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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.02.2022 Ucraina: gli ultimi fatti
Cronaca di Giuseppe Sarcina

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 febbraio 2022
Pagina: 6
Autore: Giuseppe Sarcina
Titolo: «Elicotteri, aerei e paracadutisti. Biden manda rinforzi agli alleati»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/02/2022, a pag. 6, con il titolo "Elicotteri, aerei e paracadutisti. Biden manda rinforzi agli alleati" la cronaca di Giuseppe Sarcina.

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Giuseppe Sarcina

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II Segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ieri ha congedato il suo ospite, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, promettendo «assistenza militare». Ma ricordandogli che gli Stati Uniti non interverranno direttamente per difendere l'Ucraina. Il motivo è semplice e lo ha spiegato il presidente Joe Biden: «Se russi e americani cominciano a spararsi, significa che è scoppiata la Terza guerra mondiale»; tra potenze nucleari, va aggiunto. La posizione di Biden è in bilico. Da una parte potrebbe essere accusato di aver consentito a Vladimir Putin di fagocitare un pezzo di Europa. Dall'altra rischia di trascinare gli Usa in un conflitto spaventoso. Ecco perché Washington si sforza di valorizzare al massimo i numeri del suo «impegno militare», lasciando, però, «aperta la strada per la diplomazia». II sito del Pentagono sotto- linea come ora ci siano «circa 90 mila militari» schierati in Europa. Nell'ultimo mese sono partiti 4.700 soldati dalla base di Fort Bragg in North Carolina, diretti in Polonia, dove sono stati raggiunti da 300 militari distaccati dai presidi tedeschi. E altri 8.500 sono pronti a muoversi dagli Stati Uniti, con un rapido preavviso. II Pentagono, poi, ha spostato mille combattenti e battaglioni corazzati «Stryker» in Romania e un piccolo presidio di Zoo unità in Bulgaria. L'altro ieri, infine, la Difesa americana ha comunicato altri quattro «riposizionamenti». Circa 800 fanti Usa, ora di stanza a Camp Ederle, Vicenza, si schiereranno in Lettonia, Estonia e Lituania. Sempre sul Baltico arriverà un battaglione formato da 20 elicotteri di attacco, attualmente fermo in Germania. Altri 12 elicotteri dello stesso tipo (AH-64) si muoveranno dalla Grecia alla Polonia. Infine otto aerei da caccia F-35 lasceranno le basi tedesche per rinforzare i presidi in Polonia, Romania e Bulgaria. Ma tutto ciò non sembra impressionare più di tanto Putin. II calcolo politico-strategico del leader russo si basa su due assunti. Il primo è che davvero l'esercito Usa non entrerà mai in Ucraina. Anzi Lloyd ha già fatto rientrare i 150 addestratori militari presenti a Kiev. Secondo: Putin naturalmente conosce bene il funzionamento della Nato. Nel corso degli ultimi venti, trent'anni, gli Usa hanno alleggerito la presenza militare in Europa. Un solo dato: nel 1987 le grandi basi dell'esercito, della marina e dell'aviazione Usa erano 80; oggi sono 29, distribuite principalmente in Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Turchia. Con la fine della guerra fredda, gli Usa hanno gradualmente lasciato spazio alla Nato. Ora, l'Alleanza Atlantica si definisce un'organizzazione difensiva che si mette in moto solo se un Paese invoca l'aiuto degli altri partner, appellandosi all'obbligo della difesa reciproca, sancito dall'articolo 5 del Trattato. Oppure la Nato può agire su mandato dell'Onu,, anche fuori dai suoi confini. E accaduto nel 1995, con l'operazione in Bosnia-Erzegovina. Nel 1999, però, l'Alleanza Atlantica decise di bombardare Belgrado per fermare le stragi ordinate in Kosovo dal leader serbo Slobodan Milosevic. È il precedente che qualche analista suggerisce di ripetere per fermare Putin. Nel 2014, proprio in risposta all'annessione russa dell'Ucraina, i Paesi Nato decisero di costituire la «Response Force», un nucleo in grado di mobilitare immediatamente fino a 40 mila militari, nel giro di pochi giorni. Inoltre la struttura comprende nove «Rapid Deployable Corps», con un potenziale di 60 mila unità ciascuno. Sulla carta, quindi, l'Alleanza sarebbe in grado di contrastare l'avanzata di Putin. Il punto, però, è che le missioni Nato si decidono «per consenso», praticamente con l'unanimità dei trenta Stati membri. Si è visto, però, con quanta fatica europei e americani abbiano concordato le sanzioni da imporre alla Russia. E facile immaginare che il fronte si spezzerebbe nel caso si dovesse progettare una spedizione militare in soccorso dell'Ucraina. Del resto nelle ultime settimane gli europei hanno risposto in modo diverso anche solo all'urgenza di rafforzare il fianco est europeo. I partner più reattivi sono stati la Danimarca, che ha inviato una fregata nel Mar Baltico e quattro caccia F-16; la Spagna che ha messo a disposizione navi da guerra nel Mediterraneo e Jet per la Bulgaria. L'Italia è impegnata in tre operazioni che ora verranno rafforzate: sorveglianza aerea in Romania; missione Nato in Lettonia (20o soldati); pattugliamento aereo-marittimo. Francia e Germania hanno dato contributi limitati. Parigi conta di inviare «alcune centinaia» di soldati in Romania. Berlino ha già destinato 130 militari in Lituania, che si sono aggiunti ai circa 350 già presenti. Ora potrebbe mandarne altri. In sostanza sono solo misure di rinforzo dello schieramento difensivo. L'Occidente stavolta punta tutto sulle sanzioni e sulla politica.

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