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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.07.2020 'Prof, che cos’è la Shoah?': lo racconta Frediano Sessi
Recensione di Paolo Salom

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 luglio 2020
Pagina: 37
Autore: Paolo Salom
Titolo: «Raccontare la Shoah tra 25 anni»
Riprendiamo oggi, 23/07/2020, dal CORRIERE della SERA, a pag. 37, con il titolo "Raccontare la Shoah tra 25 anni", il commento di Paolo Salom.

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Paolo Salom


Giorno della Memoria, è importante ricordare per evitare una nuova ...

Dove saremo tra 25 anni? E cosa sapranno i figli dei nostri figli, le anime che ancora devono aprire gli occhi, sul nostro presente? Soprattutto: come guarderanno al nostro passato, alle vicende terribili del Novecento? Che ne sarà del ricordo della Shoah in questi anni aggrappato agli ultimi testimoni diretti, destinati a scomparire con i loro ricordi? Frediano Sessi, nel suo Prof, che cos’è la Shoah? (Einaudi Ragazzi, pagine 156, e 10) prova a rispondere a questi interrogativi mettendosi nei panni doppi di una professoressa di liceo musicale, ormai in pensione, e di una sua ex studentessa. Corre l’anno 2045 e Jessica, questo il nome della ragazza, vivendo a Berlino si imbatte nei monumenti nati per non dimenticare lo sterminio degli ebrei. Per prima l’opera di Peter Eisenman, i 2.711 blocchi di cemento «disposti come se fossero baracche o case senza finestre e porte».

Prof, che cos'è la Shoah? - Sessi | Einaudi Ragazzi
La copertina (Einaudi Ragazzi ed.)

Ovvero: il Memoriale dell’Olocausto, un mistero per la giovane. Inizia così un dialogo a distanza sulla storia e sulla possibilità di dimostrare ciò che è stato. Perché se già oggi le teorie sull’«invenzione delle camere a gas» sono all’ordine del giorno, figuriamoci, immagina Sessi, in un futuro nemmeno troppo lontano. Ecco dunque materializzarsi in un dialogo digitale tra insegnante e allieva, un metodo, anzi il metodo che tutti dovremmo far nostro per affrontare le questioni più spinose della storia. «Sono andata a spulciare — dice la docente a Jessica — l’archivio della biblioteca e ho trovato molto materiale sulla questione che poni...». Piano piano, una vicenda oscurata dalla distanza temporale, riprende forma attraverso documenti, testimonianze dirette dei sopravvissuti, saggi. Parole scritte, parole che non sono destinate a scomparire sempre che ci sia qualcuno in grado di ritrovarle. Ma non solo: man mano che la prof introduce le vicende della Germania nazista nelle sue risposte, Jessica si trova a toccare con mano il peso dei ricordi (o del desiderio d’oblio) sui discendenti degli aguzzini. E qui la ricerca della verità fa i conti con le tendenze umane a distorcere la memoria: un meccanismo che già Primo Levi aveva sperimentato sulla sua pelle.

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