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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.05.2020 Turchia: muore dopo 323 giorni di digiuno il musicista che chiedeva 'libertà'
Cronaca di Monica Ricci Sargentini

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 maggio 2020
Pagina: 37
Autore: Monica Ricci Sargentini
Titolo: «Muore dopo 323 giorni di digiuno il bassista turco che chiedeva 'libertà'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/05/2020, a pag.37, con il titolo "Muore dopo 323 giorni di digiuno il bassista turco che chiedeva 'libertà' " il commento di Monica Ricci Sargentini.

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Monica Ricci Sargentini 

Il PKK chiede un'azione urgente per Ibrahim Gökçek
Ibrahim Gökçek

Non ce l’ha fatta Ibrahim Gökçek. Il bassista della band di sinistra Grup Yorum è morto ieri in ospedale ad Istanbul, 48 ore dopo aver interrotto «il digiuno alla morte» che durava da 323 giorni. L’ultima foto lo ritrae su un letto con le dita a V in segno di vittoria perché le autorità, anche grazie alla risonanza internazionale, avevano promesso una ripresa dei concerti della band. Due settimane fa aveva rilasciato un’intervista a «7». Era stremato, costretto su una sedia a rotelle, il corpo ridotto ad uno scheletro. Sentiva che la sua fine era vicina ma continuava a combattere: «Questa resistenza è la nostra ultima risorsa, non ci hanno lasciato nient’altro da fare. Moriremo per cantare? Sì, perché il nostro è amore per le persone e per la patria» ci aveva detto. Ad annunciare il decesso è stata la stessa band. E subito i social si sono riempiti di messaggi di cordoglio e omaggi alla musica del gruppo che in Turchia è riuscito incredibilmente a mantenere la sua popolarità nonostante il silenzio imposto. Gökçek, 40 anni, aveva iniziato il digiuno ad oltranza un anno fa insieme a Helin Bölek che si è spenta il 3 aprile a Istanbul dopo 288 giorni senza cibo. Lui e i suoi compagni chiedevano la scarcerazione immediata di tutti i membri del gruppo arrestati, l’annullamento del mandato di cattura per gli altri musicisti, la fine delle irruzioni della polizia nel centro culturale Idil e la cancellazione del divieto di esibizione. Martedì scorso il tribunale di Istanbul ha accolto la richiesta della band di poter tornare a cantare. «Una vittoria politica» che aveva fatto sperare. Ma il prezzo pagato è stato alto. Oltre a Bölek ad aprile era morto anche Mustafa Kocak, 28 anni, in carcere con una condanna all’ergastolo per vendita di armi a un gruppo terrorista. Un’accusa contro cui, stando ai suoi legali, non ci sono prove.

Le accuse I guai giudiziari sono iniziati quando la band è stata accusata di sostenere il terrorismo. L’altro ieri un gruppo di deputati di opposizione, attivisti e fan della band si era riunito davanti alla casa del bassista per manifestare la propria solidarietà. «La vita ha vinto» aveva dichiarato Sebnem Korur Fincanci, il presidente della Human rights foundation of Turkey. Fondato nel 1985 da quattro giovani universitari, Grup Yorum ha all’attivo 20 album realizzati, 2 milioni di dischi venduti, concerti e tournée in diversi Paesi. Il genere è quello della musica popolare ispirata dal cantore popolare turco Ruhi Su ma anche dagli Inti-Illimani. I testi, ovviamente, sono politici, parlano di lavoratori sfruttati, di minoranze perseguitate e incitano alla rivolta. Una delle loro canzoni è un rifacimento di «Bella ciao» in turco. Per essere più inclusivi nei testi delle canzoni vengono usate le diverse lingue del territorio anatolico, tra cui il kurmancî, l’arabo, il laz, lo zazaki, l’armeno. I guai giudiziari erano iniziati nel 2015 e l’anno dopo la band veniva inclusa nella lista dei movimenti sovversivi e terroristi. Poi l’arresto di diversi suoi membri. L’accusa è di appartenenza o sostegno al Dhkp-C, un’organizzazione armata di estrema sinistra considerata terrorista non solo dalla Turchia, ma anche da Stati Uniti e dall’Unione Europea. Ma il gruppo ha sempre smentito: «Sappiamo pensare con la nostra testa», aveva detto più volte Gökçek sottolineando come non siano mai state trovate prove contro di loro. In carcere ci sono ancora cinque musicisti: Özgürcan Elbiz, Ali Aracı, Emel Ye ilırmak, Bergün Varan e Sultan Gökçek. Quest’ultima è la moglie di Ibrahim e, nonostante i ripetuti appelli, non ha potuto essere al fianco del marito nelle ultime ore.

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