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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.07.2020 Ecco la differenza tra democrazie e dittature: un confronto tra Israele e Cina
Commenti di Davide Frattini, Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 luglio 2020
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini - Pierluigi Battista
Titolo: «L' 'ombra' di Netanyahu va in piazza contro di lui - Gli Uiguri in Cina, e il nostro 'mai più'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/07/2020, a pag.17, con il titolo "L' 'ombra' di Netanyahu va in piazza contro di lui" il commento di Davide Frattini; a pag. 33, con il titolo "Gli Uiguri in Cina, e il nostro 'mai più' ", il commento di Pierluigi Battista.

A destra:
Benjamin Netanyahu

Davide Frattini è di solito attento osservatore di quello che succede in Israele, potrebbe oggi spiegare come funziona la democrazia nello Stato ebraico e non solo limitarsi a una cronachetta contro Benjamin Netanyahu. Il getto d'acqua per impedire violenze nel corso di manifestazioni avviene in tutti i Paesi democratici, Italia inclusa, non deve stupire se è così anche in Israele. Si veda, per approfondire, il commento di Vito Anav su IC di ieri alla pagina http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=78946
Per capire la differenza tra democrazie e dittature, è bene confrontare l'articolo di Frattini su Israele con quello di Battista sulla Cina.

Ecco gli articoli:

Davide Frattini: "L' 'ombra' di Netanyahu va in piazza contro di lui"

Risultati immagini per davide frattini
Davide Frattini

Ricorda di essere stato addestrato a muoversi con gli occhi bendati attorno alla residenza del primo ministro, di poter trovare una casa sicura in 37 secondi in ogni situazione. Racconta di essere tornato a Gerusalemme per protestare con migliaia di israeliani contro quel premier che ha protetto per anni. Le parole di Nir Adan su Facebook sono già state condivise 11 mila volte e hanno ottenuto 23 mila like, cuoricini di approvazione politica. E di sorpresa: gli uomini come lui parlano poco, di sicuro non parlano dei leader che devono difendere, «sono stato la tua ombra, pronto a morire per te, pronto a uccidere per te. Ci chiamavi il sale della terra, i migliori che scelgono di sacrificarsi per la patria». Adesso Benjamin Netanyahu chiama i manifestanti — tra loro tanti veterani come Nir — «vandali e anarchici». Come commenta Ben Caspit, prima firma del quotidiano Maariv, qualcosa deve essersi rotto dentro Nir, qualcosa che lo ha spinto a infrangere il giuramento del silenzio imposto dallo Shin Bet, i servizi segreti che preparano le guardie del corpo. «Sono il ragazzo che ha scelto di far da scudo alla democrazia» continua Nir. «E quando sono venuto a esercitare il mio diritto democratico, sono stato picchiato dalla polizia e colpito dal getto di un idrante». Le contestazioni vanno avanti da settimane. I manifestanti chiedono le dimissioni del premier, lo accusano di aver mal gestito l’emergenza Covid-19 perché troppo preso a difendersi dalle accuse di corruzione.

Pierluigi Battista: "Gli Uiguri in Cina, e il nostro 'mai più' "

Immagine correlata
Pierluigi Battista

E se fosse vero, non ne sareste un po’ colpiti, e anche un po’ disgustati? Gira un video cinese, preso probabilmente da un drone non intercettato, in cui si vede un grande affollamento di persone con indosso una divisa carceraria, inginocchiate e umiliate nei piazzali di una stazione ferroviaria, tenute a bada dai fucili della polizia di Pechino, nell’attesa di salire sui treni della deportazione. Intervistato dalla Bbc, l’ambasciatore cinese a Londra non ha potuto negare che quei deportati in catene facessero parte della popolazione degli Uiguri, la minoranza musulmana perseguitata in Cina e confinata a milioni nei campi di concentramento, nel silenzio complice delle cancellerie di tutto il mondo e in un’opinione pubblica oramai assuefatta alla violazione dei diritti umani in cambio di stabilità e di soddisfacenti scambi commerciali. Non avevamo detto «mai più» Auschwitz, eccetera eccetera? Ecco, se quel video fosse vero, e solo per prudenza estrema può ancora concedersi il beneficio del dubbio, non dovremmo almeno un po’ vergognarci per quel «mai più» ipocritamente declamato e sistematicamente disatteso? La seconda notizia, tutta da accertare, perché non solo in Rete ma anche sui giornali vidimati con il tesserino girano castronerie colossali, dice che anche le mascherine che indossiamo siano state in parte fabbricate nei campi di lavoro, insomma, detto esplicitamente, nei lager, insomma nei luoghi dello schiavismo cinese dove non si odono le proteste dell’Occidente, in cui sono rinchiusi gli Uiguri perseguitati da Pechino. Dovremmo vergognarci due volte, se è vero che ci proteggiamo dal virus con dispositivi ottenuti tramite il lavoro forzato di milioni di deportati, come quelli ripresi dal drone clandestino prima di salire sui treni della vergogna. Anche in questo caso, dove è andata a finire la grottesca esortazione al virtuoso «mai più»? Come mai, sempre così verbosi, indignati, impettiti nelle nostre corazze democratiche, stavolta, con gli Uiguri martirizzati, rimaniamo così docilmente silenziosi? E i governi della Via della seta, cosa dicono? Mai più smetteremo, piuttosto, di girarci dall’altra parte per non guardare in faccia la nostra ipocrisia e il nostro ridicolo cinismo. E «mai più», detta da noi, diventa squallidamente una battuta comica.

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