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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.08.2021 Dove vivrà Eitan, il bambino israeliano sopravvissuto al disastro della funivia del Mottarone?
Cronaca di Giuseppe Guastella

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 agosto 2021
Pagina: 16
Autore: Giuseppe Guastella
Titolo: «Quel litigio sul bambino sopravvissuto»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/08/2021, a pag. 16 con il titolo "Quel litigio sul bambino sopravvissuto", il commento di Giuseppe Guastella.

Funivia Mottarone, il piccolo Eitan Biran salvato dall'abbraccio del padre  - Il Giornale d'Italia
La famiglia Biran: l'unico sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 5 anni

Ha bisogno di tanto calore, di molta protezione, di grande aiuto, ciò di cui certamente non ha la minima necessità a 6 anni appena compiuti è ulteriore clamore da sommare a quello già enorme della tragedia della funivia del Mottarone alla quale il 23 maggio è scampato in mezzo a 14 morti e che lo segnerà per l'intera vita, ora che i suoi parenti in Israele accusano quelli residenti in Italia, ai quali è affidato da un giudice, di tenerlo «come in ostaggio». «Siamo sbalorditi per le surreali dichiarazioni, decisamente inaspettate e fuori contesto. Non si comprende sinceramente il perché tanta acrimonia e falsità», commentano i legali del bambino e dei congiunti italiani. Invece, appena guarite le tante fratture riportate nello schianto della cabina in cui ha evitato miracolosamente la morte grazie al padre che lo ha protetto con il proprio corpo e ha perso i genitori, il fratellino di due anni e due nonni, il bambino si ritrova suo malgrado al centro di un tira e molla che, al momento, sembra innescato dalla zia materna che con l'agenzia Ansa accusa da Tel Aviv la zia paterna, che vive nel Pavese, di voler trattenere in Italia il piccolo e solleva perplessità sulla decisione del Tribunale per i minorenni di Torino di affidarlo alla stessa parente italiana. Il bambino è nato in Italia dopo che il padre si era trasferito con la moglie per studiare medicina, parla italiano ed ha frequentato la scuola materna. «La tutrice si confronta, per quando dovuto e necessario, con il giudice tutelare per il solo bene» del bambino, dichiarano ancora gli avvocati Cristina Pagni, Massimo Sana e Armando Simbari, che assistono la signora e lo stesso bambino. Ieri gli zii materni hanno tenuto in Israele una conferenza stampa annunciando di aver incaricato un avvocato di chiedere l'adozione del nipotino per farlo crescere in Israele «così come ardentemente desiderava sua madre». «Siamo determinati a circondarlo di calore e di affetto», ha dichiarato la signora sostenendo che la sorella era andata in Italia per un periodo limitato e manteneva legami stretti con Israele»,per lei «erano importanti l'identità ebraica e quella israeliana». Identità che, a suo parere, verrebbe progressivamente «cancellata» in Italia. Subito dopo l'incidente, zii e i nonni materni sono venuti in Italia per incontrare il bambino mentre è sottoposto costantemente a cure mediche e psicologiche, ma per farlo devono essere autorizzati dal giudice. «Possiamo vederlo due volte la settimana, per due ore e mezzo ciascuna», afferma il marito della donna, la quale dice di essere rientrata da poche ore dall'Italia con la netta «sensazione che il bambino ci sia stato sottratto, che sia in procinto di essere staccato da noi». «L'ho incontrato, ma lui non capisce perché ci tratteniamo così poco e quando lo lasciamo scoppia in lacrime. Ci chiede se ha fatto qualcosa di male. Noi dobbiamo allora tranquillizzarlo, così come possiamo». Un eventuale processo (sono indagate 12 persone e due società) potrebbe chiudersi con risarcimenti importanti per il piccolo e per i parenti. Gli zii israeliani, che dichiarano di essere in condizioni economiche solide, affermano che la questione non è di loro interesse e che comunque sarebbe lui stesso a decidere cosa fare dei soldi quando sarà maggiorenne. Le affermazioni degli zii del piccolo lasciano perplesso anche il presidente della Comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani: «E abbastanza triste, non so che logica ci possa essere a portare il bambino in Israele, in un ambiente un po' diverso». Escludendo di parteggiare per l'una o per l'altra parte, racconta di aver incontrato il bambino un mese fa e di averlo «trovato inserito» in casa della zia che gli «sta vicino da quando è nato».

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