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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.04.2019 Sadaf Khadem, l'atleta iraniana che a Teheran rischia l'arresto
Cronaca di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 aprile 2019
Pagina: 17
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Fuga della boxeur sul ring in calzoncini: 'Rischio l'arresto se torno a Teheran'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/04/2019 a pag. 17 con il titolo "Fuga della boxeur sul ring in calzoncini: 'Rischio l'arresto se torno a Teheran' " il commento di Viviana Mazza.

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Viviana Mazza

Era già in taxi verso l’aeroporto con il biglietto aereo in mano — così ha raccontato —, quando ha deciso di non ritornare a casa a Teheran. Sadaf Khadem, 24 anni, la prima iraniana a disputare (e vincere) un incontro amatoriale di pugilato lo scorso sabato, nella cittadina francese di Royan, dice di aver paura di finire in carcere nel suo Paese. Il suo allenatore Mahyar Monshipour, ex campione del mondo, che ha cittadinanza francese e vive a Poitiers, voleva recarsi con lei a Teheran, per tenere lezioni di boxe, ma ha appreso via sms che sarebbe stato spiccato un mandato d’arresto contro entrambi. L’accusa sarebbe di violazione delle norme sull’abbigliamento islamico poiché sabato Khadem è salita sul ring in canottiera e pantaloncini. La Federazione iraniana di pugilato ha smentito, attribuendo la «fake news» a media legati all’Arabia Saudita. «Non è un’atleta registrata, dal nostro punto di vista le sue attività sono private», ha detto il presidente della Federazione Hossein Soori, secondo l’agenzia di Stato Isna. Khadem insiste che l’incontro aveva ricevuto la benedizione delle autorità della Repubblica Islamica.

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Sadaf Khadem

La ministra dello Sport francese, Roxana Maracineanu, di cui Monshipour è consigliere, sarebbe intervenuta personalmente presso il suo omologo a Teheran perché permettesse l’incontro. Dopo la rivoluzione islamica del 1979, praticare gli sport femminili divenne difficile in Iran, anche a causa dell’obbligo del velo e della separazione tra i sessi nei luoghi come le palestre. Ma le donne hanno conquistato sempre maggiori spazi nelle discipline più disparate e anche nelle gare internazionali, dal calcio al nuoto al taekwondo. Di recente anche il pugilato è stato consentito, a condizione che le atlete abbiano allenatori uomini e che rispettino l’abbigliamento islamico. L’obbligo implica che le donne si coprano i capelli, il collo e il corpo, anche quando competono in attività agonistiche. Così, per esempio, la prima allenatrice di motocross, Behnaz Shafiei o l’alpinista della Nazionale Farnaz Esmaeilzadeh portano foulard per quanto striminziti anche all’estero. Khadem invece è salita sul ring a capo scoperto, indossando una canottiera verde, pantaloncini rossi e una banda bianca alla vita (i colori della bandiera iraniana). «Ho vinto per le donne, dobbiamo essere forti ovunque, le donne possono superare le montagne se lo vogliono», ha detto dopo aver vinto il combattimento contro la francese Anne Chauvin. Evidentemente le autorità iraniane non hanno apprezzato le sue scelte, in un momento in cui altre donne hanno deciso di fare della violazione delle norme dell’hijab una bandiera. Dopo Vida, la ragazza che nel dicembre 2017 si tolse il velo in via Enghelab (via della Rivoluzione a Teheran), altre hanno seguito il suo esempio. L’avvocata che le ha difese, Nasrin Sotoudeh, è stata condannata a 38 anni di carcere (anche se ne dovrebbe scontare 12, la pena più lunga) e 148 frustate.

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