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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.02.2022 Javier Cercas: 'Il nazionalismo di Putin vuole distruggere l'Europa. Gli ucraini siamo noi'
Lo intervista Paolo Lepri

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 febbraio 2022
Pagina: 23
Autore: Paolo Lepri
Titolo: «'Il suo nazionalismo vuole distruggere l'Europa. Gli ucraini siamo noi'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/02/2022, a pag. 23, con il titolo "Il suo nazionalismo vuole distruggere l'Europa. Gli ucraini siamo noi", l'intervista di Paolo Lepri.

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Paolo Lepri

Javier Cercas:
Javier Cercas

Orrore, preoccupazione, angoscia. Sono i sentimenti con cui Javier Cercas guarda dal suo studio barcellonese, nel quartiere di Gràcia, le immagini della Russia che tenta di cancellare nel sangue il sogno europeo dell'Ucraina. Sarebbero giorni importanti, per lui, perché ai primi di marzo viene pubblicato in Spagna El castillo de Barbazul, terzo romanzo della serie iniziata con Terra Alta. Ma restare lontani dalla storia e da quelle immagini è impossibile per uno scrittore che ha dedicato alle ombre oscure del passato — ombre che si allungano sul presente — libri fondamentali come Soldati di Salamina e Anatomia di un istante. La sua idea è che la guerra di Vladimir Putin sia «il punto di arrivo dello scontro tra la democrazia e il nazional-populismo». Si richiamano proprio alla storia, non a caso, le parole un po' amare con cui inizia la nostra conversazione. «II 2 agosto 1914 — esordisce prima di qualsiasi domanda — Franz Kafka scriveva nel suo diario: "Oggi la Germania ha dichiarato guerra alla Russia. Nel pomeriggio sono andato a nuotare". La Prima guerra mondiale era cominciata. Molti interpretano questa annotazione come se all'autore di Il processo non importasse niente di quello che succedeva nel mondo. Io non sono d'accordo. Credo che quella frase indichi la convinzione dell'impossibilità di agire per modificare il corso degli eventi, segnali la necessità di riflettere. Il problema è che mentre noi riflettiamo, mentre siamo coscienti della nostra insignificanza nella storia, c'è intanto gente che muore. C'è, come oggi, un Paese che viene distrutto».

Quanto è importante, però, anche solo riflettere sul senso degli avvenimenti di cui siamo testimoni? «Oggi la maggior parte degli europei non sa cosa sia la guerra. Non l'ha vissuta di persona. La memoria del secondo conflitto mondiale è sparita. Il fatto che non abbiamo questa esperienza diretta ci impone di capire quale sia l'essenza della guerra. Io ci ho provato, in un recente articolo per El País: la guerra è il luogo in cui bisogna avere temperamento eroico e forza morale per opporsi all'assassinio. Ho citato a questo riguardo una lettera di Simone Weil — che è stata volontaria a fianco dei repubblicani spagnoli e ha poi denunciato le atrocità commesse anche dalla sua parte — a Georges Bernanos, scrittore cattolico francese, filo-franchista, che non ha taciuto sui crimini commessi dai franchisti. Al contrario di Weil e Bernanos, io non sono sicuro che non esistano guerre giuste. Ci sono guerre che, una volta scatenate, bisogna combattere. E il caso della guerra civile spagnola, in cui schierarsi contro il fascismo era indispensabile».

Quindi, da un certo punto di vista, anche oggi sarebbe indispensabile combattere per evitare che l'Ucraina cada sotto II dominio autoritario di Putin? «Nessuno può pensare, naturalmente, ad un intervento militare dell'Occidente. Molto dipenderà dalle sanzioni. Dobbiamo essere pienamente coscienti della situazione. Sapere che quanto accade in Ucraina non succede a persone diverse da noi, ma a persone uguali a noi. Non possiamo abbandonarle. Al contrario di quanto è successo alla fine della Seconda guerra mondiale, quando la Spagna è stata lasciata sola dall'Europa. Nessuno ci ha aiutato. E Franco è rimasto al potere per altri trenta anni».

Ha pensato aI motivi che sono alla base di quello che sta avvenendo? «La crisi del 2008 è stata determinante. Ha cambiato il mondo, come un terremoto, provocando la nascita e il consolidamento del nazional-populismo. Come il fascismo e il totalitarismo, il nazional-populismo ha avuto diverse forme e interpreti. Putin è la sua faccia più visibile. Il suo obiettivo è la distruzione dell'Europa, il suo nemico è la democrazia».

Siamo tutti coinvolti? «Come ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, se noi europei non aiutiamo l'Ucraina, la guerra può arrivare nei nostri Paesi. Sarebbe ridicolo non essere coscienti che siamo davanti ad un pericolo vero. Tutto è stato perfettamente pianificato da tempo. E molto interessante vedere, ascoltando i discorsi di Putin, come il passato ritorni sempre, magari in una forma tragica come oggi. Chi vuole controllare il presente si affida ad una versione mistificata del passato. La prima vittima della guerra è sempre la verità e il leader russo è il maestro della menzogna».

Che cosa c'è secondo lei nella testa di Putin? «Non lo so. C'è chi dice che sia entrato in una sorta di circolo paranoide». Perché la democrazia è così in difficoltà nel mondo? «La democrazia è un lavoro di tutti. Se la dai per scontata, la metti in pericolo. La sua grandezza è che accetta i nemici al proprio interno. Come avviene attualmente nell'Unione europea».

Chi sono gli eroi di oggi? «Sogno di vivere in un mondo senza eroi, che non abbia bisogno di eroi. Sfortunatamente questo non è possibile. Un eroe pubblico è una contraddizione in termini, i veri eroi sono sconosciuti. Ma la sua domanda mi fa venire in mente tutti coloro che hanno avuto il coraggio di sfidare Putin manifestando per la pace. Sono stati subito arrestati, sapevano quello che rischiavano. Questa è una delle caratteristiche degli eroi: saper dire di no anche in condizioni di pericolo. E facile manifestare contro Putin nei nostri Paesi. Un'altra cosa è farlo in Russia. Proprio perché il mondo non è perfetto, avremo sempre bisogno di chi è capace di giocarsi la vita per una causa giusta».

Con quali sentimenti sta vivendo queste giornate? «Soprattutto massima preoccupazione. Grazie all'idea di Europa, la mia generazione non ha conosciuto la guerra. Questo fatto straordinario è stato il risultato in grandissima parte di un progetto che alcuni disprezzano, l'Unione europea. Hegel ha scritto che l'unica cosa che si impara dalla storia è che dalla storia non si impara niente. Una frase tragica. Invece dobbiamo assolutamente imparare e non ripetere gli stessi errori. Questo mi angoscia. Non possiamo lasciare ai nostri figli e nipoti il mondo così come è adesso». Dobbiamo assolutamente imparare dalla storia e non ripetere gli stessi errori: non possiamo lasciare ai nostri figli e nipoti il mondo così come è adesso”.

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