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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.02.2022 Crisi Ucraina 2: 'Putin fa la voce grossa perché è debole'
Stefano Montefiori intervista Bruno Tertrais

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 febbraio 2022
Pagina: 4
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «'L'Europa piace agli ucraini per questo fa paura a Putin. Senza Kiev, la Russia è Asia'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/02/2022, a pag.4, con il titolo 'L'Europa piace agli ucraini per questo fa paura a Putin. Senza Kiev, la Russia è Asia' l'intervista di Stefano Montefiori.

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Stefano Montefiori

Bruno Tertrais | add editore
Bruno Tertrais

«Dal punto di vista militare siamo nella nebbia, tra indiscrezioni e manovre di disinformazione. Mentre parliamo, il ritiro del contingente russo non è confermato. E poi potrebbe essere solo parziale, o un semplice trasferimento», dice il politologo Bruno Tertrais della Fondation pour la recherche stratégique.

Dal punto di vista politico? «Che il Parlamento russo chieda a Putin di riconoscere le due repubbliche ucraine secessioniste è interessante, potrebbe dare alla Russia il pretesto per intervenire. Putin, con Olaf Scholz, ha parlato di "genocidio" nel Donbass, paragonandolo a quello serbo nel Kosovo che provocò l'intervento Nato. Due ipotesi sono possibili: Mosca prepara l'occasione per l'invasione, o il Cremlino userà questa minaccia di riconoscimento per fare pressione su Kiev, perché significherebbe la fine degli accordi di Minsk 2».

Putin è più infastidito dalla Ue o dalla Nato? «Credo che si sopravvaluti il peso della Nato e si sottovaluti il fattore europeo. Da quasi 10 anni l'Ucraina si allontana sempre più dalla Russia, attratta dall'Europa. Ricordiamoci che l'invasione russa dell'Ucraina nel 2014 avviene dopo la firma di un accordo di associazione con l'Ue».

Putin teme che un «contagio democratico» possa arrivare fino a Mosca? «Nessuno è nella testa di Putin. L'anno scorso, nel trentesimo anniversario della disgregazione dell'Urss, Putin ha pubblicato un lungo articolo per dire che Russia e Ucraina sono un solo Paese. Ma la sua strategia di riportare Kiev nella sua sfera di influenza dal 2014 a oggi non ha fatto che accrescere la coscienza nazionale ucraina».

In un articolo evoca il fattore demografico tra possibili moventi di Putin. Cos'è? «Putin concepisce la Russia come un insieme euroasiatico. Ma da decenni l'evoluzione demografica è favorevole alla componente asiatica, e sfavorevole a quella europea. Questo è un problema, anche perché la Russia è costretta a ricorrere sempre più alla forza lavoro dell'Asia centrale. I lavoratori ucraini guardano all'Ue più che a Mosca. L'allontanamento dell'Ucraina è una minaccia per la Russia perché la componente europea viene ulteriormente indebolita. Ecco perché l'indipendenza di Kiev è sentita da Putin come un'amputazione. Solo che riattaccare l'arto è estremamente complicato».

Cosa pensa degli sforzi diplomatici di Macron e in generale dell'Unione Europea? «Il capo di Stato che per primo va a Mosca crea per forza aspettative e quindi delusioni. Ma a mio avviso Macron ha fatto bene ad andare. Parlare per ore con Putin di persona è stato un modo per capire meglio le sue intenzioni, tanto più che tutti descrivono un Putin molto isolato».

Macron ha ottenuto qualche risultato? L'annuncio di un parziale ritiro russo può essere il gesto di de-escalation che cercava? «Non lo sappiamo ancora. Ma è riuscito in ogni caso a resuscitare il cadavere del formato Normandia (negoziati tra Francia, Germania, Russia e Ucraina, ndr). Credo abbia fatto bene ad andare».

Qual è il suo giudizio sull'Ue in questa crisi? «Il rapporto di forza con i regimi autoritari non è certo nel Dna della Ue, e una confederazione apparirà sempre in una posizione più difficile rispetto a uno Stato unitario. Ma trovo che l'Unione Europea sia comunque riuscita a mantenere una certa unità. Negli ultimi anni l'Europa ha capito che deve adattare la sua cultura al XXI secolo, e mi sembra che l'atteggiamento in questa crisi sia una nuova tappa in quella direzione».

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lettere@corriere.it

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