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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.10.2020 Le relazioni Cina-Vaticano e la linea di Donald Trump
La disinformazione di Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 ottobre 2020
Pagina: 21
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La linea della Santa Sede con la Cina nella partita del voto statunitense»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/10/2020, a pag.21, con il titolo "La linea della Santa Sede con la Cina nella partita del voto statunitense" il commento di Sergio Romano.

Sergio Romano riscrive la storia delle relazioni diplomatiche tra Vaticano e Cina dal 1949 - data della presa del potere da parte del partito comunista - a oggi. Ma anche trattando della Cina Romano non perde occasione per attaccare Donald Trump e le sue "esigenze elettorali". Trump fa campagna elettorale come chiunque altro prima e dopo di lui, non è chiaro perché vada criticato per questo. Romano, e non è la prima volta, agita lo spauracchio del voto degli evangelici americani a favore di Trump per demonizzare l'attuale presidente.

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Sergio Romano

Ecco l'articolo:

Dopo la conquista del potere, nel 1949, il Partito comunista cinese adottò per le chiese cristiane e particolarmente per la Chiesa cattolica, una linea alquanto diversa da quella di Lenin nei primi anni del regime bolscevico. Mentre questi dichiarò guerra al clero e si spinse, in un particolare momento, sino a incoraggiarne lo sterminio, Mao Zedong preferì sostituire la Chiesa cattolica con una «Associazione patriottica cattolica cinese». Fu creata nel 1957 dall'Ufficio per gli affari religiosi e le fu dato, insieme all'uso dei beni ecclesiastici, il compito di nominare i vescovi. I cattolici che rifiutarono di iscriversi alla Associazione formarono una «Chiesa sotterranea» (nota anche come Chiesa «del silenzio»), costretta a celebrare i suoi riti e a educare i figli nella clandestinità. La Chiesa di papa Pacelli (Pio XII), lasciò intravedere la scomunica per coloro che avessero aderito, mentre quella di Benedetto XVI, in una lettera aperta, richiamò il regime comunista al rispetto della libertà religiosa e dichiarò che una Chiesa controllata dallo Stato è incompatibile con la dottrina cattolica. Papa Bergoglio è andato oltre. Durante il suo pontificato, la Segreteria di Stato del Vaticano ha cercato di rimettere piede nella Repubblica Popolare ed è riuscita a negoziare con Pechino un compromesso. La Chiesa avrebbe avuto il diritto di nominare qualche vescovo, ma avrebbe riconosciuto quelli nominati dall'Associazione patriottica. Avrebbe riconosciuto anche l'esistenza dell'Associazione, ma avrebbe chiesto a Pechino di rispettare i fedeli che, aderendo all'Associazione, invocano l'obiezione di coscienza.

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L'accordo è stato concluso nel 2018 per la durata di due anni e il prossimo obiettivo della Chiesa, in occasione di un rinnovo ormai vicino, sarebbe di ottenere che l'Associazione patriottica smetta di accogliere i suoi nuovi membri, come ha fatto sinora, con formule polemiche e sacrileghe per la Chiesa da cui provengono. Ma gli Stati Uniti, nel frattempo, sono intervenuti con alcune dichiarazioni del Segretario di Stato. In occasione del suo viaggio a Roma Mike Pompeo ha detto che il rinnovo dell'accordo pregiudicherebbe l'autorità morale della Chiesa e ha aggiunto: «Il Dipartimento di Stato è una voce forte per la libertà religiosa in Cina e nel mondo. Chiediamo al Vaticano di unirsi a noi».

Anche queste dichiarazioni, come altre delle scorse settimane, rispondono alle esigenze elettorali di Donald Trump. Chiedendo alla Chiesa Romana di rinunciare al suoi rapporti con Pechino, il presidente spera di ottenere il voto degli evangelici e della destra cattolica. II numero dei primi è difficilmente calcolabile, ma rappresenterebbero un quarto della popolazione americana; mentre i cattolici conservatori sono generalmente quelli critici di papa Francesco e della linea riformatrice adottata dal suo papato. Donald Trump si è distinto in molte occasioni per la sua spregiudicatezza morale. Ma oggi, alla vigilia delle elezioni presidenziali vorrebbe addirittura conquistare un secondo mandato atteggiandosi, come i monarchi inglesi, a «Defensor fide», protettore e difensore della fede.

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