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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.02.2021 Islamismo e censura in Francia, pessima la titolazione
Cronaca di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 febbraio 2021
Pagina: 23
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Francia, il sindaco di sinistra contro il prof anti islamisti: 'Bugie per creare il caos'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/02/2021, a pag.23, con il titolo "Francia, il sindaco di sinistra contro il prof anti islamisti: 'Bugie per creare il caos' ", il commento di Stefano Montefiori.

Il solito articolo ben scritto e documentato di Stefano Montefiori viene presentato dalla redazione da un titolo che non corrisponde al contenuto. E' probabile che chi lo ha scelto non abbia neanche letto il pezzo...

Ecco l'articolo:

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Stefano Montefiori

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Ali Rabeh

II sindaco contro il professore. Ali Rabeh, 35 anni, francese musulmano di origini marocchine eletto nel giugno scorso con la lista di sinistra Génération.s, difende la sua città dalle critiche di Didier Lemaire, da vent'anni stimato e amato professore di filosofia al liceo, che dice ormai di «vivere nella paura» in un luogo «caduto nelle mani degli islamisti”. L'insegnante va in tv a raccontare delle minacce subite dopo la decapitazione di Samuel Paty? Il sindaco va a scuola a distribuire croissant e volantini in cui invita i ragazzi a pensare a studiare e a non lasciarsi «distrarre dalla follia mediatica che tocca il vostro istituto e tutta la città, rendendo le cose ancora più difficili». II conflitto aperto tra il sindaco pronto a offendersi e il professore che non vuole più tacere arriva in un momento cruciale per la società francese, quando all'Assemblea nazionale si discute il progetto di legge contro il separatismo islamista, ovvero il tentativo di Macron di opporsi non solo al terrorismo ma anche all'islam politico radicale che ne è spesso la base ideologica. Dopo Paty e l'attentato nella chiesa di Nizza, per settimane il governo ha chiamato i francesi a un sussulto di unità e di fermezza. Adesso che siamo al dunque, chi raccoglie l'appello e si batte per la laicità contro gli islamisti non ha vita facile. A neanche un'ora di metrò dal centro di Parigi, Trappes è una cittadina di periferia di 30 mila abitanti che per qualche tempo, una ventina di anni fa, sembrava riuscire a far convivere francesi di tante origini e religioni, capaci poi anche di uscire dal ghetto: sono nati qui l'attore Omar Sy (star di «Quasi amici» e adesso di «Lupin»), il campione di calcio Nicolas Anelka, i comici Jamel Debbouze e Sophie Aram (figlia di musulmani, sposata a un protestante, nel 1998 scelse per il figlio un nome ebraico, Chaïm). La banlieue modello o quasi non c'è piú, sostituita da «Trappistan», come la chiama ormai il contestato opinionista di destra Ivan Rioufol. Trappes avrà pure dato alla Francia il suo nuovo Lupin simbolo della diversità, ma ha prodotto anche il più alto numero di jihadisti: 67 persone, tra il 2014 e il 2016, sono partite da Trappes per andare in Siria e Iraq a combattere per lo Stato islamico.

Non è stato un caso, secondo Lemaire, e quella mentalità non è finita con la sconfitta del Califfato. «Sono testimone dell'avanzata dell'islamismo, sempre più forte sulle coscienze e sui corpi», ha scritto Didier Lemaire in una lettera aperta inviata all'Obs dopo l'uccisione del collega Paty. Lemaire ricorda l'incendio della sinagoga nell'ottobre 2000, derubricato a incidente per salvare la pace sociale, come il momento spartiacque. A quel chinare la testa sono seguiti altri gesti di sottomissione e adesso gli islamisti, già pronti a scatenare rivolte di strada dopo una multa per il burqa, vogliono impadronirsi della scuola e «sono in grado di influenzare i sindacati studenteschi, gli insegnanti, le associazioni dei genitori e anche i partiti politici, che non esitano a rilanciare il loro antisemitismo», scrive Lemaire. Il sindaco Rabeh non sopporta che si parli così della città che gli ha fatto vincere le elezioni, soprattutto dopo che il 2 febbraio il tribunale di Versailles ha annullato quel voto: tra il primo e il secondo turno Rabeh ha commesso irregolarità come distribuire 15 mila mascherine anti-Covid con il suo volto. II sindaco resta in carica per altri sei mesi in attesa della sentenza del Consiglio di Stato ma presto potrebbe di nuovo avere bisogno di consenso. Lo cerca accusando il professor Lemaire di essere un mezzo mitomane che non vive sotto scorta — il ministro dell'Interno Gérald Darmanin invece gliel'ha appena assegnata —, e che si inventa tutto quando dice che «a Trappes non ci sono più bar aperti a tutti o parrucchieri misti per uomini e per donne». Rabeh non vuole sentire parlare di segregazione dei sessi e invita le telecamere a filmare le donne accorse per l'occasione dentro il barbiere «BarberSquad», che però su Internet si dichiara fieramente «solo maschile». Il governo francese sta con il professore, ma in un clima velenoso è Rabeh ora a dichiararsi «minacciato di morte».

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