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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.07.2019 L'Iran minaccia Londra
Commento di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 luglio 2019
Pagina: 12
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Blitz contro la petroliera iraniana. Ora Teheran minaccia Londra»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/07/2019, a pag.12 con il titolo "Blitz contro la petroliera iraniana. Ora Teheran minaccia Londra" il commento di Guido Olimpio

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Guido Olimpio     la petroliera iraniana

Sabotaggi, assalti, minacce. E in mezzo c'è l'Iran insieme ai suoi avversari. Giovedì con un'azione volutamente spettacolare un team di marines britannici si è calato sulla petroliera Grace i, piena di greggio iraniano destinato alla Siria. Operazione al largo di Gibilterra per far rispettare — è la spiegazione — l'embargo petrolifero adottato contro Damasco. I militari si sono mossi con gli elicotteri e unità d'appoggio intercettando la nave proveniente dal porto di Kharg. L'unità, temendo i controlli lungo il canale di Suez, ha intrapreso un lungo viaggio circumnavigando l'Africa, ma l'intelligente la stava «Filando» e quando è arrivata nei pressi dello Stretto è stata bloccata. A bordo, oltre al prezioso carico, 28 marinai di nazionalità indiana, pachistana e ucraina. Un colpo di mano che non poteva non suscitare reazioni. Da Teheran, Mohsen Rezai, già comandante dei pasdaran, ha ammonito Londra: è un atto illegale, se la petroliera non sarà rilasciata al più presto è nostro dovere catturarne una britannica. Nel contempo il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore di Sua Maestà per esprimere tutta la sua ferma condanna. Ora le parole di Rezai, pur condite di propaganda e legate al momento, non possono essere sottovalutate. Primo. Nessuno — specie in questa fase di grande tensione — vuol perdere la faccia, tantomeno in circostanze simili. Secondo. Gli iraniani sono maestri in questo tipo di sfide: in passato hanno lanciato ritorsioni catturando navi o arrestando occidentali usando qualsiasi pretesto, dalla violazione delle acque nazionali alle accuse di spionaggio. Terzo. E' evidente che sulle rotte dell'oro nero si sta giocando una partita complessa, dove non mancano le sorprese e le manovre. C'è spazio ancora per altro. Per due volte ci sono stati atti di sabotaggio contro le petroliere lungo le coste del Golfo: episodi attribuiti dagli Usa e da alcuni alleati all'Iran. Storia non chiarita del tutto. Poi i pasdaran hanno abbattuto un drone statunitense e la Casa Bianca ha bloccato all'ultimo minuto una rappresaglia. Quindi la Siria ha denunciato che cinque pipeline sottomarine, davanti a Banyas, hanno subìto danni pesanti: qualcuno le ha fatte saltare. Attacco attribuito ad una mano straniera e forse una mossa di guerra subacquea che si specchia in quanto avvenuto in precedenza sulle navi in vicinanza di Hormuz e Sharjah, negli Emirati. 12 mancata risposta militare di Washington non ha certo ridotto la mobilitazione. li Pentagono, che già dispone di un robusto apparato nella regione, ha inviato i caccia F-22 in Qatar, subito seguiti da alcuni bombardieri B-52. Un modo per riempire di concretezza gli avvisi di Donald Trump. Che ha dato l'alt alla punizione, ribadendo però che la pistola è carica. E ieri, pur restando nel vago — è la sua tecnica —, ha ripetuto: «Vediamo cosa accade, l'Iran deve essere prudente, molto prudente». Gli Usa, inoltre, hanno sollecitato una riunione dell'Aiea per discutere del dossier nucleare iraniano. Dunque le molte crisi rischiano di finire tutte nello stesso cesto, contagiandosi. Ad ogni puntata gli osservatori ripetono che nessuno desidera la guerra. E' vero. Ma qui le parti gonfiano il petto, muovono le loro pedine e c'è chi è convinto che prima o poi dall'incidente limitato si possa arrivare a qualcosa di più ampio

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