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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.08.2021 Caso Saman, i parenti: 'Se scappa ancora va uccisa'
Commento di Alessandro Fulloni

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 agosto 2021
Pagina: 21
Autore: Alessandro Fulloni
Titolo: «Le pressioni dei parenti sui genitori di Saman: 'Se scappa ancora va uccisa'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/08/2021, a pag. 21, con il titolo "Le pressioni dei parenti sui genitori di Saman: 'Se scappa ancora va uccisa' ", la cronaca di Alessandro Fulloni.

Saman, a Novellara si fermano le ricerche dopo 67 giorni- Corriere.it
Saman

Le pressioni dal clan «forzando tantissimo» i genitori: se Saman «scappa ancora bisogna ucciderla». Ia zia in Inghilterra «che sa che cosa è successo». La fuga verso la Francia chiamando «un uomo che organizza viaggi clandestini». E poi il sospetto del Riesame di Bologna: forse quella scena ripresa dalle telecamere dei tre che con pale e piede di porco si aggirano nell'azienda agricola a Novellara, nel Reggiano, sarebbe «un depistaggio per indirizzare le ricerche del corpo della povera ragazza», uccisa nella notte del 30 aprile, «in una zona dove mai sarebbe stato trovato». Lo si legge nelle 72 pagine dell'ordinanza che conferma il carcere per il cugino Ikram Ijaz, l'unico arrestato dei cinque ricercati per concorso in omicidio, tra cui i genitori di Saman, Shabbar e Nazia Abbas, lo zio Danish Ilasnain e un altro cugino, Nomanulhaq Nomanulhaq. Nei verbali parla molto, in incidente probatorio, il fratello sedicenne di Saman, sia pure sminuendo il ruolo dei genitori che «non hanno mai pensato di fare questa cosa, di uccidere». Ma altri familiari «hanno forzato tantissimo» per orchestrare il delitto. Per le fughe di Saman da casa — come quella in Belgio per conoscere un ragazzo conosciuto in chat — «siamo stati criticati dai nostri connazionali, mio zio e i parenti dicevano che bisognava ucciderla» ma Shabbar e Nazia replicavano «che non potevamo ucciderla» solo «perché scappava». E ancora: «Quando lei è andata in comunità, di nascosto ci ha contattato. Nelle videochiamate lei fumava e rideva e ciò dava fastidio ai miei genitori. Papà le diceva: "ti comporti come un uomo". Ma Samam era così, non aveva paura di nessuno e rispondeva a tutti, anche a mio zio». Del piano per ammazzarla erano a conoscenza parenti anche fuori dall'Italia. Tra questi una zia in Inghilterra che all'indomani del delitto telefona al ragazzino — lasciato a casa mentre i genitori erano già nel Punjab — chiarendogli di «non dire nulla» ai carabinieri. Ma è anche lui a cercarla «per sfogarmi e superare questa cosa. Secondo me sa cosa è successo, quando le parlavo piangeva...». Poi la fuga: Hasnain e il ragazzino lasciano Novellara in bici e prendono un treno, verso la Liguria, a Gonzaga: un giro tortuoso «per non farci riprendere dalle telecamere». Ad Imperia si ricongiungono con gli altri due cugini. Il quartetto è controllato dalla polizia: Ijaz e Nomanulhaq sono in regola e se ne vanno. Ma il primo non sa di essere intercettato e verrà preso in Francia. Zio e nipote sono invece senza documenti. Hasnain dovrà ripresentarsi in Questura ma scompare mentre il sedicenne finisce in un centro per minori. Qui lo zio riesce a telefonargli per dirgli di scappare: «Lega delle lenzuola e calati dal quarto piano». Ma uno degli educatori lo vede e lui desiste. Poi è Shabbar — contattato grazie a un altro ospite del centro che presta un cellulare al ragazzino — a bloccarlo: «Non calarti più, è pericoloso». Infine il cadavere. Che non sia tra le serre di Novellara, dove è stato cercato per due mesi, è il dubbio del Riesame: quello spostarsi sospetto di Hasnain, Ijaz e Nomanulhaq, che «sanno bene della videosorveglianza», forse è un «preventivato depistaggio». Lo scopo? «Realizzare un delitto perfetto».

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