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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.01.2019 Ritratto di Aviv Kochavi, il generale-filosofo che protegge Israele
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 gennaio 2019
Pagina: 10
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Buttava giù i muri e voleva uccidere Assad: il generale-filosofo capo dei militari d’Israele»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/01/2019, a pag.10 con il titolo "Buttava giù i muri e voleva uccidere Assad: il generale-filosofo capo dei militari d’Israele" il commento di Davide Frattini.

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Davide Frattini

La pelata e i muscoli pompati dall’addestramento spingevano i suoi studenti a definirlo «un Michel Foucault imbottito di steroidi». Perché Shimon Naveh è il generale che ha tradotto le idee dei filosofi francesi — anche quelle di Deleuze-Guattari — nella dottrina militare israeliana. Come se i Mille piani da affrontare diventassero i campi di battaglia. Fra tre giorni l’allievo che più ha applicato le sue lezioni diventa il nuovo capo di Stato Maggiore. In un Paese dove la maggior parte dei cittadini ¬— uomini e donne — ha indossato la divisa, il comandante delle forze armate è riverito più del primo ministro.

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Aviv Kochavi

Così gli analisti di cose belliche già speculano su quali saranno le prime decisioni strategiche di Aviv Kochavi, che in 36 anni — ne ha 54 — ha ricoperto quasi tutti i ruoli chiave nell’esercito. Fino al caos dall’altra parte del confine, quella guerra civile siriana che continua a non finire: un giornale arabo ha rivelato che da capo dell’intelligence aveva insistito — respinto — perché il governo desse il via libera a una missione per uccidere Bashar Assad. Da comandante della Divisione Gaza è stato l’ultimo a chiudere i cancelli dopo il ritiro nel 2005 e sono le battaglie nella Striscia che avrebbero potuto stroncargli la carriera: il rapimento del caporale Gilad Shalit è avvenuto sotto il suo comando. Attorno ai tavoli coperti di mappe delinea le tattiche a cui gli altri non hanno pensato o a cui preferirebbero non pensare. Nel febbraio-marzo del 2002 durante l’ondata di attacchi terroristici della seconda Intifada, è riuscito a convincere i superiori a permettergli di introdurre tra le vie strette di Nablus le visioni allargate del professor Naveh. Tra maggio ’68 e rivolte giovanili, propone di portare la guerriglia in mezzo ai palestinesi e di reinventare gli scontri urbani. Quando ne parla, anche Kochavi filosofeggia: «Questa stanza non è nient’altro che il risultato della tua interpretazione. Così mi sono chiesto: come interpreto un vicolo? Un urbanista direbbe che è uno spazio dove camminare. Ai miei soldati ho spiegato che era uno spazio dove è proibito camminare. Una porta? Non oltrepassarla. Una finestra? Vietato guardarci attraverso. Il nemico vede lo spazio in modo tradizionale e io non voglio cadere nelle sue trappole: l’esplosivo sulla porta, il cecchino dietro la finestra. Evito le imboscate e devo sorprenderlo», spiega allo studioso israeliano Eyal Weizman nel saggio Lethal Theory. Risultato: alla brigata di paracadutisti ordina di muoversi attraverso le case dei palestinesi, al chiuso, da un soggiorno alla camera da letto, da una cucina al bagno, stanza dopo stanza aprendo varchi a picconate nei muri. Gli arabi lo accusano di distruzione non necessaria, di aver coinvolto i civili. Lui finisce l’operazione con un solo caduto, per fuoco amico.

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