mercoledi` 24 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.05.2019 Arabia Saudita: vietati i pantaloncini corti per gli uomini. Ma almeno c'è chi protesta
Commento di Farid Adly, Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 maggio 2019
Pagina: 21
Autore: Farid Adly, Viviana Mazza
Titolo: «'Vietati i pantaloncini'. E i sauditi ora insorgono»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/05/2019 a pag. 21 con il titolo " 'Vietati i pantaloncini'. E i sauditi ora insorgono" il commento di Farid Adly, Viviana Mazza.

Vietati i pantaloni per le donne (questa non è una novità) e i pantaloncini corti per gli uomini: è quanto impone la legge in Arabia Saudita. Buon segno è che questo provvedimento - che tocca gli uomini - abbia suscitato ampie proteste, segno che non tutti, anche in Arabia Saudita, sono disposti a inchinarsi ai dettami dell'islam fondamentalista.

Ecco l'articolo:

Immagine correlataImmagine correlata
Farid Adly, Viviana Mazza

E’ vietato vestirsi in modo non conforme alle tradizioni, sia per i maschi che per le femmine. È vietato indossare abiti con scritte che offendono il buon gusto. In Arabia Saudita le nuove regole sul comune senso del pudore colpiscono anche gli uomini, che scandalizzati protestano sui social. Sabato scorso è entrata in vigore una legge, in arabo Al Dhawq Al-Am (letteralmente: il buongusto pubblico) che prevede una multa di 5.000 rial (1.200 euro) per i trasgressori, il doppio per i recidivi. Vale sia per i sauditi che per gli stranieri. Non esplicita quali indumenti siano «offensivi» ma i giornali del Regno pubblicano una sorta di cartellonistica che include canottiere, pantaloncini e minigonne tra gli abiti indecenti. Niente di tutto questo è una novità per le donne saudite, abituate a indossare in pubblico la lunga abaya sopra i vestiti, oltre al velo sul capo e a volte sul viso. Non ci sono norme legali vere e proprie, è una questione sociale.

Immagine correlata

Lo scorso anno il principe saudita Mohammed bin Salman, alla vigilia del suo primo viaggio a Washington, dichiarava che non devono per forza mettersi l'abaya nera: «Le leggi sono chiare e stipulate dalla sharia: le donne indossino abiti decenti e rispettosi, come gli uomini». A Gedda molte optano per colori diversi dal nero e non sempre mettono il velo in testa, ma portano abaya larghe anche quando fanno jogging. Ora gli uomini si arrabbiano: secondo il quotidiano Okkaz sono apparsi in poche ore 50mila tweet contro il divieto dei pantaloncini e l'hashtag correlato è volato in cima ai «trend». II tentativo di stabilire norme precise in un Paese in cui spesso si fa riferimento alla legge islamica, viene elogiato da alcuni, se non fosse che il nuovo decreto è anch'esso generico e soggetto a molteplici interpretazioni. Un certo Mashary è furioso: «Volete decidere anche cosa ci mettiamo e di che colore? La temperatura d'estate arriva a so gradi, volete che la gente si copra dalla testa ai piedi? Continuate così e potrete dire addio al turismo interno. I giovani prenderanno il volo verso altri lidi». A molte donne non sfugge il paradosso: «Quando costringevano noi a coprirci esageratamente, non protestavi per il caldo». E ancora: «Fossero belle le vostre gambe, sarebbe giusto farle vedere... Quando noi chiedevamo che il velo non fosse obbligatorio, ci attaccavate col pretesto della legge coranica». In passato poteva capitare che la polizia religiosa fermasse ragazzi in magliette attillate o jeans larghi stile rapper (al posto delle tuniche bianche), ma dall'anno scorso gli agenti della mutawwa non hanno più potere. Circolano «fake news» su arresti a Riad, la polizia smentisce: ci vorranno tre mesi per formare gli agenti e chiarire i parametri legali. C'è chi nota comunque la contraddizione con le aperture annunciate dalla monarchia nella «Visione 2030». Un tale Mohammed pubblica una vignetta che ritrae un uomo (in abiti tradizionali) che si incammina verso il 2030, lasciandosi alle spalle il cervello.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


https://www.corriere.it/scrivi/

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT