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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.11.2018 Pakistan: Asia Bibi rischia ancora la vita
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 novembre 2018
Pagina: 30
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Non c’è tempo da perdere, Asia Bibi è ancora a rischio»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/11/2018, a pag. 30 con il titolo "Non c’è tempo da perdere, Asia Bibi è ancora a rischio" il commento di Pierluigi Battista.

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Pierluigi Battista

 

Sono ore decisive, queste. Per Asia Bibi, in primo luogo. Ma per tutti noi, perché se Asia Bibi non sarà salvata, se la comunità internazionale lascerà passare sotto silenzio un orribile sopruso, se insomma l’avrà vinta il fanatismo integralista che si scaglia feroce contro una donna colpevole soltanto di essere cristiana in Pakistan, allora noi tutti avremo perduto una battaglia di civiltà e non avremo più credibilità nella difesa dei diritti umani nel mondo. Dopo anni di galera, Asia Bibi è stata riconosciuta un paio di settimane fa innocente da un tribunale pachistano per l’accusa di «blasfemia».

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Asia Bibi

Che poi la «blasfemia» tanto invocata era semplicemente il fatto che Asia Bibi, cristiana, avesse bevuto dalla stessa fonte dove si erano dissetate alcune donne musulmane. Per questo atto «blasfemo», incredibile a dirsi, pendeva su di lei una condanna alla forca. Le piazze islamiche tumultuavano, ma un giudice ha coraggiosamente assolto Asia Bibi, salvandola dalla forca. E tuttavia da quel momento, tutto è diventato confuso e caotico. Le piazze si sono nuovamente riempite di fanatici che gridavano per l’impiccagione della donna. Il giudice vive blindato sotto scorta, insieme a tutta la sua famiglia. L’avvocato difensore ha lasciato in tutta fretta il Pakistan. Per disinnescare le proteste il governo pachistano ha promesso un’improbabile revoca della sentenza di assoluzione. Del destino di Asia Bibi si sa poco o nulla, piovono informazioni contraddittorie, ma non al punto di non farci trepidare per la sua sorte. Ed è qui che deve giocare un ruolo l’opinione pubblica internazionale. Ogni minuto di silenzio del mondo è una vite che si stringe sul destino ancora incerto, angosciosamente incerto, di Asia Bibi. I governi non dovrebbero tacere, gli organismi internazionali dovrebbero intervenire, anche se è purtroppo noto che gli organismi internazionali, Onu in testa, sono accondiscendenti, silenziosi, addirittura complici delle nefandezze che si consumano a danno dei diritti umani. I media del mondo non dovrebbero spegnere i riflettori proprio ora. A Roma la sindaca Virginia Raggi non ha ancora deciso se esporre l’immagine di Asia Bibi sulla piazza del Campidoglio: ma non c’è molto tempo da perdere, lo faccia al più presto, senza esitazioni, sfidando il conformismo e l’ambiguità. Ieri, intervistato dal Corriere, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha promesso che l’Europa non abbasserà la guardia sul caso di Asia Bibi. Speriamo che sia davvero così, e che qualche governo sia in grado di appoggiare la fuga di Asia Bibi dal Pakistan, dove la sua vita è in pericolo. In caso contrario, la sconfitta di una battaglia di civiltà sarà cocente. Le ragioni del diritto e della legge si dimostreranno carta straccia. Una donna perseguitata per nulla, con un’accusa risibile se non fosse tragica vive ancora momenti di angoscia. Ma per quieto vivere, per paura, per indulgenza, per debolezza culturale o per semplice cinismo si tende a non considerare centrale la voce di una donna cristiana, già vessata da anni di carcere ingiusto, vittima del fanatismo omicida. E questa battaglia potrà considerarsi conclusa solo se Asia Bibi verrà vista finalmente libera, se non in Pakistan, almeno in qualche parte del «nostro mondo», che si fa forte con le parole dell’accoglienza, ma non sa accogliere una donna braccata dai fondamentalisti. Non c’è molto tempo. Anzi, il tempo è quasi scaduto.

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