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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.11.2018 Hamas trattato con i guanti
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 novembre 2018
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La Nasa e le bombe di Hamas: i destini (divisi) di due fratelli»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/11/2018, a pag.17, con il titolo "La Nasa e le bombe di Hamas: i destini (divisi) di due fratelli" la corrispondenza di Davide Frattini.

La descrizione del capo terrorista Nur lascia interdetti, descritto come un bravo soldato che pattuglia il confine del proprio paese quando anche i più disnformati sanno che Hamas è un movimento terrorista, che usa i propri civili per scalfire l'immagine di Israele di fronte all'opinione pubblica mondiale. Nessun paese al mondo avrebbe sopportato gli attacchi che Hamas scatena da quando si è impadronita del potere a Gaza. Ma Frattini si guarda bene dal citarlo.

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Davide Frattini                           Nur Barakeh

I 365 chilometri quadrati della Striscia di Gaza sono minuscoli rispetto all'universo che Suleiman Baraka osserva attraverso le lenti dei telescopi alla Nasa. In questa scatola di sabbia chiusa tra Israele, l'Egitto e il Mediterraneo ha scelto di tornare perché anche qui i bambini potessero alzare gli occhi e «guardare oltre i jet militari». Compagni di classe del figlio morto a 11 anni in un bombardamento alla fine del 2008, quando un missile israeliano ha colpito la casa di famiglia dalle parti di Khan Yunis. Sono i vicoli bui che il fratello Nur pattugliava, boss delle truppe irregolari di Hamas, lo sguardo all'insù verso lo stesso cielo ma per individuare gli elicotteri o provare a distinguere i droni nell'oscurità. Mentre Suleiman continuava tra la Francia e gli Stati Uniti le sue ricerche in astrofisica, Nur muoveva i primi passi con gli anfibi nei ranghi delle Brigate Ezzedin Al Qassam, fino a diventarne uno dei comandanti: a capo — secondo l'intelligence — delle squadre che devono costruire i tunnel per sbucare dall'altra parte e colpire villaggi israeliani. Un fratello con la testa nell'aria, l'altro dentro a macchinazioni sotterranee. Nur, 37 anni, è stato ucciso domenica notte in uno scontro con le forze speciali, penetrate per tre chilometri nella Striscia. La missione che i portavoce israeliani definiscono «di routine» si è trasformata in un disastro: un colonnello è morto nel combattimento, un capitano ferito, a quel punto gli ufficiali hanno ordinato un massiccio bombardamento con l'artiglieria per permettere l'evacuazione dei soldati. Sette miliziani palestinesi sono stati ammazzati, tra loro Nur. L'operazione così profonda nel loro territorio — più che il numero dei caduti — ha scatenato la rappresaglia ordinata dai leader di Hamas: quasi 500 tra razzi e proiettili di mortaio scagliati contro le città israeliane in meno di ventiquattro ore. Neppure durante i 59 giorni di guerra nel 2014 erano stati così tanti in così poco tempo e un'altra guerra sembrava dovesse scoppiare. E stata rinviata solo attraverso la mediazione degli egiziani. Ormai pendolare della scienza — in questi mesi è negli Stati Uniti — a cinquantatré anni Suleiman passa metà del tempo nei laboratori americani e prova a trasmettere agli studenti palestinesi quel che scopre. E stato dopo il primo conflitto totale tra Hamas e Israele che ha deciso di riportare a Gaza la sua conoscenza. Così è riuscito a tirarsi dietro un telescopio professionale «anche per insegnare ai ragazzini le grandi scoperte degli antichi astronomi arabi» e all'università Al Aqsa ha messo in piedi il centro di ricerca spaziale. «In quel dicembre del 2008 — ha raccontato alla rivista digitale Middle East Eye — ero nel mio ufficio in Virginia, quando ho saputo dei bombardamenti a est di Khan Yunis, dove abita la mia famiglia. Dopo dieci ore sono riuscito a contattare qualcuno e mi hanno detto che mio figlio Ibrahim era morto. Non riuscivo a togliermi dalla testa che il missile che l'aveva ucciso avrebbe potuto esser stato progettato dai colleghi con i quali passavo tutto il giorno».

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