiare l’accordo sul grano, che tanto ha contribuito per aiutare milioni di persone sulla Terra», ha osservato Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu, António Guterres. I russi replicano che l’azione ha danneggiato quelle stesse navi impegnate nella creazione dei corridoi umanitari che avrebbero permesso la realizzazione dell’accordo. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ridicolizza la spiegazione di Mosca, che a suo parere rilancia invece «il ricatto russo della fame nel mondo». Gli Usa, in serata, dicono che Mosca usa il «grano come arma». L’accordo avrebbe dovuto essere rinnovato il 19 novembre e già da alcune settimane sembrava non funzionare più. Il 21 ottobre lo stesso presidente Zelensky chiedeva l’aiuto della comunità internazionale per «sbloccare» le oltre 150 navi cargo che i russi avevano fermato sulla tratta tra Istanbul e Odessa.

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