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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.06.2019 Finalmente: conoscere Daniel Silva, sottovalutato dagli editori italiani e censurato da tutti i giornali
Intervista e commento di Gianni Santucci, due pagine che lanceranno Daniel Silva anche in Italia

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 giugno 2019
Pagina: 20
Autore: Gianni Santucci
Titolo: «Siamo in una nuova guerra fredda (e stiamo perdendo)»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA-LETTURA di oggi, 02/06/2019 a pag.20, con in titolo "Siamo in una nuova guerra fredda (e stiamo perdendo)" l'articolo di Gianni Santucci su Daniel Silva.

Dopo una serie di editori, piccoli e grandi (c'è stato anche Mondadori) che non avevano capito niente di quanto avevano fra le mani, Daniel Silva è approdato finalmente a Harper Collins Italia. I suoi libri, completamenti alternativi alla letterura di spionaggio, sono sempre stati  trascurati, limitandosi i nostri editori a pubblicare i soliti nomi. IC l'ha segnalato dall'aprile 2001, quando è nata.
Alcuni titoli sono esauriti, in attesa di essere ristampati da Harper Collins, molti però sono disponibili. Non lasciateveli sfuggire! se il vostro libraio vi dicesse che non sono disponibili, con educazione, ditegli che non è vero, apra il PC per verificare! Daniel Silva è stato sottovalutato non solo dagli editori, anche le librerie non sono state da meno.
Telefonate ai vostri amici di acquistare LETTURA in edicola, Gianni Santucci ha scritto un pezzo meraviglioso!

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Gianni Santucci

Il King Cole Bar è un posto da spie. Una spia sceglierebbe il tavolo nell'angolo, entrando a sinistra, l'ultimo. Intorno a quel tavolo la penombra scolora quasi nel buio. Di fronte, il legno lucido e arrotondato del bancone riflette una linea di luce: un taglio orizzontale nello scuro, sotto un murale neoclassico. Al King Cole hanno inventato il Bloody Mary e suonano jazz antico. E il bar del St. Regis hotel. Si accede da una porta laterale all'incrocio tra la 55a strada e la Fifth Avenue. La Trump Tbwer svetta 200 metri più a Nord, a un isolato di distanza. Il grattacielo del presidente torreggia nel sole, simbolo di una nuova stagione di spie a New York.
Daniel Silva è un uomo alto, magro, elegante, cordiale, ironico. Viso affilato, occhiali da professore, appassionato studioso del Kgb. Sostiene che il Russiagate sia solo l'atto recente di una storia antica: «Siamo nel pieno di una nuova guerra fredda. Ma oggi non abbiamo una strategia di contenimento. Non li stiamo sfidando». L'appuntamento col più grande burattinaio di spie della letteratura americana contemporanea è fissato al King Cole Bar, ore i6 del 7 maggio scorso. Dove ci sediamo? «A quel tavolo nell'angolo, a sinistra, l'ultimo».

 A luglio uscirà negli Stati Uniti The New Girl (HarperCollins, a gennaio in Italia). Romanzo numero 19 della serie di Gabriel Allon. Restauratore d'arte, nipote di internati nei campi di concentramento, agente dell'intelligence d'Israele, assassino.
Milioni di copie vendute. Il primo posto tra i bestseller è un risultato scontato.
Allon è un Montalbano spietato, cosmopolita, globale. Longevità del personaggio e affezione del pubblico sono paragonabili. La sua Vigata però è il mondo. Nessuna inchiesta stile detective: le spie non devono indagare. Le spie devono sapere. Cercano ed eliminano il nemico. Sono killer e prede. «Mi interessa l'immaginario della detective fiction inglese, diciamo quello di PD James, ma preferisco il mondo senza regole, quello in cui si può reagire e uccidere».
Il territorio dove uno scrittore può sgranare un intero rosario di colpi di scena.
Silva è un cucitore di trame perfette, ritmate, cadenzate al metronomo.
Qualche settimana fa «la Lettura» ha intervistato James Ellroy. Il maestro del noir storico ha detto: «Sto leggendo Daniel Silva. Non riesco a smettere».
L'interessato sorride: «Lo ringrazio». Tra i due passa un mondo. Ellroy ha proclamato: «Vivo nel passato, scrivo del passato». Silva impasta ogni romanzo nel presente. È un equilibrista: ogni libro mescola una trama di finzione, una radice storica, un'immersione nell'attualità. Letteratura che s'insinua nella cronaca.
Gabriel Allon esordisce nel 2000 (The Kill Artist).
Richiamato dal Mossad. Missione segreta. Eliminazione di un terrorista palestinese. Non programmato dall'autore come protagonista di una serie.
Fu il romanzo dell'imprinting: «La stessa esistenza di Allon è controversial, suscita discussione, disaccordo, giudizi. Nasce in un periodo di alto conflitto Israele-Palestina». Il tempo della seconda Intifada. «Il personaggio si forgia in quel magma. Negli accadimenti all'epoca attuali. Ma sulle spalle porta decenni di storia. Di quella storia. E per costituzione un personaggio politico. Quando lo abbandonerò, mi mancherà molto. Non so se riuscirò mai a trovare un altro protagonista che viva così su un confine, sempre sul limite». Il bilico tra esistenza e scomparsa; uccidere per non morire; dare la morte per la salvezza; piangere i propri morti prima di nuove missioni assassine; la giustizia sotto l'incombenza della minaccia. «L'intera vicenda umana, familiare e professionale di Allon sta scritta in un Paese in quella situazione. Al di là dei giudizi, Israele è un Paese interessante». 

 Silva è uno scrittore che piace a milioni di lettori, ma non è uno scrittore piacione. Non coltiva dubbi. Conosce la linea che taglia il bene e il male. È la sua linea. La ricalca a ogni romanzo. Manicheo per scelta. Dal Talmud: «Se qualcuno viene a ucciderti, alzati e ammazza tu per primo». Rise and Kill First, come il titolo di un magistrale libro d'inchiesta del giornalista israeliano Ronen Bergman. Storia dell'unità più esclusiva e riservata del Mossad, quella che ha progettato e compiuto omicidi di membri dell'Olp, di Hamas, di Hezbollah, di scienziati nucleari iraniani. È il mestiere di Gabriel Allon, superbo killer, eccelso restauratore d'arte.
Personaggio letterario molto engagé. Rivendicato come tale: «So che molte persone non prenderanno mai in mano un mio libro proprio per la nazionalità del protagonista. Ma va bene così». Allon infiltra agenti nell'Isis (La vedova nera, 2016, che anticipò gli attentati di Parigi e Bruxelles; dalla prefazione: «Non provo il minimo orgoglio per averli previsti»). Allon dà la caccia al capo del Califfato (La casa delle spie, 2017). Si confronta con le primavere arabe. «Intorno ad Alton, col tempo, s'è costruito un universo parallelo dove confluiscono la storia e il presente. Un mondo che si discosta appena dal reale, dove c'è sempre qualcosa che sta accadendo o che potrebbe davvero accadere. Il presente è un'occasione. Il presente è una risorsa. Non voglio stame lontano. La nostra società in questi anni è sconvolta e ridisegnata da globalizzazione, immigrazione, caduta degli standard di vita. Voglio stare dentro tutto questo».
In sintesi, in una battuta: «Non potrei mai scrivere qualcosa che somiglia a Game of Thrones». 

 Il punto di fusione più alto arriva col «filone russo», aperto da Le regole di Mosca (2008). E il gruppo di romanzi più ricco, più riuscito, più (di nuovo) controversial. Londra, Vienna, Mosca, Caraibi, Lisbona, Belfast, Beirut, Amburgo, Washington, Tel Aviv.
Infiltrati, assassini, doppiogiochisti, traditori, provocatori, pedinatori, picchiatori, manipolatori. C'è sempre un mix: accelerazioni (sangue, bombe, torture) e rallentamenti (attese, dialoghi «a scacchi», digressioni storiche). Nella narrativa di Daniel Silva c'è un tempo per le pallottole e un tempo per le scaltrezze spionistiche. Un tempo per ricattare e un tempo per blandire. La sfida è tutta nella costruzione della trama. Prendi il lettore, attaccalo all'amo. Silva lo fa con un estremo incastro/intarsio di scene da poche pagine. Ogni scena, un cambio di scenario. Ogni passaggio, un rilancio nell'intreccio. «Sono affascinato in maniera totale da quello che accade, e amo scriverne in forma di intrattenimento. Allo stesso tempo, non potrei mai scrivere per puro intrattenimento. I miei romanzi sono molto politici». Sottintesa dichiarazione di poetica: il feuilleton (quello alto) merita ancora rispetto. «La vera sfida è affrontare complesse questioni geopolitiche, ma in una forma di un romanzo che si possa leggere in spiaggia». E qui il sorriso si scompone in una risata: «Infatti pubblico sempre a luglio». Ne La spia inglese (2015) i servizi russi assoldano un vecchio bombarolo dell'Ira irlandese per uccidere Allon con un attentato nel centro di Londra. L'altra donna (2018, in Italia 2019) inizia con l'omicidio di un disertore russo; Allon e la sua squadra hanno organizzato la sua «accoglienza» in una strada di Vienna. La letteratura mastica l'instabilità dell'ordine mondiale. Il confronto Usa-Urss ha dato forma a mezzo secolo di storia. «Voi in Italia ne sapete qualcosa...». Il secondo tempo di quella partita è in corso. E non ci sono arbitri. Silva cita una frase di Lenin: «Sondate il terreno con le baionette. Se il terreno è cedevole, procedete; se incontrate l'acciaio, ritiratevi». E conclude: «Putin sta sondando il terreno con le baionette. Fino a questo momento, ha incontrato terreni cedevoli. Solo l'acciaio lo fermerà».
L'analisi affonda nella storia del Kgb: nel programma delle «misure attive» per difendere la rivoluzione. Dalla disinformazione, agli omicidi politici. Obiettivo: indebolire l'Occidente capitalista. «Guardatevi intorno oggi. Cosa vedete? Semplice: misure attive». 

 Silva ha 58 anni, è stato giornalista in Medio Oriente, si è convertito all'ebraismo. Davanti a un caffè e un bicchiere d'acqua ghiacciata, sul tavolo in ombra del King Cole Bar, parla col tono placido di colui che non spiega: propone limpide constatazioni. «Nell'attuale guerra ibrida, la desinformatsija è solo progredita.
Non hanno più bisogno di infiltrati, lo fanno con i social media. Forse è impossibile far comprendere a uno straniero quanto sia complicata la vita pubblica negli Stati Uniti per gli effetti del Russiagate: il governo è congelato, la nostra politica è avvelenata, si usa di continuo la parola tradimento. Tutto questo avviene a un livello inedito. Ed è opera dei russi, che lavorano per indebolirci». Pausa. «Sono real villain». Traduzione di villain: il cattivo di una storia. Il malvagio. Il personaggio che si oppone all'eroe. Ma attenzione: «Qui non parliamo solo di personaggi da romanzo». Dunque, in senso ampio, quell'antica parola francese (vilain) adottata quasi un millennio fa dall'inglese, vuol dire mascalzone, furfante, canaglia. Criminale.
Ecco: «Guardate cosa sta accadendo alla nostra democrazia, considerate la pressione intimidatoria della Russia sull'Europa dell'Est, ricordate l'omicidio Litvinenko e il tentato omicidio Skripal', entrambi su territorio britannico.
E considerate il legame con Assad. Molti miei libri hanno a che fare con l'avanzata russa in Medio Oriente, proprio mentre gli Stati Uniti si ritirano. Dobbiamo evitare il conflitto, ma dovremmo anche sfidarli o contenerli in qualche modo».

