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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.09.2019 Lione: 'Non leggono il Corano', migrante ammazza e ferisce
Cronaca di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 settembre 2019
Pagina: 11
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «'Non leggono il Corano', raid di un migrante: un morto»
Riprendimo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/09/2019, a pag.11, con il titolo "'Non leggono il Corano', raid di un migrante: un morto" la cronaca di Stefano Montefiori


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Stefano Montefiori

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L'assassino

PARIGI «Non leggono il Corano», ha borbottato confusamente Sultan Marmed Niazi, nato 33 anni fa in Afghanistan, con ancora in mano il coltello e lo spiedo da barbecue insanguinati, mentre un gruppo di passanti lo chiudeva in un angolo chiedendogli di posare le armi. Ieri intorno alle 16 a Villeurbanne, alla periferia di Lione, quell’uomo che si trova in Francia come richiedente asilo si è messo a sferrare coltellate a caso sulla folla in attesa alla fermata dell’autobus 57, vicino alla stazione di metropolitana Laurent Bonnevay. Ha ucciso un ragazzo di 19 anni e ferito 9 persone, tre delle quali gravemente. Una ragazza in lacrime, con la canottiera bianca ancora sporca di sangue, ha raccontato che «quell’uomo si è messo a colpire chiunque aveva a tiro, ha aperto il ventre di una persona, ha dato una coltellata in testa a un uomo, ha tagliato l’orecchio di una donna». Un altro testimone che vive a pochi metri dal luogo dell’aggressione, lo stesso che ha sentito la frase sul Corano, ha detto al Progrès di Lione che l’assassino ha colpito più volte le persone quando erano già a terra, tornando sui suoi passi. I diversi video girati dai passanti documentano la fine dell’azione, quando la situazione è surreale: Niazi si aggira con calma, anche se impugna ancora il coltello. Viene avvicinato da più persone, un uomo sembra dirgli «sono un convertito» al che lui non gli fa niente e anzi gli «dà un cinque», altri gli chiedono perché ha fatto questa follia, gli dicono di smetterla e di lasciare cadere il coltello, e lui finalmente ubbidisce. Si rannicchia in un angolo, «qualcuno voleva picchiarlo ma uno dei conducenti degli autobus ha detto “non lo toccate, teniamolo qui finché arriva la polizia”». Arrestato, l’uomo non parla. A tarda sera la polizia di Lione non era riuscita a capire qual è stato il movente dell’attacco, sferrato in un luogo molto frequentato perché all’incrocio di una stazione dei pullman, della metropolitana, di linee di autobus e di tram e di un parcheggio, nell’ultimo weekend prima della riapertura delle scuole. Il ragazzo rimasto ucciso, originario dell’Isère, stava per prendere il pullman per assistere al festival musicale e ecologista Woodstower a Miribel-Jonage, a un quarto d’ora da lì. La procura anti-terrorismo di Parigi per il momento non si è fatta carico dell’inchiesta, ancora affidata ai colleghi di Lione che indagano per omicidio e tentato omicidio. La pista terroristica quindi per adesso non è né esclusa né confermata. Sembra che Niazi non abbia evocato alcuna organizzazione terroristica. Indagine La pista terroristica non è esclusa, ma per ora la polizia indaga solo per omicidio La frase sul Corano sembra indicare un movente islamista, forse da aggiungere ad altre cause, per esempio il disagio psichico come è stato il caso molte volte negli ultimi anni. Accanto agli attentati del 2015 organizzati e condotti con disciplina militare da gruppi di terroristi addestrati, in Francia e nel resto d’Europa si sono susseguite poi azioni condotte talvolta da personalità marginali, magari prive di contatti con l’Isis ma inclini a raccogliere i generici appelli alla jihad. Sempre a Lione, il 24 maggio scorso, un algerino di 24 anni, Mohamed Hichem Medjoub, aveva fatto esplodere una bomba da lui stesso costruita ispirandosi alla propaganda dello Stato islamico. Dopo alcuni giorni di silenzio, Medjoub ha detto di agire in nome dell’Isis. Da allora si trova in carcere a Parigi in attesa di processo, e giovedì scorso per l’ennesima volta ha aggredito le guardie penitenziarie. In attesa di chiarimenti sull’aggressione di ieri a Villeurbanne, Marine Le Pen ha comunque incolpato «l’ingenuità e il lassismo della nostra politica migratoria».

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