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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.11.2019 Torino e il boicottaggio di Israele di marca 5 stelle
Commento di Daniele Manca

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 novembre 2019
Pagina: 1
Autore: Daniele Manca
Titolo: «Quegli inaccettabili distinguo su Israele»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - Torino di oggi, 30/11/2019, a pag.1 con il titolo "Quegli inaccettabili distinguo su Israele" il commento di Daniele Manca.

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I danni provocati dalla cultura del sospetto nel nostro Paese non sembrano diminuire. E questo nonostante sia diffusa ormai da qualche decennio ed evidentemente non abbia prodotto alcun risultato. Se non quello di alimentare non tanto discussioni e prese di coscienza quanto il continuo prendere le distanze, i distinguo, la delegittimazione di chi la pensa in modo diverso. Nel caso dell'accordo con la Israelian Innovation Authority siglato giovedì scorso, con il sapore sgradevole della delegittimazione. E c'è da sperare non all'odio. L'intesa firmata dalla sindaca Chiara Appendino permetterà alle aziende italiane ed estere che appartengono al circuito di Torino City Lab di avviare e rafforzare i rapporti con le start up israeliane nel mondo dell'hi tech. E questo anche grazie alla possibilità di accedere a dei finanziamenti stanziati dall'Israel Innovation Agency guidata da Ami Appelbaum.

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Un'intesa per la città, che può contribuire allo sviluppo, a ridare il ruolo che merita Torino. I timori e le preoccupazioni che le tecnologie possano essere usate per scopi bellici arrivano a essere persino comprensibili. Ma quello che non è accettabile è che ogni volta che Israele è parte di attività o di intese, immediatamente arrivino i distinguo. La richiesta di prese di distanza. E non può essere un caso. E sin troppo facile ricordare che tutto questo non accade nei confronti di altre nazioni. Si fanno affari con estrema tranquillità e nel silenzio più assoluto con Stati nei quali è prevista la lapidazione delle donne adultere o dove è tollerato il fenomeno delle spose bambine costrette a matrimoni con adulti. Ma appena c'è di mezzo l'unica democrazia in Medio Oriente che con fatica, in un ambiente sicuramente ostile, tiene alti i valori delle persone a prescindere del genere e delle etnie, ecco che si fanno interpellanze e si chiedono rassicurazioni. Si sono siglati accordi a livello nazionale come quello della Belt and Road Initiative, romanticamente denominata in italiano «Nuova via della Seta» senza nemmeno porsi il problema di quale regime ha dato vita a quel processo. Non vogliamo andare indietro nel tempo ricordando i dissidenti in galera in Cina o il Tibet occupato, basta leggere le cronache quotidiane da Hong Kong. Intendiamoci quello che è accaduto nei giorni scorsi a Torino non è un episodio isolato. L'Unione europea è arrivata nel 2015 a «marchiare» i prodotti di aziende israeliane sfornati dalle fabbriche dei territori sotto il controllo dell'Autorità palestinese. Quasi fosse da riprovare il fatto che avessero sede impianti di società israeliane in Cisgiordania dove lavoravano palestinesi regolarmente assunti. E così non bastano le rassicurazioni della ministra come Paola Pisano che è stata assessora in questa città e che era presente alla firma di quell'accordo. Tantomeno della sindaca. Anzi, arriva il fuoco amico dalla stessa maggioranza in consiglio comunale. Attorno a Israele c'è un clima tale che ha spinto negli anni passati addirittura a boicottare prodotti, persino spettacoli h ideati e organizzati. Ecco perché le tante cause nobili in giro per il mondo, come scriveva Bernard-Henry Lévy sul Corriere del giugno del 2015 in piena campagna di boicottaggio, rendono stonati gli allarmi preventivi che si sono ascoltati in città.

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