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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.04.2022 Ancora strage in Ucraina, ancora menzogne dal Cremlino
Commento di Marco Imarisio

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 aprile 2022
Pagina: 1
Autore: Marco Imarisio
Titolo: «Le foto di quei corpi, punto di non ritorno. Ma il Cremlino tenta di offuscare la verità»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/04/2022, a pag.1, con il titolo "Le foto di quei corpi, punto di non ritorno. Ma il Cremlino tenta di offuscare la verità", la cronaca di Marco Imarisio.

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Marco Imarisio

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In un mondo normale, i racconti e le immagini che provengono da Bucha dovrebbero rappresentare uno spartiacque definitivo. Quell'orrore così ripetuto da sembrare invece un metodo, una tecnica di guerriglia in un conflitto che non avrebbe mai dovuto cominciare, dovrebbe essere il punto di non ritorno. Per i molti ancora alle prese con troppi distinguo, per i politici renitenti a pronunciare il nome di chi ha voluto ad ogni costo l'invasione dell'Ucraina. Per chi è convinto che anche quei corpi abbandonati sul ciglio di una strada alla »periferia di Kiev vadano messi in conto al malconcio Occidente. Ma è da tanto tempo che invece abbiamo accettato l'idea di non vivere più in un mondo normale, dove contano solo i fatti e in base a quelli si deve ragionare. Ci stiamo ormai abituando a una realtà dove tutto può essere capovolto, letto e riletto al contrario, per vanità televisiva o accademica, per odio strisciante verso gli Stati Uniti, l'Europa o tutti e due. Non è un caso che la Russia, in evidente imbarazzo per la crudezza di quelle testimonianze, fotografiche o raccolte sul campo dai colleghi delle testate internazionali, abbia reagito più in fretta del solito, mettendo subito in campo il suo armamentario di propaganda. Ad uso e consumo interno, ma non solo. Come al solito, si tratta di uno schema a spirale. Il ministero della Difesa, nelle ultime settimane così silente da destare sospetti sulla sorte dei suoi maggiorenti, emette un comunicato lungo e articolato, nel quale all'inizio sostiene che durante il periodo in cui il sobborgo di Bucha è stato sotto il controllo dell'esercito russo, non un singolo residente ha dovuto soffrire a causa di azioni violente. Quello che segue è un esercizio autoptico che rende la misura della difficoltà in cui si trova il Cremlino a causa di quelle immagini.

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«Tutti i corpi delle persone i cui fotogrammi sono stati pubblicati dal regime di Kiev, ad almeno quattro giorni dalla morte non sono diventati rigidi, non hanno le caratteristiche macchie del cadavere, e appare evidente come il sangue non sia ben coagulato nelle ferite». Inoltre, aggiunge il ministero della Difesa russo, intorno ai corpi le case risultano intatte, senza alcun danno. Queste frasi possono anche apparire come una autodifesa tanto tempestiva quanto improbabile. Ma il loro vero significato è quello di un fischio d'inizio, che dà il via alla vera opera di mistificazione, pronta ad attecchire anche sui social, anche a casa nostra. Così, i canali Telegram filorussi cominciano a sostenere che quei corpi appartengono a cittadini ucraini uccisi dal loro esercito in quanto sospettati di collaborazionismo. E in diretta su Rossiya-1, il presentatore Vladimir Soloviov, un neo-oligarca con villa sul lago di Como che ha costruito una carriera sulla sistematica negazione dei fatti, riesce a dire che il massacro di Bucha è una messinscena fatta dall'Ucraina per ottenere ancora più armi dall'Occidente, con i corpi disposti ad arte, e cadaveri falsi, dato che secondo lui alcuni muovono le mani e sono in posizione seduta. Sono teorie della cospirazione indotte dall'alto, e attuate da sostenitori tanto interessati quanto zelanti, che dovrebbero suscitare altrettanto orrore. Ma non è detto che lo facciano. E più probabile che trovino qualche appiglio anche fuori dai confini della Russia. Se tutto è confutabile, anche le immagini di quei poveri corpi, allora non esiste più una sola verità. Il gioco praticato dalla comunicazione del Cremlino in questi anni è così scoperto che non dovrebbe essere necessario parlarne ancora. Invece bisogna farlo. Nel momento in cui l'Unione Europea annuncia l'adozione di nuove sanzioni, stabilendo così che con l'uccisione dei civili di Bucha è stato oltrepassato un altro limite, saranno molti quelli che si aggrapperanno a versioni alternative dei fatti, a dubbi pelosi, per negare una maggiore incisività a quei provvedimenti, e per impedire che una semplice questione di principio diventi veramente tale, senza dover essere sempre misurata sull'eventuale importo della bolletta del gas. Facendo così, passeranno senza conseguenze l'emozione del momento, il cordoglio, e quelle vittime civili. Che invece dovrebbero se non altro rappresentare il confine tra l'umano e il disumano. E restare in mezzo, non si può.

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