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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.12.2018 Francia in crisi: finalmente una intervista a Caroline Fourest
Merito di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 dicembre 2018
Pagina: 11
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Hanno attirato i violenti in piazza e ora perdono consenso»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/12/2018, a pag.11 con il titolo "Hanno attirato i violenti in piazza e ora perdono consenso" l'intervista di Stefano Montefiori a Caroline Fourest

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Caroline Fourest, 43 anni, è un'autrice e regista femminista francese. Ha fondato la rivista Prochoix, dove attacca le pagine Facebook  piene di notizie false diffuse dagli estremisti  e regista del film «Red Snake» sulle donne yazide e kurde  che uscirà presto in Italia. Contraria al 'politicamente corretto' non ci risulta sia mai stata intervistata prima. 

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Stefano Montefiori

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Parigi-  La conquista dell'Eliseo non c'è stata, e neanche i morti temuti dal governo. La drammatizzazione del ministro dell'Interno ha funzionato?
«Non so sia stata la drammatizzazione del governo o il fatto che i media abbiano smesso di trovare formidabile la violenza, o i mille fermi di oggi, che hanno permesso di tenere a distanza i più esagitati», dice Caroline Fourest, saggista e regista (il film «Red Snake» sulle donne yazide e curde uscirà presto in Italia).
E cambiato lo sguardo dell'opinione pubblica verso i gilet gialli? Oggi non pochi passanti e tanti affacciati ai balconi applaudivano i poliziotti.
«Finora si è detto che i francesi erano favorevoli, ma un conto è comprendere le ragioni della protesta, un altro sostenere un movimento che si sente al di sopra delle leggi, attacca le forze dell'ordine, brucia le auto e fa dichiarazioni omofobe, razziste e violente. Ci aspetta un grande lavoro di educazione alla democrazia, non solo in Francia. Il pretesto è sempre nazionale, ma il fatto che i movimenti di protesta oggi sfocino nella violenza è un fenomeno mondiale».
Da che cosa dipende?
«Ci si avvicina alla politica tramite Internet e i social media, senza passare più da sindacati o partiti che richiedevano almeno un minimo di apprendistato. I movimenti di strada attirano chi si era già radicalizzato e spesso appartiene più all'estrema destra che all'estrema sinistra, anche se questa è presente».
Le reazioni internazionali, da Trump a Erdogan, sono significative.
«Certo, Trump è entusiasta dei gilet gialli e i media russi sono pazzi di gioia. Questo nuovo modo di organizzare le proteste, più populista che democratico, è utile nelle dittature perché permette di rovesciare poteri illegittimi, ma può prendere aspetti terribili in una democrazia come quella francese».
Quanto conta l'anima complottista, per esempio l'idea che il patto di Marrakesh «venderà la Francia all'Onu»?
«Le pagine Facebook dei gilet gialli sono piene di notizie false diffuse dagli estremisti e da certi Stati che vogliono veramente la pelle dell'Europa ».
La partecipazione comunque continua a calare rispetto all'inizio della protesta. «E così, eppure c'è l'idea che chiunque non abbia un gilet giallo sia escluso dalla nozione di popolo e non sia più un cittadino».
Che succederà adesso?
«Dipenderà molto dall'atteso discorso di Macron, domani o dopo. Possiamo ipotizzare che le manifestazioni continueranno fino a Natale, poi il movimento potrebbe estinguersi come accadde alla Nuit Debout, due anni fa». 

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