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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.08.2022 Mykhailo Podolyak: 'Riprenderemo i territori perduti'
Intervista di Marta Serafini

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 agosto 2022
Pagina: 16
Autore: Marta Serafini
Titolo: «'Riprenderemo i territori perduti'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/08/2022, a pag. 16, con il titolo "Riprenderemo i territori perduti", l'intervista di Marta Serafini.

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Marta Serafini

Ukrainian negotiator says talks with Russia have become more complicated
Mykhailo Podolyak

Sei mesi di guerra durante i quali non ha mai lasciato il fianco del presidente. Mykhailo Podolyak, consigliere personale di Volodymyr Zelensky, capo negoziatore per conto di Kiev e di fatto terzo uomo più potente di Ucraina, nel suo ufficio, oltre alle magliette e le camicie di ricambio, tiene anche una Bibbia. «Sono sempre a pochi passi da lui». «Lui», il presidente, è al piano di sopra del palazzo super blindato che entrambi non hanno mai lasciato dall’inizio dell’invasione. Nessun segno di stanchezza sul volto di Podolyak. Ma per il consigliere è difficile trovare le parole per descrivere il momento più difficile di questi 181 giorni di guerra. «Dover dire ai parenti di militari e dei civili che sono morti i loro cari. È quella la parte più dura», spiega. Mentre entriamo nel palazzo presidenziale circondato dai corpi speciali, dalla Crimea arrivano buone notizie per Kiev. Un drone ha colpito la base di Sebastopoli. Mosca sta minimizzando la portata degli attacchi, ma abbiamo assistito a un’escalation da parte vostra nelle ultime settimane.

Dunque il fronte si sposta in Crimea? «Nel 2014 la Crimea è stata unilateralmente annessa dalla Russia e fin qui de facto la situazione è stata accettata dalla comunità internazionale, ma è giunto il momento in cui gli Stati Uniti, l’Ue e l’Occidente comprendano come quella in atto in Crimea sia un’operazione di liberazione. Gli stessi russi presi dal panico stanno fuggendo in massa, perché si sono resi conto che le forze di Mosca non sono in grado di mantenere il controllo della regione».

Dunque non sono attacchi che lasciano presagire un tentativo di accordo? «Sulla Crimea non useremo la via diplomatica, ma quella tradizionale che si usa per liberare un territorio, ossia quella delle armi. La Crimea è Ucraina. La guerra non può avere fine se lasciamo alla Russia il controllo di territori che non sono suoi».

Putin ha accettato l’ispezione degli ispettori dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Credete che questo sia sufficiente a scongiurare il pericolo? «Oltre a condurre una guerra, i russi stanno adottando tattiche di terrorismo. Ed è quello che fanno anche a Enerhodar. Hanno minato parte del territorio della centrale. Guardi, le faccio vedere».

Podolyak si interrompe, prende un foglio e a penna inizia a disegnare lo schema della centrale. «Questa è la zona del reattore, dove si trova il materiale nucleare, qui è dove parte la produzione di elettricità. Qui è dove si trovano le mine e qui è dove colpiscono per cercare di bloccare l’elettricità in uscita in direzione di Nikopol (la città che si trova dall’altro lato del Dnipro sotto controllo degli ucraini, ndr). Ma non è nemmeno questo il problema principale».

Ossia? «Il problema è il personale russo messo a controllo dell’impianto. Si tratta di uomini che non sono in grado di svolgere quel lavoro. Siamo ancora di fronte a un enorme pericolo».

A preoccupare sono anche le forniture di gas, soprattutto in vista dell’inverno. All’inizio di giugno erano 5.000 i chilometri di condutture danneggiate. C’è un piano per evitare che l’Ucraina rimanga al gelo? «Ovviamente c’è un piano. Stiamo cercando di riparare i danni e di prevenire una catastrofe del genere. Ma sappiamo che sarà un inverno molto duro e lo sarà anche per gli europei, aumenteranno i prezzi di cibo e riscaldamento. Ma quest’inverno segnerà anche la fine del monopolio russo sul gas. E se il prezzo da pagare per la libertà è la diminuzione di due o tre gradi in casa, beh allora lo pagheremo. E l’Europa dovrebbe prepararsi a fare lo stesso».

Gli Usa hanno approvato un nuovo pacchetto di aiuti da 775 milioni. C’è chi pensa che l’invio di altre armi allontani la pace... «Di fronte al genocidio, agli arresti, ai massacri e alla distruzione non c’è altra risposta che quella della forza. Per liberare un territorio c’è bisogno di armi. Il mondo si sta stancando della guerra ma l’Europa e l’Occidente, al di là della sorte del popolo ucraino che combatte per sopravvivere, dovrebbero anche tenere in considerazione che una vittoria in Ucraina per Mosca significherebbe una vittoria sulla Nato. E dispiace dover dire che non tutti i Paesi europei stanno fornendo tutti gli aiuti che hanno promesso».

È proprio ai governi europei che l’altro giorno l’ex presidente russo Dmitri Medvedev ha rivolto minacce. Siete preoccupati per i tentativi di Mosca di influenzare la politica e il voto degli Stati membri dell’Ue? «Per i russi è cruciale che l’Europa diminuisca il suo supporto materiale e morale all’Ucraina. Tenteranno in tutti i modi di influenzare il voto attraverso gruppi estremisti di ogni genere dicendo alla gente che non avrà più soldi e che avrà freddo se continua a supportarci».

È un messaggio anche all’Italia? «La collaborazione tra il governo Draghi e il governo Zelensky è stata particolarmente proficua, il governo italiano ha capito subito cosa stava accadendo e ha dato una risposta immediata. Ora noi non usiamo gli stessi metodi dei russi e non vogliamo influenzare nessun voto. Ma sappiamo bene come ci siano forze politiche in Italia che da tempo sostengono Mosca e che ora cercano di tornare al potere. Abbiamo tuttavia fiducia che l’Italia continui a difendere i suoi valori di libertà, gli stessi che condividiamo noi ucraini».

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