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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.09.2020 Ruth Bader Ginsburg, una vita in difesa del diritto, con una eccezione
Massimo Gaggi approfitta dell'occasione per attaccare Trump

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 settembre 2020
Pagina: 15
Autore: Massimo Gaggi
Titolo: «Corte suprema, addio giudice Ginsburg. Ora Trump può cambiare l'America»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/09/2020, a pag. 15, con il titolo "Corte suprema, addio giudice Ginsburg. Ora Trump può cambiare l'America", la cronaca di Massimo Gaggi.

Stupisce che una figura del livello di Ruth Bader Ginsburg, un riferimento negli Stati Uniti per la legalità e la lotta per i diritti di tutti, si sia augurata che la scelta di chi la sostituirà alla Corte Suprema avvenga dopo le elezioni presidenziali, sperando in questo modo che non tocchi a Donald Trump. Massimo Gaggi, come al solito, non perde occasione per trasformare un articolo su una delle grandi protagoniste della storia americana dell'ultimo quarto di secolo in un pezzo contro Trump.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Massimo Gaggi

Ruth Bader Ginsburg: death of liberal justice gives Trump chance to reshape  the US for generations | US news | The Guardian
Ruth Bader Ginsburg

Aveva avuto talmente tanti guai di salute dai quali si era sempre ripresa — quattro operazioni per cancro a colon, pancreas e polmoni nell'arco di 21 anni, un intervento al cuore, la frattura di tre costole — che a molti americani appariva indistruttibile. Invece Ruth Bader Ginsburg — giudice della Corte Suprema divenuta un'icona per la sinistra liberal, una vita spesa per tutelare le donne e difendere i diritti civili — se n'è andata venerdì notte circondata dai suoi familiari. II suo ultimo desiderio: essere sostituita da un altro giudice scelto non in questo ultimo scorcio della legislatura, ma dal nuovo presidente che verrà eletto dai cittadini americani tra 47 giorni. È quello che hanno chiesto anche il candidato democratico Joe Biden e, soprattutto, l'ex presidente Barack Obama che nel 2016, quando il giudice Scalia morì 9 mesi prima delle elezioni, si vide negare dall'allora leader del Senato, Mitch McConnell, addirittura il diritto di designare un candidato e sottoporlo alla ratifica del Congresso: quel seggio della Corte Suprema rimase vacante per un anno. «Quattro anni e mezzo fa» ha detto Obama, «i repubblicani hanno inventato un nuovo principio: il Senato non colma un vuoto nella Corte prima del giuramento del nuovo presidente. Lo stesso principio va applicato oggi, non si può cambiare secondo la convenienza del momento».

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Ma Donald Trump, che pure ha elogiato Ginsburg («un grande giudice e una donna straordinaria»), non intende esaudire il suo ultimo desiderio: nominerà al più presto un nuovo giudice e il leader del Senato — che è sempre McConnell — stavolta si è detto pronto a mettere in votazione la sua ratifica. I democratici possono condannare questo voltafaccia, ma non hanno strumenti giuridici per bloccare la nomina: come ha detto lo stesso Obama, il veto del 2016 era un'invenzione della destra, non un processo basato su una legge. La scomparsa della Ginsburg dà a Trump la possibilità di essere un presidente che in un solo mandato nomina ben tre giudici, un terzo della Corte, spostando radicalmente a destra i suoi equilibri. Le conseguenze sociali saranno enormi: i giudici sono eletti a vita e decidono su questioni essenziali per la società, dall'aborto ai matrimoni gay. Ma altrettanto enorme sarà l'impatto sul voto: da oggi Trump, in difficoltà sull'economia e sulla pandemia, non certo gestita al meglio, può spostare i riflettori sui valori sociali ed etici cari ai conservatori. E la Corte, ora a maggioranza nettamente conservatrice, potrebbe essere decisiva per l'esito della corsa alla Casa Bianca (come lo fu nel 2000 tra Bush e Al Gore) in caso di risultati delle urne contestati nei tribunali. Chi sostituirà la Ginsburg? Trump aveva già compilato una rosa di 20 candidati: magistrati e anche tre senatori. La favorita è Amy Coney Barrett, giudice di Corte d'Appello di Chicago, molto apprezzata dal presidente, come anche due giudici delle corti di Filadelfia e Atlanta.

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