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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.02.2022 Raphaël Glucksmann: 'Va spezzato il sistema di potere di Putin'
Intervista di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 febbraio 2022
Pagina: 11
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «'Ha smarrito la razionalità. Va spezzato il suo sistema di potere'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/02/2022, a pag.11, con il titolo 'Ha smarrito la razionalità. Va spezzato il suo sistema di potere' l'intervista di Stefano Montefiori.

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Stefano Montefiori

Raphaël Glucksmann: “L'arroganza di Macron ha appiccato l'incendio dei  gilet gialli” - la Repubblica
Raphaël Glucksmann

«La sospensione del gasdotto Nord Stream 2 decisa dal cancelliere Scholz è il passaggio a un livello superiore, finalmente. Ora bisogna andare avanti e colpire con sanzioni dure quel miscuglio di ideologia e cleptocrazia che è il sistema Putin». Raphaël Glucksmann, 42 anni, ha a che fare con Putin da una vita. Suo padre, il compianto André, difendeva i ceceni sotto i bombardamenti del Cremlino, nel 2008 Raphael era consigliere del presidente Saakashvili a Tbilisi quando la Russia è intervenuta in Georgia e dal 2019, deputato di sinistra al Parlamento europeo, denuncia e combatte la «guerra ibrida» di Putin in qualità di presidente della «commissione sull'ingerenza straniera nei processi democratici dell'Ue».

In che modo le sanzioni possono funzionare? «Potrebbero rompere quel patto tra oligarchi in base al quale si può condurre una politica estremamente aggressiva contro l'Occidente e continuare a vivere da nababbi in Costa Azzurra, in Sardegna o a Courchevel. Il punto è mostrare ai pilastri del regime russo che questa politica ha un costo insostenibile per loro. Spero che le sanzioni facciano effetto non tanto su Putin, ormai irrecuperabile, ma sul sistema Putin. Qualcuno dei suoi potrebbe fargli capire che sta esagerando».

Quello del presidente russo è stato un «discorso paranoico», come dice l'Eliseo? «L'Occidente ha pensato a lungo che Putin fosse duro, certo, ma razionale. Quel discorso da nostalgico neanche dell'Urss ma della Russia imperiale zarista dimostra invece che Putin non ha più i nostri stessi codici di razionalità. Quindi l'opera di dialogo, di seduzione, di cura di rapporti bilaterali, non funziona».

Macron ha fatto male a provare a mediare? «No, non dico questo, con Putin bisognava parlare. Penso solo che gli sforzi diplomatici di noi europei sarebbero stati più credibili se preceduti, non seguiti, da sanzioni serie, non solo simboliche come è stato fino a l'altro ieri. Putin è un bullo che spadroneggia nel cortile della scuola finché non trova qualcuno che gli dice "ora basta". Mi spiace metterla così, ma credo che sia vero».

È possibile però che Putin abbia sottovalutato la reazione occidentale? «Spero che lo dimostreremo, adesso. Putin è convinto di averla sempre vinta perché le democrazie ai suoi occhi sono deboli per natura. Si sarà detto, "tanto alla prima ipotesi di sanzioni il sindacato degli albergatori delle Alpi protesterà per il mancato introito al turismo". Ecco, è il momento di dimostrare che si sbagliava».

Perché tanti in Occidente sono sensibili alla sua retorica? E l'eterno riflesso antiamericano? «Credo sia anche la voglia di non reagire. Se riconosciamo che la minaccia è esterna siamo obbligati ad affrontarla. Se invece ci illudiamo di essere noi all'origine di tutto, possiamo fare finta di niente. E invece proprio nel suo discorso Putin ha dimostrato che il problema non è mai stato davvero la Nato ma l'esistenza stessa dell'Ucraina democratica e dell'Unione Europea al suo fianco. Lo dice lui per primo, basta ascoltarlo».

Si aspetta un'ingerenza russa alle prossime elezioni presidenziali francesi? «Certo, negli ultimi anni il Cremlino ha sempre tentato di condizionare le elezioni occidentali, contro Macron già nel 2017. E io trovo affascinante che metà dei candidati, da Marine Le Pen a Eric Zemmour, stiano assecondando la retorica russa per umiliare il capo di Stato della Francia. I nazionalisti, francesi ma mi pare anche italiani o ungheresi, scelgono senza battere ciglio l'avversario del loro Paese e adottano il punto di vista del padrino dell'Internazionale antidemocratica e antiliberale. Si proclamano patrioti, e sono i primi a mettersi al servizio di un tiranno straniero».

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