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Corriere della Sera Rassegna Stampa
31.12.2018 La 'caduta grafica' di Le Monde, cugino di Repubblica in quanto ideologia anti-Occidente e anti-Israele
Analisi di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 31 dicembre 2018
Pagina: 13
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Macron come Hitler, quando la grafica costringe alle scuse»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/12/2018, a pag.13 con il titolo "Macron come Hitler, quando la grafica costringe alle scuse" il commento di Stefano Montefiori.

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Le Monde è per definizione "il giornale influente"della Francia, un apprezzamento che da decenni non gli spetterebbe per niente.  Da sempre schierato su posizioni più che critiche nei confronti dell'Occidente, e di Israele in particolare, non stupisce affatto la 'caduta grafica' nei confronti di Macron.

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Stefano Montefiori

Il colore beige dello sfondo dà un'idea di carta invecchiata ed evoca il passato. Poi ci sono il rosso e il nero, una immagine di Emmanuel Macron dai tratti induriti, un'altra in bianco e nero della folla sugli Champs Elysées, e infine il carattere gotico della testata «M», il magazine settimanale di Le Monde. La copertina di fine anno ha provocato grandi polemiche in Francia perché molti vi hanno riconosciuto una citazione dell'iconografia nazista, con un più o meno involontario paragone tra il presidente Macron e Hitler. L'articolo nelle pagine interne firmato da Ariane Chemin, che è una tra le migliori giornaliste francesi, racconta gli Champs Elysées come luogo centrale della presidenza e delle disavventure di Macron, teatro delle celebrazioni del 14 luglio con Donald Trump, della sfilata malriuscita dei Bleus campioni del mondo e degli scontri tra polizia e gilets jaunes. Un testo equilibrato, ma illustrato da una copertina che cala Macron in un'atmosfera da regime totalitario, dove il cupo detentore del potere viene osannato dalle masse. Il presidente dell'Assemblea nazionale Richard Ferrand, tra i fondatori di En Marche, è stato tra primi a protestare: «Vorrei capire su cosa poggiano i riferimenti grafici e iconografici di Le Monde. Se non può essere un caso, di che cosa si tratta allora? Alla ricerca del senso perduto». Ferrand ha accompagnato le sue frasi su Twitter dalle immagini della copertina di Le Monde e di un manifesto hitleriano, e molti lo hanno seguito nell'indignazione: compagni del partito di maggioranza ma anche il disegnatore e regista Joann Sfar, l'illustratore Xavier Gorce che pure lavora per Le Monde, la ex presidente del Medef (la Confindustria francese) Laurence Parisot e Jean-Luc Mélenchon, il leader della France Insoumise che ha colto l'occasione per lamentarsi di essere stato a sua volta maltrattato in passato dai grafici di Le Monde. Il capo della redazione Luc Bronner e il direttore Jérôme Fenoglio hanno presentato le scuse del giornale, rivolgendosi a quanti si sono sentiti offesi da «intenzioni grafiche che non corrispondono in nulla ai rimproveri che ci vengono mossi». Bronner è entrato nel merito e ha spiegato che la copertina adotta codici dei costruttivisti russi dell'inizio del XX secolo «che usavano il nero e il rosso», stile tornato di moda grazie anche all'artista canadese Lincoln Agnew, autore di molte illustrazioni (da Obama a Ellen de Generes) per giornali di tutto il mondo. La copertina in questione però è stata realizzata dal grafico francese Jean-Baptiste Talbourdet, che si è evidentemente ispirato a un'opera di Lincoln Agnew per il numero di luglio 2017 di Harper's Magazine. Stessi colori beige, rosso e nero, stesse geometrie, stessa folla in bianco e nero, cambia il soggetto: Adolf Hitler. I costruttivisti russi e in generale l'estetica da totalitarismi degli anni Trenta imperversano nella cultura pop da molti anni. Per esempio, la copertina dell'album You Could Have It So Much Better dei Franz Ferdinand, rielaborazione di un'opera del 1924 di Alexander Rodchenko, viene usata e riciclata in tutte le salse da oltre 10 anni. Ma al di là della disputa grafico-semiologica, la copertina di Le Monde ha fatto così innervosire i vertici di En Marche forse perché arriva in un momento delicato nei rapporti tra l'Eliseo e il più influente quotidiano francese, responsabile — tramite la penna della stessa Ariane Chemin — delle rivelazioni su Alexandre Benalla che lo scorso luglio hanno dato il via alla crisi della presidenza Macron.

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