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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.08.2021 Afghanistan 5: i talebani e il rischio del Pakistan nucleare
Commento di Danilo Taino

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 agosto 2021
Pagina: 1
Autore: Danilo Taino
Titolo: «C'è anche il rischio Pakistan»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/08/2021, a pag. 1, con il titolo "C'è anche il rischio Pakistan", il commento di Danilo Taino.

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Danilo Taino

Pakistan and the Nuclear Nightmare – Foreign Policy

Lo scorso 1° maggio, il settimanale Economist pubblicò una copertina con la quale individuava il «posto più pericoloso sulla Terra». E mostrava la mappa di Taiwan, minacciata di diventare in tempi non lontanissimi oggetto di scontro, potenzialmente anche armato, tra Cina e Stati Uniti. Tre mesi e mezzo dopo, il podio è cambiato. Sul gradino più alto sta salendo l'Afghanistan; meglio ancora, il confine tra Afghanistan e Pakistan. La tragedia del Paese nel quale i talebani hanno preso il potere è naturalmente l'aspetto più angosciante degli eventi di questi giorni: qualsiasi afghano abbia o abbia avuto speranze di un minimo di libertà, a cominciare dalle donne, è minacciato fisicamente e moralmente, terrorizzato. L'altra tragedia in formazione è geopolitica e non riguarda solo lo scioccante, caotico ritiro degli Stati Uniti dal terreno, con il conseguente crollo di credibilità che si riflette sull'Occidente intero: c'è anche un pericolo nucleare che fa impallidire l'eventualità che l'Iran costruisca la sua «bomba». L'allarme è ad alto livello nella diplomazia indiana a New Delhi ma certamente non è sconosciuto a Washington, a Pechino e in parecchie altre cancellerie. La presa di Kabul apre la strada alla destabilizzazione di fatto del Pakistan. Con ogni probabilità, non appena i talebani avranno consolidato il potere, tra le altre cose rivolgeranno lo sguardo verso il Paese confinante, con l'obiettivo di influenzarlo seriamente: i rapporti che ci sono tra i due lati della Durand Line, che traccia il confine, tra gruppi di terroristi, tra politici, tra militari e servizi di sicurezza sono stretti, spesso conflittuali ma anche di collaborazione. La vittoria in Afghanistan è destinata ad aumentare enormemente il prestigio, il potere e l'influenza dei talebani nella regione. La questione è che il Pakistan è una potenza nucleare: 160 testate. I governi che si sono succeduti a Islamabad, la capitale del Pakistan, hanno in genere negato di avere sostenuto i talebani afghani. In realtà, è internazionalmente riconosciuto che per decenni li hanno finanziati, hanno sostenuto le loro operazioni, fornito coperture diplomatiche, permesso che organizzassero il training dei miliziani sul loro territorio, fornito armi e assistenza. I militari pachistani, la forza più potente del Paese, li ha finora considerati non solo vicini dal punto di vista religioso e ideologico, soprattutto li ritiene un bastione contro l'influenza del rivale storico nella regione, l'India che negli scorsi decenni ha appoggiato i governi di Kabul in funzione anti-Pakistan. E i servizi di intelligence pachistani, l'Isi, sostengono i talebani afghani dagli Anni Novanta. Questo rapporto ha enormemente favorito lo sviluppo dei cosiddetti talebani pachistani, Tehrik-i-Taliban, che hanno l'obiettivo di rovesciare lo Stato e di recente si sono ripresi dopo essere stati cacciati in Afghanistan dall'esercito di Islamabad nel 2014. Questi ultimi si differenziano spesso dai loro ispiratori afghani, hanno obiettivi diversi, ma un governo talebano a Kabul darà loro più forza e creerà probabilmente problemi seri al governo di Islamabad guidato da Imran Khan, un leader debole, dipendente dall'esercito e incerto al punto di avere definito di recente i talebani «normali civili». II ruolo ambiguo svolto dai politici e dai militari pachistani nei confronti dei talebani, mentre allo stesso tempo tenevano rapporti altrettanto ambigui con l'Occidente, rischia ora di volgersi contro di loro. Husain Haqqani, un ex ambasciatore pachistano negli Stati Uniti, dice che «l'estremismo islamista ha già diviso la società pachistana lungo linee di settarismo e l'ascesa degli islamisti alla porta accanto fornirà nuovo coraggio ai radicali di casa». II poroso confine tra i due Paesi permetterà inoltre, come in questi anni, il passaggio di militanti da un lato all'altro, anche delle formazioni terroriste: da al-Qaeda agli affiliati dell’lsis. La caduta di Kabul complica ulteriormente una situazione già molto complessa e i governi e le diplomazie stanno rivalutando affannosamente il quadro che si è creato, sicuramente in India ma certamente anche a Pechino e a Mosca. La possibilità che il Pakistan, potenza nucleare, sia destabilizzato e che sull'uso degli ordigni possano avere prima o poi influenza i radicali islamisti è qualcosa di terrorizzante. La vittoria talebana a Kabul darà impeto ai movimenti terroristici in Asia, in Medio Oriente e in Europa. La conquista della «bomba» li galvanizzerebbe e metterebbe il mondo in una situazione difficilissima. Con la superpotenza americana sconfitta e in ridimensionamento, anche una crisi a Taiwan potrebbe essere più vicina. Si usa dire che l'Afghanistan è la «tomba degli imperi».

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