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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.05.2019 Perché Hamas ha scatenato l'offensiva?
Commento di Davide Frattini, lettera di Edoardo Brambilla a SkyTg24, un titolo disinformante del Fatto Quotidiano

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 maggio 2019
Pagina: 1
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La via stretta di Netanyahu»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA del 06/05/2019, a pag.1-3 con il titolo "La via stretta di Netanyahu" il commento di Davide Frattini; a seguire, la lettera inviata da Edoardo Brambilla alla redazione esteri di SkyTg24.

Il Fatto Quotidiano titola a pag. 3: "I raid diventano guerra: piovono missili su Gaza". E' un titolo che inverte causa (l'attacco dei terroristi) ed effetto (la difesa da parte di Israele), non cita neanche le centinaia di missili lanciati da Hamas e Jihad islamica sulle città israeliane e fa pensare a attacchi a tappeto da parte di Israele contro Gaza (mentre gli obiettivi di Israele sono i terroristi). Un altro esempio di disinformazione completa.
Il Fatto e Repubblica fanno a gara a chi assomiglia di pù al Manifesto.

Ecco l'articolo di Davide Frattini:

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Davide Frattini

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Una casa distrutta da u missile in Israele

L’ambasciatore del Qatar è negli Stati Uniti per controlli medici e in ospedale con lui sono rimasti bloccati i 15 milioni di dollari che avrebbe dovuto portare (in contanti dentro alle valigie, consegna mensile) nella Striscia di Gaza. Hamas ha bisogno di quei soldi per dimostrare ai palestinesi sotto il suo dominio dal 2007 che gli oltre duecento morti in un anno di proteste lungo la barriera di confine sarebbero almeno serviti ad alleviare la miseria. I capi fondamentalisti sembrano scommettere che il premier Benjamin Netanyahu non voglia protrarre lo scontro, fra una decina di giorni Tel Aviv accoglie le celebrità dell’Eurovision. La guerra, i razzi che cadono, le sirene anti-missile che risuonano nella metropoli sul Mediterraneo, rischierebbero di far saltare l’evento musicale. Per Hamas — inserita da americani ed europei nella lista nera dei gruppi terroristici — sarebbe una vittoria. Yahiya Sinwar è al Cairo per discutere con i mediatori egiziani. Quanto gli altri boss dell’organizzazione è preoccupato dalle migliaia di persone scese in strada un paio di mesi fa nella Striscia: la rabbia e gli slogan rivolti per una volta contro di loro, che hanno risposto con la repressione violenta. Vogliono mantenere il potere tolto con le armi dodici anni fa al presidente Abu Mazen, che da allora controlla solo la Cisgiordania. Hanno bisogno che i progetti definiti assieme agli egiziani — con il beneplacito israeliano — vadano avanti: la realizzazione di una zona industriale nel Sinai per dare lavoro agli abitanti di Gaza (dove l’80 per cento delle famiglie sopravvive grazie agli aiuti delle Nazioni Unite e la disoccupazione giovanile è al 70 per cento), la costruzione di un porto, il via libera agli investimenti internazionali. Così è arrivata la decisione brutale di bombardare le città israeliane per forzare Netanyahu, in queste settimane impegnato nei colloqui per formare il governo dopo la vittoria del 9 aprile. La strategia del primo ministro — al quarto mandato consecutivo — resta quella di provare a mantenere lo status quo, il dominio di Hamas su Gaza gli garantisce che le fazioni palestinesi non ritrovino l’unità, allontana la possibilità di un qualunque accordo di pace complessivo. Netanyahu vuole evitare un conflitto totale, è pronto alle concessioni. Non può però dimostrarsi debole, è già stato attaccato dagli alleati alla sua destra che lo accusano di una risposta tentennante ai lanci di razzi degli scorsi mesi. Per ottenere una maggioranza più solida deve convincere Avigdor Lieberman a entrare nella coalizione: il politico immigrato dall’ex Unione Sovietica vuole riprendersi la poltrona di ministro della Difesa, se n’era andato nel novembre del 2018 proprio per protestare contro l’ennesima tregua stipulata con Hamas. Dal governo si opporrebbe a qualsiasi intesa con i fondamentalisti, in passato ha sostenuto il piano di invadere la Striscia e prenderne il controllo militare.

Ecco la lettera del nostro lettore Edoardo Brambilla a SkyTG24:

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A Nicola Veschi e alla Redazione Esteri di SkyTg24

Emerita banda di trogloditi, lo vedo che è dura da digerire… Tel Aviv lo sarete ben voi! Stampatevelo bene nella corteccia cerebrale: possa piacervi o no, come in effetti pare - a voi, alla sciacquina Mogherini, a D’Alema, a Di Stefano, all'Onu, all'Unesco, al Vaticano e a quant'altri sulla stessa lunghezza d'onda - la capitale irreversibile dello Stato d'Israele è e sarà sempre GERUSALEMME… Prendetene atto e rassegnatevi tutti quanti!

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