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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.05.2019 Roma: sfregiate le pietre d'inciampo con una minaccia in tedesco
Cronaca e intervista a rav Riccardo Di Segni di Fabrizio Caccia

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 maggio 2019
Pagina: 24
Autore: Fabrizio Caccia
Titolo: «Una minaccia scritta in tedesco. Sfregio su una pietra d'inciampo a Roma - 'Provocazione studiata. C'è un'ondata di odio che bisogna arginare'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/05/2019, a pag.20, con il titolo "Una minaccia scritta in tedesco. Sfregio su una pietra d'inciampo a Roma", la cronaca di Fabrizio Caccia; con il titolo 'Provocazione studiata. C'è un'ondata di odio che bisogna arginare' l'intervista al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.

Ecco gli articoli:

Risultati immagini per pietre inciampo roma 29 maggio 2019
«Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto»

"Una minaccia scritta in tedesco. Sfregio su una pietra d'inciampo a Roma"

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Fabrizio Caccia

La Comunità ebraica avrebbe preferito che la notizia non venisse diffusa, perché in questo caso diventano pericolosi anche gli emulatori. Ma è troppo grave quello che è successo nella notte tra lunedì e martedì in via della Reginella, quasi nel cuore del Ghetto ebraico, una delle strade di Roma segnate per sempre dall'orrore della deportazione nazista: qualcuno, intorno alle quattro del mattino, ha coperto con un lugubre adesivo una pietra d'inciampo, una delle migliaia disseminate nelle strade d'Europa dall'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le vittime dei campi di sterminio. Un adesivo con una scritta bianca in tedesco, nitida, precisa, senza errori, la cui traduzione è questa: «Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto». Il guaio è che nessuno ha visto, nessuno se n'è accorto. Eppure l'intero perimetro del Ghetto di Roma, dal lungotevere al Portico d'Ottavia, è sorvegliato 24 ore su 24 dai carabinieri. Via della Reginella non è dentro questo perimetro, però i luoghi sono pieni di telecamere e adesso naturalmente i filmati sono al vaglio degli investigatori. L'unica telecamera presente in via della Reginella si trova sopra un negozio, ma non ha registrato niente, purtroppo: «Ha il server bruciato», rivela una fonte vicina alla Comunità. A denunciare il fatto, ieri, è stata l'associazione «Arte in Memoria», che giusto una settimana fa, insieme all'ambasciata tedesca, aveva organizzato l'iniziativa «Memorie d'inciampo», con centinaia di studenti romani impegnati a lucidare le 288 pietre ricoperte d'ottone distribuite nei diversi municipi della città. Su ogni pietra, lo ricordiamo, è inciso il nome di una delle vittime dei campi di sterminio o delle Fosse Ardeatine. Anche l'ambasciatore d'Israele in Colombia, l'italiano Marco Sermoneta, ha già inoltrato la pratica per inaugurare nel prossimo mese di gennaio una pietra d'inciampo in via della Reginella: così sarà ricordato anche il suo prozio Lello Di Segni. La macabra scoperta è stata fatta martedì mattina alle 6 da un passante e ora l'intera Comunità ebraica romana s'interroga sul significato dell'atto: «Una sfida, una minaccia — così viene considerata da un alto rappresentante che preferisce restare per ora anonimo —. L'associazione "Arte in Memoria" parla di atto vandalico ma questo è ben altro. Il messaggio, anzi, è preciso: torneremo e lo faremo di nuovo». In via della Reginella, tra l'altro, non ci sono solo le pietre d'inciampo che ricordano le vittime della deportazione. Fino a due anni fa, ricorda la nostra fonte qualificata, era anche la sede del Circolo dei Ragazzi del '48, memoria storica del Ghetto, intitolato non a caso a ZI Raimondo, al secolo Raimondo di Neris, sopravvissuto alla Shoah e indimenticato artefice della sonora protesta al Tribunale Militare di Roma, nell'agosto del 1996, contro la scarcerazione del capitano delle SS Erich Priebke: «Era lì in piedi a 80 anni che aspettava all'uscita il criminale nazista col preciso intento di mollargli almeno un ceffone», lo ricordano al Ghetto. Non ci riuscì. Dopo la profanazione in via della Reginella arriva la condanna da parte di Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia. E Luciano Nobili, deputato Pd, denuncia: «Solo poche settimane fa le pietre d'inciampo erano state ripristinate, dopo essere state divelte e sottratte da ignoti. Questo ritorno di episodi di antisemitismo non dev'essere sottovalutato».

'Provocazione studiata. C'è un'ondata di odio che bisogna arginare'

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Riccardo Di Segni

«Non è un atto vandalico, è una provocazione...», dice Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

Sta pensando a qualcosa di molto preciso, non è vero? «Certamente. Sto pensando al luogo scelto da questa gente per fare ciò che ha fatto: via della Reginella non è una via qualsiasi, ma un luogo chiave della deportazione degli ebrei di Roma. Tenete conto che non ci fu solo il rastrellamento del 16 ottobre del 1943, ma anche dopo quel giorno i nazisti continuarono a portare via da lì tante persone».

«Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto», così recita quella scritta in tedesco con cui hanno coperto una delle pietre d'inciampo. «Appunto. E' agghiacciante».

Via Reginella è anche la strada dove fino a due anni fa c'era il Circolo dei ragazzi del `48, quello dei cosiddetti «combattenti del Ghetto», quelli che negli anni aspettavano al varco i fascisti che arrivavano da piazzale delle Muse in cerca di guai... «Non c'è dubbio. Via della Reginella è tutto questo».

Lei pensa dunque che si tratti soltanto di una provocazione, seppur minacciosa, inquietante. O c'è anche dell'altro? «Io non lo so. Ma come avranno fatto? Quelle sono strade sempre sorvegliate, monitorate dalle forze dell'ordine. Per questo dico che non può essere stato un semplice atto vandalico ma un'azione studiata, premeditata. E a preoccuparmi, perciò, è ben altro».

Vuole dire? «Mi preoccupa questo vento strano che soffia in giro e che bisogna assolutamente bloccare. Bisogna rafforzare la vigilanza, arginare in tutti i modi quest'ondata di odio che permette anche al razzismo più becero di manifestarsi».

Non è la prima volta che le pietre d'inciampo vengono profanate qui a Roma. Furono imbrattate già a Monteverde quelle che onoravano i parenti di Piero Terracina, sopravvissuto al campo di Auschwitz. Ne ricordiamo altre addirittura divelte a Campo de' Fiori... «Se è per questo, ne furono sottratte alcune in via Cavour».

Ogni pietra ricorda una persona che non è più tornata. «Questo sì che è importante: ricordare, custodire le individualità di tutte le persone che sono morte ad Auschwitz, alle Fosse Ardeatine. Io oggi conosco i loro discendenti, i loro parenti. Ed è questo il dovere della memoria, il nostro dovere: non permettere che quelle persone di cui ci parlano oggi le pietre diventino mai dei numeri».

Cosa dirà, dopo un fatto del genere, alla Comunità di Roma, nella vostra prima occasione d'incontro? «La prima occasione sarà domani sera (stasera, ndr) nella sinagoga di via Balbo. Ci sarà una cerimonia per ricordare in data ebraica la vittoria sul nazifascismo nella seconda guerra mondiale».

E quali saranno le sue prime parole? «Dirò che la lotta, purtroppo, non è ancora finita».

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