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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.01.2022 Europa-Russia: importazioni e sanzioni
Commento di Federico Fubini

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 gennaio 2022
Pagina: 12
Autore: Federico Fubini
Titolo: «Sanzioni contro Mosca, i timori degli europei per le ritorsioni del Cremlino»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/01/2022, a pag. 12, con il titolo "Sanzioni contro Mosca, i timori degli europei per le ritorsioni del Cremlino", l'analisi di Federico Fubini.

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Federico Fubini

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L’anno dopo l'aggressione di Mosca all'Ucraina del 2014, l'Unione Europea ridusse l'import di gas russo al 379 del totale. Fu un omeopatico atto di prudenza, ma la lezione è stata presto dimenticata: l'anno scorso la quota russa nel portafoglio delle forniture europee ha raggiunto il suo massimo di sempre, quasi alla metà del totale delle importazioni dall'esterno della Ue. In altri termini, mentre l'approccio di Mosca verso i suoi vicini diventava sempre più minaccioso, gli europei hanno finito per accrescere sempre di più la loro dipendenza energetica dalla Russia. Non sorprende che oggi resti un'ombra di mistero attorno al pacchetto di sanzioni che scatterebbero, qualora Vladimir Putin decidesse di attaccare nuovamente l'Ucraina. Europei e americani non forniscono dettagli in proposito anche perché non sono d'accordo, con Bruxelles nettamente più indecisa di Washington sul da farsi. Spiega un negoziatore europeo: «Le sanzioni non servono solo per dissuadere, ma per manifestare una forma di dissenso politico». In altri termini potrebbero finire per avere una valenza soprattutto simbolica, nella prospettiva delle capitali europee. Per gli americani non è difficile capire perché.

«Più sono dannose le sanzioni per la Russia, più costeranno care anche agli europei» spiega da Washington Jeff Schott, esperto del Peterson Institute for International Economics. La prima ipotesi studiata negli Stati Uniti riguarda Nord Stream 2, il secondo gasdotto che unisce la Russia alla Germania attraverso il Baltico tagliando fuori Ucraina e Polonia. D suo lancio resta da autorizzare, dunque in apparenza un blocco cambierebbe poco perché già oggi il metano passa attraverso altre rotte. Nella sostanza però una paralisi di Nord Stream 2 imposta da Washington potrebbe far salire ancora di più il costo dell'energia in Europa, perché quel gasdotto da solo può trasportare il 12% del fabbisogno annuo del continente. Se gli scenari di guerra dovessero diventare concreti, l'Europa non potrebbe più contare come prima sulle forniture attraverso l'Ucraina (oggi rappresentano il 30% del fabbisogno del continente). Di qui il primo fronte di attrito fra le diplomazie sulle due sponde dell'Atlantico in questi giorni. Naturalmente ve ne sono altri perché il mercato russo è molto più importante per le imprese tedesche o italiane, in proporzione, che per quelle di qualunque altro Paese al di fuori della Bielorussia.

Nel 2019 il «made in Italy» ha fatturato in Russia quasi n miliardi di dollari, il «made in Germany» 25 e, in rapporto alla taglia delle economie, questi sono i due Paesi più esposti in caso di ritorsioni di Mosca dopo un embargo occidentale su forniture come semiconduttori, smartphone o componenti di aerei. Resta che colpire economicamente il regime di Vladimir Putin sarebbe complicato anche se questi dilemmi fossero risolti. il Cremlino in questi anni ha lavorato per aumentare la propria potenza militare e la tenuta in caso di sanzioni, anche a danno della stessa popolazione russa. La spesa sanitaria rispetto al prodotto lordo nel Paese è circa metà di quella europea, sotto persino a quella di Bielorussia e Ucraina. Il reddito medio per abitante in Russia è crollato di un terzo dal 2013, secondo la Banca mondiale. Ma il Paese vuole diventare una sorta di fortezza a prova di sanzioni: la spesa nell'esercito è salita al punto da diventare la terza più alta in proporzione al prodotto lordo fra le principali potenze al mondo, dopo Arabia Saudita e Israele. Intanto Mosca ha ridotto il debito pubblico in mani estere e fatto salire le riserve sovrane al record di 620 miliardi di dollari, tagliando al minimi la quota in valuta americana. La Russia ha anche costruito per le proprie banche un sistema di pagamenti parallelo a Swift, la rete globale di comunicazioni finanziarie che la Casa Bianca potrebbe bloccare in risposta a un attacco a Kiev. A Washington non resterebbe che prendere di mira le singole banche russe, anche in questo caso imponendo costi alle loro controparti europee. Anche la Cina del resto ha costruito una rete parallela a Swift e ora segue gil eventi con cura. Sull'Ucraina si vedrà se l'Occidente è in grado di paralizzare l'economia di un grande avversario. Oppure. magari, non più.

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