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Corriere della Sera Rassegna Stampa
31.12.2019 Libia: l'offensiva di Erdogan. L'Europa risponde (per ora) solo a parole
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 31 dicembre 2019
Pagina: 15
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Erdogan pronto a mandare in Libia oltre 6.000 soldati, Macron e Al Sisi: 'No escalation'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/12/2019, a pag.15 con il titolo "Erdogan pronto a mandare in Libia oltre 6.000 soldati, Macron e Al Sisi: 'No escalation' " il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi


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Il sultano Erdogan

Corre veloce il treno della crisi libica. L'Europa, divisa e bisognosa di coordinarsi, annaspa in ritardo. La Turchia accelera più di tutti. Ieri il governo Erdogan ha presentato la mozione relativa all'invio di truppe a sostegno della coalizione di Accordo Nazionale in Tripolitania, che verrà approvata dal parlamento di Ankara il 2 gennaio. Le milizie di Tripoli e Misurata si aspettano di vedere i primi rinforzi in arrivo già il giorno dopo (si parla di un totale di 5.000 soldati regolari oltre a i.600 volontari siriani). L'uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, replica minacciando bombe su porti e aeroporti della Tripolitania. Il tema è bollente. A renderlo più controverso è il continuo flusso di notizie circa la presenza combattente già sui due fronti libici di «mercenari» stranieri che vanno dai contractors russi, ai soldati turchi, egiziani, francesi e sino a miliziani sudanesi e del Ciad. Fonti indipendenti a Tripoli confermano la ritirata della milizia Marsa di Misurata dal quartiere di Hadba, uno dei più importanti nelle zone meridionali della capitale abitato in maggioranza da sfollati pro-Haftar. A Roma è ben vista la cooperazione con Berlino e Londra, ma si guarda con preoccupazione alle mosse francesi in vista della Missione Europea in Libia per il «cessate il fuoco» prevista il 7 gennaio, cui parteciperà anche Luigi Di Maio. Ieri il presidente francese Macron ha parlato per telefono con l'omologo l'egiziano Al Sisi ed entrambi hanno lanciato un appello per la «moderazione» e perché «si eviti un'escalation» mentre Haftar era volato al Cairo. Nel frattempo il ministro degli Esteri russo Lavrov si diceva contrario all'eventualità di una no-fly zone europea. Mosca ha sempre criticato il precedente del 2011, quando la no-fly zone dell'Onu aprì la strada alle bombe Nato che condussero alla defenestrazione di Gheddafi.

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