Diciannove anni, diciannove romanzi, diciannove avventure di Allon. «Ne ho ancora qualcuno in testa». Creazione a ritmi industriali. Avviene così: «Scrivo a matita» (modello «Mirado Black Warrior», N.2). «Lavoro su carta Staples» (blocchi gialli, un must della cancelleria statunitense). Ritmi ossessivi: «Siedi e scrivi. Siedi e scrivi. Per cinque, sei mesi l'anno. Senza pause». Eamon Quinn, il terrorista irlandese ingaggiato per uccidere Gabriel ne La spia inglese, a un certo punto della storia si concede un vezzo feroce. Invia un messaggio ad Allon prima di far deflagrare l'auto-bomba che dovrà ucciderlo. L'sms è questo: «I mattoni sono nel muro...». Nella finzione, è una sferzata del racconto. Extra fiction, diventa un proclama di meta-letteratura. Il cuore dell'officina letteraria di Daniel Silva: tutto è trama. Ogni mattone (vicenda, dialogo, colpo di scena) dev'essere disposto alla perfezione nel muro (il romanzo). Si può immaginare un preventivo lavoro maniacale, pre-scrittura, dietro ogni plot: «Invece non elaboro mai bozze o canovacci. Parto quando ho abbastanza in testa ma non è mai un'idea che vada oltre le 80-100 pagine. Lavoro lentamente. Riscrivo, inserisco, cambio, mi fermo, de-costruisco, riparto. L'approccio è sempre scena per scena. In ogni scena accade qualcosa che non avevo previsto. Ogni scena mi conduce alla successiva. Posso andare avanti a scrivere così anche per roo, 15o pagine: senza sapere quel che accadrà nella pagina successiva». Esempio dalla storia dell'arte: «Non oso paragonarmi a Caravaggio, ma Caravaggio dipingeva senza disegno preparatorio; non era forte con l'anatomia, copriva e rifaceva. Anche il mio lavoro è così. Quando ho finito leggo tutto a voce alta due volte. La voce ti fa sentire, capire. E indispensabile. L'ultima pulitura: quando passo al computer».
Tutto liscio, all'apparenza. Fino a che la cronaca non scompagina le cose. Scrivere dell'attualità comporta alti rischi. «Al centro del romanzo che uscirà c'è l'Arabia Saudita. Stavo lavorando. E il 2 ottobre 2018, nel consolato saudita a Istanbul, viene assassinato Jamal Khashoggi, scrittore, oppositore della monarchia, editorialista del "Washington Post". Ero vicino alla chiusura: ma buona parte di quel che avevo scritto è stato spazzato via dall'omicidio. La cronaca avrebbe reso tutto non verosimile, fuori asse, non allineato. Non era più pubblicabile. E così... puff. I Io buttato quasi 300pagine».

I suoi libri in italiano

 

Nato a Detroit nel 1960, Daniel Silva ha intrapreso nel 1984 la carriera giornalistica nell'agenzia United Press International (Upi). È stato corrispondente dal Medio Oriente e ha lavorato anche per la rete televisiva Cnn. Sposato con la giornalista della rete Nbc Jamie Gangel, nel 1996 Silva ha pubblicato il suo primo romanzo La spia improbabile (traduzione di Piero Spinelli, Mondadori, 1997), che entrò nella lista dei bestseller del «New York Times». Nel 1997 Silva ha lasciato il giornalismo per dedicarsi completamente alla letteratura di spionaggio. Poi sono usciti i due romanzi che vedono protagonista l'agente della Cia Michael Osbourne, pubblicati in Italia da Mondadori sempre nella traduzione di Piero Spinelli: October (1999) e Il bersaglio (2000) Anche i primi due romanzi della serie di Gabriel Allon, agente del Mossad israeliano creato da Silva, sono usciti in Italia da Mondadori: sono intitolati Il restauratore (traduzione di Fabrizio Pezzoli, 2001) e L'inglese (traduzione di Piero Spinelli, 2002). Quindi i libri di questa saga sono stati pubblicati da diverse case editrici: Vertigo, Giano, Beat, Neri Pozza. I romanzi più recenti scritti da David Silva, che raccontano sempre avventure di Gabriel Allon, sono editi invece da HarperCollins Italia: La spia inglese (traduzione di Giovanni Zucca, 2016); La vedova nera (traduzione di Giuliano Acunzoli, 2017) e La casa delle spie (traduzione di Giovanni Zucca, 2018). L'altra donna è il titolo più recente uscito in Italia

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