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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.07.2019 Usa/Iran: con la scorta le petroliere nel Golfo
Cronaca di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 luglio 2019
Pagina: 13
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Gli Usa: scorte militari alle petroliere»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/07/2019, a pag.13 con il titolo "Gli Usa: scorte militari alle petroliere" il commento di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio      una petroliera nel Golfo persico

Per ora nessuno nasconde le proprie mosse. Due unità britanniche hanno protetto una petroliera —sempre britannica — nel Golfo, erano ben visibili anche sul sito di Marine Traffic. Sotto gli occhi di chiunque avesse un accesso web. Misura preventiva nel caso ai pasdaran venisse in mettere in atto le minacce di ritorsione dopo il blocco di una nave iraniana. Altrettanto «nota» la Saviz, uno strano cargo di Teheran che staziona dal 2017 in Mar Rosso: l’intelligence sospetta che sia in appoggio ad attività coperte e assista le sortite dei commandos navali Houti, i guerriglieri sciiti alleati della Repubblica Islamica. Puntini luminosi sugli schermi in aree strategiche per il petrolio, piccoli segnali di sviluppi in corso in entrambe le «porte»del greggio, lo stretto di Hormuz e Bab el Mandeb. Il capo di Stato Maggiore americano Joseph Dunford, in una intervista alla Reuters, ha rivelato l’intenzione di creare una coalizione che protegga il traffico navale lungo queste due rotte. Il Pentagono avrebbe il duplice ruolo di comando e controllo, attraverso la sua consistente presenza aeronavale fornirebbe informazioni preziose a unità di scorta fornite da quanti si uniranno all’alleanza. Dunque chi dirà sì dovrà pagare le spese e fornire i mezzi, «vascelli» e magari «assetti» aerei che faranno da ombra al traffico civile nelle zone critiche. Per Dunford serviranno ancora una ventina di giorni prima di lanciare la missione. A fine giugno, il segretario di Stato Pompeo aveva presentato a due alleati importanti, i sauditi e gli Emirati, il programma Sentinel. A bordo delle petroliere potrebbero essere piazzati sistemi sofisticati di monitoraggio per registrare «incidenti» ed episodi anomali, ossia apparati che dovrebbero raccogliere prove di eventuali attacchi. Uno scudo elettronico per integrare la normale attività di vigilanza condotte dalle marine militari, ma anche una sorta di occhio per «documentare» un’aggressione. L’idea è nata dopo il duplice sabotaggio di petroliere nel Golfo Persico. Washington e Israele sono convinti della responsabilità iraniana, altri governi hanno mostrato prudenza chiedendo maggiori prove: persino gli Emirati, mai morbidi con Teheran, hanno rallentato con le accuse. Ciò però non ha diminuito le paure e molti ricordano la guerra delle petroliere, a metà anni ’80 nel mezzo dello scontro Iran-Iraq, quando nel Golfo fu necessario tutelare il naviglio commerciale. Se negli Usa il partito dei falchi insiste per azioni decise contro i mullah, sono considerate altrettanto pericolose le sortite dei guardiani della rivoluzione, spesso affiancati da militanti sciiti, dall’Hezbollah agli Houti. E, infatti, in queste ore sono uscite nuove immagini di presunti barchini esplosivi radiocomandati messi a punto dai miliziani yemeniti: armi semplici che possono rappresentare una minaccia seria per un mercantile, per una nave piena di greggio ma anche per un’unità della Navy. Il cacciatorpediniere statunitense Cole venne attaccato con un battello-kamikaze dai qaedisti proprio al largo dello Yemen, nell’ottobre 2000. Da allora i rischi potenziali sono cresciuti. La lotta subacquea ha portato allo sviluppo di mezzi notevoli e persino gruppi non statali hanno messo a punto capacità non da poco. Lo scenario che fa da sfondo vede dunque gli Stati Uniti ribadire la difesa di snodi strategici, ma anche la chiamata di responsabilità per i partners. Il biglietto lo devono pagare tutti, Trump ha spesso rimproverato a Ue e Giappone di fare poco anche quando sono in gioco i loro interessi. E vedremo quanti saranno pronti ad abbracciare il progetto. Al tempo stesso la Casa Bianca intende mandare un messaggio a Teheran dopo l’abbattimento del drone e le esplosioni sulle petroliere. La pressione continua, come dimostra l’ennesimo annuncio del presidente — ieri — su altre dure sanzioni contro l’Iran dopo la sua decisione di arricchire l’uranio. Il file nucleare è stato di nuovo riaperto, tra le polemiche, all’Aiea, con consuete schermaglie tra moniti e inviti al dialogo.

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